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Lorenza e il cuore svelato della Casa del Fascio. “Così è nato lo scatto. Timori? Svaniti all’alba”

La sua foto – esattamente come la vedete sopra, in copertina – illuminerà le lunghe notti natalizie della Casa del Fascio. E soprattutto, proietterà all’esterno, verso la città, uno spicchio di cuore del capolavoro di Giuseppe Terragni, come già scrivemmo qui. Autrice dell’immagine che ha già riscosso plausi trasversali è l’architetto Lorenza Ceruti, che racconta genesi, significato e qualche momento di timore dello scatto.

Architetto Ceruti, foto e illuminazione della Casa del Fascio nascono dalla sua collaborazione con Made in Maarc. Qual era l’obiettivo comune pensando all’effetto finale sull’edificio?

L’associazione Made in Maarc, che conosce ormai da anni i miei scatti relativi ad alcuni edifici razionalisti mi ha chiesto, e di questo sono grata, di valutare qualche mio scatto della Casa del Fascio per il Magic Light Festival. Inizialmente la richiesta era di una fotografia “astratta”, in bianco e nero. Nel mio archivio sono tante le fotografie che hanno come soggetto la Casa del Fascio. Ne ho sottoposte diverse, per la maggior parte astratte. Ma alla fine ho inviato anche la foto che poi è stato scelta, che, ironia della sorte, astratta non è. Tra l’altro ho questa fotografia l’ho scattata durante una visita alla Casa del Fascio ed ero proprio con la Presidente di Made in Maarc, l’architetto Ebe Gianotti (foto sotto, al centro) e due dei consiglieri di Made in Maarc, l’architetto Giovanna Saladanna (che ha curato la parte grafica) e l’ingegnere Maximiliano Galli. La scelta è avvenuta di comune accordo con il Consiglio di Made in Maarc e l’obiettivo è soprattutto suscitare l’interesse di chi ancora non ha avuto la possibilità di accedere almeno alla parte visitabile della Casa del Fascio, cioè la corte centrale. La fotografia propone quindi la fruibile esperienza del visitare, permettendo all’osservatore di stabilire una relazione con lo spazio interno. Inoltre ci è sembrato interessante il dialogo diretto dell’esterno con l’interno, a dimensione pressoché reale, che risulta poi essere una illusione ottica data dalla tridimensionalità dello spaccato.

Entrando nel dettaglio, quale parte della Casa del Fascio “svela” all’esterno la sua fotografia?
E’ una fotografia scattata dalla corte centrale verso l’angolo in fondo, dove vi è la seconda scala, che non è certo meno interessante della scala principale. Un angolo molto significativo, in cui è possibile avere la visione di diversi elementi e dettagli di questo edificio, dal pavimento alla copertura. Ben visibile la doppia altezza della corte centrale, illuminata dall’alto mediante la copertura in vetrocemento. Sono altresì evidenti: una porzione di uno dei tre portali strutturali, una parte della galleria che affaccia sulla corte centrale e disimpegna gli ambienti del primo piano, la scala e dettagli quali parapetti e serramenti in vetrocemento.

Facile immaginare che l’approccio a un monumento così importante e conosciuto non sia semplice, nemmeno per un architetto. C’è stato un pizzico di timore sul risultato prima della proiezione definitiva?
Entrare alla Casa del Fascio, penso che sia un sogno per gli architetti, ma credo che possa diventarlo per chiunque. Era il simbolo di un momento storico difficile ma credo che oggi lo si debba considerare solo dal punto di vista architettonico, simbolo dell’architettura razionalista italiana. Confesso che ogni volta che viene organizzato un evento all’interno io cerco di esserci, anche solo per la magia che tutte le volte risveglia in me “esserci dentro”. E mai una volta che sia uscita senza aver scattato qualche fotografia. Sono l’armonia e la luce che regnano all’interno, ovunque appoggi lo sguardo ti stupisci e lo stupore non si esaurisce in una volta ma tutte le volte si rinnova. Ogni sguardo è una fotografia. Il timore, devo essere sincera, non era legato tanto alla mia fotografia, ma più alla resa dell’immagine in una dimensione così grande e così spettacolare. Stamani, alle 6.00 sono arrivata lì davanti e qualunque timore è svanito.

Il risultato finale è arrivato subito o ha dovuto fare molte prove?
La mia sfida personale ogni volta che mi pongo di fronte ad un soggetto, soprattuto ad un soggetto architettonico, è scattare una fotografia o comunque poche fotografie, cercando di realizzare quello che ho in mente. Ciò probabilmente mi deriva dai tempi dell’analogico, quando non era possibile scattare a “vanvera” ma dovevi davvero azzeccare lo scatto. E’ un gioco che è diventato anche una “regola”, in modo tale da non ritrovarmi poi ad avere troppe foto da scaricare o da riguardare o da archiviare o ancor peggio da cancellare. Di questa inquadratura ne ho solo due versioni (foto sotto, un’altra immagine di Lorenza Ceruti).

Per molti ammirare gli ambienti interni della Casa del Fascio, o almeno un loro spaccato, può essere un’occasione per conoscere meglio il capolavoro di Terragni. Non è pensabile poter replicare anche durante l’anno progetti simili?
Assolutamente si. Come già detto, con questa foto, si è voluta dare l’opportunità di “spiare” dentro, di incuriosire di far apprezzare. La parte piena del prospetto principale ritengo sia una perfetta superficie per la proiezione, che comunque è un mezzo divulgativo ormai importante.

La fontana di Camerlata in uno scatto di Lorenza Ceruti
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