Il dibattito sulla scuola è stato seguito da questa testata sotto il maggior numero di aspetto possibili, soprattutto per tutte le novità e le difficoltà che ha comportato il nuovo modo “online” durante l’emergenza sanitaria.
Ora, giunti a fine maggio, è quasi ora di tirare i primi bilanci nelle famiglie: come è andata, i pro, i contro, le difficoltà.
In questo senso, oggi ospitiamo questo lungo ma illuminante contributo di una mamma residente in provincia di Como, con due figli (di tutti omettiamo le generalità per tutela della riservatezza, visti anche i temi molto delicati).
Il quadro specifico che emerge è quello di grandi difficoltà, a più livelli: da quello puramente organizzativo, a quelli didattici, fino alle ricadute pesanti sul fronte emotivo e psicologico. Un quadro pesante, molto più denso di ombre che di luci, che riproponiamo in una lettera che potrà servire da stimolo e spunto – anche per opinioni diverse – a molte altre famiglie (per contributi e racconti ci sono sempre la nostra pagina Facebook o la mail redazionecomozero@gmail.com).
Di seguito, la lettera integrale.
Premesso che non tutti possono usufruire di strumenti informatici e non tutti possono usufruire di più di un dispositivo, oltre che di una connessione veloce che permetta di reggere il collegamento alla rete, il concetto che vorrei passare è che la casa non è una scuola e a casa non ci sono le condizioni che ci sono a scuola: a casa c’è una famiglia che ha già altri compiti, altre incombenze quotidiane, affettive, di cura, di assistenza verso i bambini e magari anche di svago.
Premetto anche che ho apprezzato come la nostra scuola in poco tempo abbia trovato soluzioni che andassero incontro alle direttive del Ministero, e ho apprezzato il lavoro delle insegnanti che si sono impegnate ad adattarsi a un nuovo modo di fare didattica.
Non tutti i bambini però si sono adattati a questa nuova modalità anzi, alcuni sono proprio a disagio (senza parlare dei problemi delle famiglie che hanno bambini con fragilità fisiche, emotive e psicologiche) ma siccome sono una minoranza, a nessuno importa.
Spesso mi sento sola nel cinguettio delle chat di mamme contente di questa modalità di lezione online con figli che si sono adattati velocemente alla nuova dimensione e sembrano apprezzare il tutto: figli che si sono responsabilizzati in un batter d’occhio e sono diventati autonomi dall’oggi al domani. Beate loro!
Io sono sempre la voce fuori dal coro e un po’ mi sono stancata di ricoprire questo ruolo.
All’inizio di questa situazione (a parte le problematiche connesse alla situazione che tutti stiamo vivendo), mi ero illusa che dovendo stare a casa mi sarei potuta godere un po’ di più i ragazzi che in genere tra lavoro, casa e scuola non riesco a godermi (e soprattutto, loro non riescono a godere della mamma con il giusto grado di tranquillità che dovrebbe esserci). Già pensavo a tutte quelle attività che avremmo potuto fare assieme: mai pensiero fu più sbagliato!
Oltre allo tsunami coronavirus è arrivato lo tsunami delle videolezioni: un incubo!
Io sono vedova, senza aiuti familiari di alcun tipo, e ho due figli, uno in prima media e una figlia in terza elementare. Fortunatamente, per certi versi, ho potuto usufruire, in questa situazione, dello smart working.
Dunque, dalle 9,00 alle 13,00 il più grande è collegato con le videolezioni, più un’ora al pomeriggio tra madre lingua, verifiche, interrogazioni e progetti. Avendo problemi di scarsa connessione e quasi tutti i libri in formato ebook (i cartacei sono rimasti quasi tutti a scuola) la mamma viene chiamata spesso (molto spesso) in aiuto per la connessione che salta, per le improvvise defaillance dell’audio, per gli ebook che non si aprono, per la la stampante che non stampa ecc.
