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Il Lago di Como ‘spezzato’: per un cantiere di 7 km Como e Lecco scendono dal treno per oltre due anni

Ben 835 giorni senza i treni della linea diretta Como-Lecco, per un cantiere di 7 km. Una chiusura lunghissima della tratta, quella prevista da Rfi, con i pendolari che si preparano a più di due anni difficilissimi e che per questo hanno scritto al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, agli assessori regionali competenti e ai rappresentanti istituzionali dei territori coinvolti.

La chiusura è in realtà collegata a un’opera molto attesa e chiesta a gran voce da tanti anni, ossia la elettrificazione del tratto Albate-Molteno, ma se in un primo tempo si erano ipotizzati addirittura tre lotti per la suddivisione dei cantieri (Albate-Cantù, Cantù-Merone, Merone-Molteno) ora si è appreso che lo stop sarà totale per tutto il tempo del cantiere. Per l’appunto 835 giorni, cioè ben più di due anni, “una soluzione che avrebbe ripercussioni pesanti su studenti, lavoratori, frontalieri e sul turismo”.

Il Comitato pendolari della linea ferroviaria Lecco-Como lancia dunque un appello affinché “il progetto di elettrificazione venga modificato, evitando così l’isolamento del nostro territorio per oltre due anni”.

Il grido di aiuto viene rivolto, tra gli altri, ai consiglieri regionali eletti in provincia di Como e Lecco, ai presidenti delle due Province, ai sindaci delle città di Como e Lecco, oltre che degli altri comuni interessati dalla linea.

Pur con la premessa che “l’elettrificazione della linea Como-Lecco è un’opportunità fondamentale per il nostro territorio, per la quale ci vediamo impegnati noi stessi da più di dieci anni%, Giovanni Galimberti e Cristina Vaccani – portavoci del Comitato – obiettano che “una chiusura prolungata e la realizzazione di un’opera per la quale non si prevede un servizio adeguato, rappresentano un rischio che non possiamo permetterci”.

E ancora: “Avevamo accolto con favore la richiesta di Regione Lombardia a Rfi, di prevedere tre fasi funzionali dei lavori: Albate-Cantù; Cantù-Merone; Merone-Molteno, così evitando la chiusura totale e prolungata della linea, garantendo almeno un servizio ferroviario parziale durante i lavori. Invece – sottolineano Galimberti e Vaccani – per Rfi si verificherebbe un aumento dei costi e dei tempi, dovuto appunto alla diversa cantierizzazione”.

Nella riposta, Rfi precisa che «la lottizzazione in 3 tratte funzionali è tecnicamente fattibile, ma comporta un incremento dei costi, nonché prevedere un nuovo campo base e ripensare la logistica dell’opera, oltre all’allungamento dei tempi di esecuzione e per il rifacimento del progetto di fattibilità tecnico-economica” .
Sempre per Rfi “l’impostazione proposta prevede altresì la realizzazione dei lotti in serie e non più in parallelo, come è invece stabilito adesso”.

A chiudere il cerchio, il fatto che anche una volta elettrificata la linea, il servizio in sé per i pendolari non sarà migliorato ma resterà praticamente identico all’attuale.

Scrive infatti ancora Rfi: “L’implementazione dei servizi e nuovo materiale rotabile richiedono la realizzazione di ulteriori opere infrastrutturali (tra cui l’adeguamento dei marciapiedi ferroviari) e non rientrano nel progetto attuale. Quest’ultimo prevede solo interventi strettamente correlati all’elettrificazione della linea”.

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