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Lettera Fontana-Vitta sul fisco frontalieri, il Pd: “Regione beccata con le mani nella marmellata, tolga la firma”

Due appuntamenti, oggi, per il Pd comasco al fine di discutere della lettera firmata dal presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e il presidente del Canton Ticino Christian Vitta, indirizzata ai rispettivi governi centrali e focalizzata sull’accordo sui ristorni dei frontalieri.

Prima il Partito Democratico si è confrontato con l’assessore regionale Massimo Sertori, convocato in Commissione speciale Rapporti tra la Lombardia e la Confederazione Svizzera proprio per chiarire i contenuti della lettera inviata il 30 aprile scorso.

Ne avevamo parlato qui:

Accordo fiscale sui frontalieri, scoppia la bufera sulla lettera firmata da Fontana. Braga-Alfieri: “Sgomenti” 

“Abbiamo pensato di partire dal basso per vedere cosa si potesse fare, per dare un contributo fattivo – così Sertori di fronte alla Commissione – Non c’è dubbio che la Regione Lombardia stia dalla parte dei frontalieri: l’accordo del 2015 sarebbe devastante per loro, quindi nella lettera del 30 aprile abbiamo cercato di dare alcuni suggerimenti al Governo che speriamo possa prendere in considerazione”.

“Abbiamo introdotto un principio fondamentale, quello del doppio binario – ha spiegato l’assessore regionale – un conto sono gli attuali frontalieri che hanno sì agevolazioni fiscali, ma hanno anche programmato la loro vita in considerazione di questo e quindi devono per forza essere tutelati, altra cosa è se il Governo dovesse firmare l’accordo e il frontaliere diventasse tale da quel momento in poi. Tuttavia, per i nuovi frontalieri, nella parte italiana il Governo potrebbe applicare dei sistemi di deduzione”.

Alle parole di Sertori ha risposto il consigliere regionale del Pd Angelo Orsenigo, dapprima in Commissione e poi in una conferenza stampa in diretta sulla sua pagina Facebook insieme al collega Samuele Astuti e al senatore Alessandro Alfieri.

Due le richieste avanzate dal Partito Democratico: che la Regione Lombardia tolga la firma dalla lettera del 30 aprile e che vengano convocati in audizione in Commissione i sindacati dei frontalieri insieme ai sindaci dei Comuni italiani di frontiera.

“Il 30 aprile il presidente Fontana ha chiesto di rivedere l’accordo fiscale sui frontalieri, ma l’assessore Sertori ha detto tutto il contrario oggi in Commissione, affermando che loro sono a tutela dei frontalieri – così Orsenigo e Astuti – Di fatto vogliono toccare l’accordo del 1974 peggiorandolo, per questo abbiamo chiesto chiarimenti e che si tolga la firma di Regione Lombardia, che dice di essere vicina ai frontalieri ma vuole rivedere l’accordo fiscale. Noi abbiamo beccato la Lega con le mani nella marmellata: volevano rivedere l’accordo fiscale attuale che vige nei confronti dei frontalieri, cercando di mettere le mani sui soldi dei frontalieri, e hanno scritto la lettera in un momento inopportuno”.

Il senatore Alfieri ha infine aggiunto: “La lettera è molto chiara, si possono solo arrampicare sugli specchi. Hanno sbagliato e avrebbero dovuto chiedere scusa, invece cercano di rivendicare le loro azioni. Bisogna far ripartire l’economia di frontiera e continuare a lavorare per i nostri territori. Per quanto riguarda la lettera, contiene un tema di competenza nazionale e i tempi sono prematuri per qualsiasi discussione sull’economia di frontiera: prima dobbiamo fa ripartire le attività e riaprire le frontiere. Non bisogna mettere in condizioni i comuni di confine di perdere un euro. Non siamo disposti ad andare avanti sulla linea di Fontana e della Lega”.

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3 Commenti

  1. Tutti bravissimi questi politici a fare gli interessi dei frontalieri, mai uno però che si ponga il quesito di quello che sarebbe invece equo e giusto.
    Mi spiego: io sono un pendolare con Milano, ogni giorno mi sveglio faccio 30 km e vado a lavorare nella metropoli, genero un reddito che viene tassato con Irpef progressiva, addizionali ecc…. aliquota media circa 35% per 70.000 euro di reddito.
    Le mie tasse finanziano scuole, ospedali, esercito, servizi pubblici ecc. di cui io e la mia famiglia usufruiamo. Le addizionali locali finanziano Regione e Comune di residenza.
    Orbene vediamo il frontaliere con Lugano. Anche lui ogni giorno si alza e fa 30 km chilometri per andare a lavorare. Stesso stipendio (in euro 70.000). La sua tassazione complessiva solo svizzera arriva forse al 20%. Di queste imposte una risibile parte viene ristornata dalla Confederazione al comune italiano di residenza del frontaliere. Il frontaliere è esente da tassazione e dichiarazione in Italia dei suoi redditi.
    Sembra tutto bello, ma è evidente l’iniquità profondissima del sistema, si perchè il frontaliere e la sua famiglia che vivono in Italia, sfruttano scuole, sanità, esercito, servizi, biblioteca ecc. italiana, senza pagare il becco di un quattrino all’Erario Italiano e regionale.
    Questo è assolutamente ingiusto e come pendolare con Milano mi sento umiliato da questa ciurma di politici tutti intenti a blandire una fetta di popolazione che lavora in Svizzera, per una manciata di voti. Sarò io a non votarli e come me tantissimi pendolari con Milano.
    Orbene un sistema non perfetto, ma migliore ed più equo esiste: tassi il reddito in Svizzera (20%) e poi ritassi in Italia, ma in Italia hai lo sconto delle imposte definitivamente già pagate in Svizzera (credito d’imposta) così paghi il residuo 15% e non c’è doppia tassazione. Magicamente un qualche contributo economico vero il frontaliere inizia a darlo anche in Italia. E sempre magicamente il fontaliere ha il medesimo identico carico tributario del pendolare con Milano… e vissero tutti felici ed più equamente contenti.

    1. Perfetto: il messaggio che i frontalieri siano intoccabili è sbagliato.

      Da residenti in Italia godono dei servizi italiani, quindi devono essere tassati come tutti gli altri (ovviamente dedotta la parte di tasse che già viene trattenuta in Svizzera).

      Per il resto, rimane sbagliato che questi ristorni voglia prenderseli la Regione.

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