Poi, dalle 14,30 alle 16,30 tutti i giorni, oltre ad altre due ore per due mattine la settimana fisse, più sempre la mattina, verifiche e interrogazioni, è collegata la più piccola che ovviamente avendo 9 anni ha bisogno di aiuto, per connettersi, per le stampe, per fare la foto della verifica che poi va caricata sulla piattaforma per l’insegnante ecc.
Finalmente finita la ‘scuola’ posso iniziare a lavorare al computer (e spesso dovendo recuperare quello che non riesco a fare di giorno, finisco a mezzanotte) mentre preparo la cena e cerco di rispondere alle giuste esigenze dei figli che vorrebbero una mamma magari anche per fare cose piacevoli o semplicemente per essere ascoltati o ricevere delle risposte…ma di tempo non ce n’è più.
L’insegnate di mia figlia il primo giorno di videolezioni ha spiegato ai bambini che non sarebbero andati più loro a scuola ma sarebbe stata la scuola ad andare da loro: bene la scuola non solo è entrata nelle nostre case, ma le ha proprio fagocitate! E le pretese che hanno avanzato in queste settimane hanno dimostrato quanto poco hanno capito le difficoltà delle famiglie e quanto poco hanno capito che la casa è una casa, un ambiente privato, non è la scuola! E la prima a non averlo capito è la ministra Azzolina.
Sembra però che i problemi sia io l’unica ad averli.
Bè, noi non ne possiamo più!!
• Mio figlio, prima media.
Da un certo punto di vista meno male che hanno adottato le videolezioni piuttosto che caricare compiti e materiale da svolgere in autonomia come è stato fatto all’inizio.
Il ragazzino in piena preadolescenza e con un bel po’ di problematiche personali non ancora risolte, ha messo il cervello in vacanza fin dai primi giorni di chiusura delle scuole e si era proprio “appiattito” in questa versione casalinga (non si voleva alzare dal letto, stava sempre sdraiato, rimane in pigiama tutto il giorno, non voleva lavarsi, perennemente attaccato alla xbox), per cui ben vengano le videolezioni che mantengono in qualche modo il collegamento con la scuola e i compagni e allenata la mente e per alcune ore mi permettono di non strepitare per limitare l’utilizzo dell’xbox.
Però, insegnanti, forse dovreste capire che il grado di attenzione richiesto da questa modalità di lezione online, è davvero alto e prevede una grande capacità di restare in ascolto davanti a uno schermo fisso (diverso dal grado di attenzione che si presta in un’aula).
Ed è un grado di attenzione più alto anche perché l’audio arriva in ritardo, le parole si perdono, molta parte del tempo le insegnanti la passano chiedendo se tutti sentono, a riprendere gli atteggiamenti superficiali ecc
È un grado di concentrazione più alto perché attorno al ragazzo collegato (e, sì, tante persone vivono in piccoli appartamenti! E non c’è molto spazio da dedicare all’aula virtuale) ci sono altri familiari che vivono all’interno della casa.
Dopo un po’ la mente va altrove.
Da un giorno all’altro a questi ragazzi è stato chiesto di eseguire compiti in power point, di scrivere in word, di collegarsi da una piattaforma all’altra, stampare, usare ebook (fare i compiti direttamente lì, poi fotografarli e spedirli all’insegnante, dato che gli ebook non sono stampabili ecc ecc); un utilizzo dello strumento informatico che credo nessuno avesse.
Ma ci si è resi conto di quanto tempo è stato richiesto ai genitori (a chi è stato in grado di farlo! In Italia esistono anche figli di manovali che forse non hanno dimestichezza con l’informatica o famiglie che non hanno pc e se non ricordo male l’istruzione è un diritto sancito dalla Costituzione) per spiegarne l’utilizzo e seguirli nella predisposizione del materiale???
Sicuramente la nostra scuola ha dovuto ampliare l’offerta formativa per dar riscontro alle richieste di sconto sulla retta, ma sinceramente quattro ore al giorno più tutto il resto…madre lingua, compiti o interrogazioni mi sembrano troppe e il risultato è che mio figlio è annoiato e nauseato!
