“Sono quasi al cancello del carcere, sentiamoci oggi dopo le 13, ma guarda che alle 15 devo andare a un funerale”. Il dialogo con Luigi Luigino Nessi, Abbondino d’oro 2018, anima del volontariato comasco, fondatore dell’Albatese, ex consigliere comunale e instancabile portatore d’acqua verso chi ha sete, inizia così. Alle 13 ci sentiamo. Ha concluso l’attività al Bassone e probabilmente il pranzo con la sua Orietta. “Non è un gran giorno però – attacca – in carcere ho incontrato un paio di miei ex ragazzi, negli anni Settanta giocavano a calcio da noi nell’Albatese. Poi si sono persi. Purtroppo la società va così”. Volevamo ricordare su ComoZero don Roberto Malgesini e capire l’eredità che ha lasciato a Como e ai comaschi nel terzo anniversario della morte da martire (15 settembre 2020). Purtroppo tanti problemi legati all’accoglienza deli ultimi in città ci sono ancora e non si vede neppure la luce alla fine del tunnel. “Don Roberto è e sarà sempre un punto di riferimento della mia vita. Possiamo iniziare proprio dall’attività di volontario in carcere. Il suo sorriso illuminava tutto il corridoio del Bassone. Era capace con poco di tirare su di giro le persone. Lo stesso avveniva quando dava le colazioni”.
Le colazioni che preparava don Roberto sono un servizio che però è ancora garantito.
“ì, ma attenzione, la colazione non è solo servire un caffè. E’ dare forza con quel buongiorno, tentare di risolvere i problemi, iniziare un dialogo. Don Roberto era unico in questo, nel fare sentire meglio quelle persone che di continuo vengono tagliate fuori dalla società e dalla città – spiega Nessi – Sapete chi è la maggioranza delle persone che vengono a chiedere la colazione? Sono delle donne e questo ci deve fare molto riflettere.
Nessi ricorda anche gli altri ambiti in cui don Malgesini era impegnato.
Era sempre presente anche negli ospedali. Onestamente, se penso a don Roberto mi viene anche un po’ di rabbia. E’ vero che la città gli ha conferito l’Abbondino d’Oro, dovevano darglielo anche prima, prima di darlo a me sicuramente. Ora se lo meriterebbe don Giusto, speriamo che qualcuno provveda. Ma a parte i riconoscimenti, siamo sicuri che la città, i comaschi, l’amministrazione, abbiano seguito i suoi insegnamenti e i suoi stimoli? Non voglio fare polemica, ma cosa stiamo aspettando nell’attivare un dormitorio aperto tutto l’anno? La città necessita di un luogo di accoglienza. Como e i comaschi avrebbero la possibilità di mettere per una volta i poveri al centro, nel nome di don Roberto. Invece continua a non fare questa scelta.
Tra qualche settimana le temperature si abbasseranno e dovrà essere attivato in fretta il servizio di Emergenza freddo, qualcosa di precario, come ogni inverno, nulla di strutturale.
E’ vero che Como ha tanti volontari, molte persone che si impegnano nel sociale, ma le difficoltà aumentano. Le normative nazionali spesso non aiutano ad integrare le persone che arrivano da alcune Paesi. C’è una burocrazia infinita per i permessi, quindi si devono creare luoghi per accogliere. Solo così i problemi si possono superare e si può dire che stiamo onorando l’eredità di don Roberto, tre anni dopo la sua scomparsa.
L’ultima breve analisi di Luigino Nessi riguarda la società e le famiglie.
La società si sta disgregando, aumenta la litigiosità. Si litiga con la moglie o con la compagna, ci si divide, la divisione aumenta i problemi. Uno dei due rimane senza casa e qualche volta senza lavoro. Me ne andrò infelice da questo mondo, ho già capito”. Beh ma la speranza non l’ha ancora abbandonata e c’è sempre lo sport. “Mai e se poi l’Inter vince lo scudetto sono ancora più contento.