Il rendimento è calato e direi che della scuola a mio figlio proprio non importa più nulla.
• La più piccola, terza elementare: un disastro.
Le prime settimane di chiusura della scuola le insegnanti caricavano il materiale da eseguire su una piattaforma (diversa da quella dell’altro figlio ovviamente) e ne veniva richiesta l’esecuzione per la settimana successiva. Ricordo ancora il panico che ho provato nell’aprire le cinque cartelle informatiche delle rispettive insegnanti! C’era caricato più materiale di quello che di solito veniva eseguito in 6 ore al giorno di scuola e relativi compiti settimanali! Tra cui argomenti nuovi. Ho subito fatto presente che se la scuola era chiusa, i genitori non potevano e non dovevano sostituirsi agli insegnanti.
Mi sono scontrata con i soliti genitori cinguettanti che hanno detto che i bambini almeno avevano qualcosa da fare, altrimenti non avrebbero saputo come impegnare il loro tempo.
Bene, io ero a casa ma non in ferie, in smart working quindi con delle pratiche da compilare, con telefonate di lavoro a cui rispondere e mail a cui dar credito, da sola e con due figli caricati all’inverosimile di compiti da eseguire. Ho impiegato 3 settimane a far svolgere tutti i compiti che erano stati dati la prima settimana.
Seconda fase: le insegnati hanno cominciato a caricare dei video registrati da loro o reperiti su internet, per spiegare ai bambini i nuovi argomenti (lavoro apprezzato).
Si trattava ora di convincere i bambini a sedersi a guardare questi video (3/4 a insegnante) e ad eseguire ancora parecchio lavoro caricato (non so quante ore ho passato a stampare schede e ho dovuto sostituire la vecchia stampantina di casa perché non reggeva il ritmo) e a rielaborare ai bambini i concetti spiegati in pochi minuti a differenza dell’approfondimento di qualche giorno che avrebbero avuto a scuola.
Fatto presente ciò, le insegnanti assicurano che comunque gli argomenti delle lezioni sarebbero stati ripresi il prossimo anno e comunque era tutto facoltativo. Peccato che ogni settimana venivano caricati nuovi video, nuovi argomenti e se non si stava al passo davvero la bambina non avrebbe potuto iniziare il nuovo anno.
Terza fase: videolezioni. Con le video lezioni il materiale da gestire è calato e gli argomenti sono stati spiegati direttamente dalle insegnanti con possibilità di interagire; inoltre con questa modalità si mantiene il contatto con insegnanti e compagni.
Mia figlia durante le prime videolezioni appariva piuttosto tesa e rispondeva con voce flebile alle domande. Bambina di solito piuttosto spigliata, davanti al pc era intimorita impacciata, nervosa, poco spontanea.
Col tempo un po’ si è sciolta, poi è arrivata una ‘video sgridata’ collettiva: chiamati i bambini a connettersi a una certa ora per spiegare che quella era comunque scuola, ci si deve collegare in orario, non si deve mangiucchiare durante le lezioni, non ci devono essere animali attorno, si deve stare con le cuffie per non distrarsi e soprattutto occorre stare attenti alle consegne (alcune schede vanno stampate e non ritagliate, altre stampate e ritagliate altre si possono non stampare ecc) per arrivare alla lezione pronti senza perdere troppo tempo perché già ci sono problemi di collegamento. No comment.
Stranamente cominciano a farsi più frequenti, a casa nostra, problemi di connessione (il modem saltava sempre) e contemporaneamente si manifestano sempre più atteggiamenti di disagio da parte della bambina (crisi di pianto, stizza, nervosismo, abbandono della lezione…).
La osservo per qualche giorno e noto che, mentre altri compagni interagiscono con entusiasmo con insegnati e compagni, lei è proprio bloccata davanti al monitor, cerca di intervenire con voce flebile ma è sovrastata da chi ha più entusiasmo mentre, se è interpellata, si pietrifica e le si vede salire l’ansia sul volto.
Scopro che mette un pezzo di nastro adesivo nero sulla telecamera del pc per non farsi vedere e dice che non sente dalle cuffie (perfettamente funzionanti perché nuove e acquistate per l’occasione), soprattutto con quelle insegnanti e materie in cui si sente insicura.
Mia figlia è in difficoltà perché ‘tutti in (modalità online) la guardano, la osservano’ e questo è il motivo per cui a volte si oscura: per non aver puntati tutti gli occhi su di sé. E il motivo per cui scoppia a piangere è che non regge il confronto con questa ‘classe virtuale’, non la riconosce.
Aumentano gli incubi notturni e la richiesta di dormire nel mio letto.
Scrivo alle insegnati dicendo che ritengo che il grado di attenzione richiesto da questa modalità di lezione online è davvero alta per un bambino di questa età perché richiede una capacità di estraneazione dal contesto circostante non indifferente e soprattutto una grande capacità di restare in ascolto davanti a uno schermo con la preoccupazione di non riuscire a captare tutte le parole (soprattutto durante i dettati); preoccupazione che contribuisce a generare molta ansia.
Ovviamente ogni bambino, essendo un mondo a sé stante, reagisce in modo diverso.
Mi chiedono, se posso, di stare vicina alla bambina durante le videolezioni.
L’ho fatto per due settimane e la bambina si è rinfrancata ed è tornata a regalare qualche sorriso alla classe.
Ma, per prima cosa, mi chiedo: è giusto? È di mia competenza?
E poi mi chiedo: io domani ricomincerò a lavorare e cosa succederà, come farà a seguire le lezioni da sola? Se mia figlia avesse avuto problemi a scuola, non mi avrebbero certo chiesto di andare là ad affiancarla!
Già, domani…. Domani si ricomincia e io ho il problema di lasciare a casa i bambini da soli, (eh sì, ministra, ti sei posta il problema? Forse non sai che non tutti hanno i nonni che aiutano i genitori e che qualcuno è costretto a lasciare i figli a casa con la preoccupazione che possa succedere qualcosa durante l’assenza’. E arriva anche l’estate e noi mamme lavoratrici e sole che lasciavamo i figli nei centri estivi, ora come ci organizziamo? E le baby sitter sa quanto costano? …e quanto io guadagno? E sorvoliamo sull’elemosina che il governo ha fatto alle famiglie)
La scuola deve riaprire, in sicurezza, ma riaprire!
Un argomento che poi mi fa adirare è quello della valutazione, perché se da una parte viene detto di non preoccuparsi perché le lezioni sono facoltative e gli argomenti verranno ripresi l’anno prossimo, verifiche e interrogazioni sono reali, come i voti. E se una bambina è in difficoltà davanti a una video lezione figuriamoci esprimersi in una video interrogazione!
• Io, la mamma. Inutile dire che ormai non esiste più come entità.
Essere da soli in questa situazione, già di per sé surreale e preoccupante per i molti risvolti economici e di salute, è stato molto difficile, e purtroppo il contesto è stato appesantito dalle pretese scolastiche che hanno reso questo periodo ancora più da delirio vero e proprio.
I programmi scolastici, è vero, dovevano andare avanti ma, per chi ha una situazione fragile, con due figli, le incombenze si sono sommate.
Lo ricorderò come un periodo sprecato, un periodo in cui avrei potuto davvero cogliere l’opportunità di godermi i miei figli, di stare con loro in modo qualitativamente più appagante e affettivamente sereno.
Poi, ovviamente, la cosa importante è non aver contratto alcuna malattia, e con questo dobbiamo consolarci.
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2 Commenti
Ma se alla maggioranza le lezioni online vanno bene…inoltre si evitano problemi di contagio per la maggioranza. E ciò al di là del caso singolo…
Non serve a nulla, ma ha la mia solidarietà!
È vero, in questo momento ci stiamo sostituendo agli insegnanti, i figli comunque scaricano parte della loro frustrazione o difficoltà con la mamma e/o col papà.
Diciamo che grazie all’allentamento del lockdown un po’ in giardino possono giocare e sfogarsi in sicurezza