“Se le prescrizioni non vengono rispettate da esercenti e funzionari in chiesa, noi cittadini come veniamo tutelati?”
Questa la riflessione di una nostra lettrice comasca che, ormai da mesi, si ritrova a dover redarguire lei stessa commercianti e sacerdoti per il mancato rispetto delle normative anti-Covid.
Comportamenti semplici che, all’interno di locali pubblici attività commerciali e chiese, dovrebbero essere rispettati da tutti. Eppure, come ci racconta Anna (nome di fantasia per tutelarne l’anonimato), spesso non è così.
“Mi è capitato in molti posti, ormai da mesi – ci spiega – quindi c’è qualcosa che non va. In svariati negozi comaschi ci sono esercenti e clienti che non hanno o tengono abbassata la mascherina, ma anche in chiesa ho visto che lo stesso sagrestano non rispettava le norme anti-Covid. Oltre a non avere la mascherina, non contava la gente che entrava né verificava che le persone mettessero il gel sulle mani. Ritengo sia un comportamento assurdo, soprattutto in un luogo dove ci sono per lo più anziani”.
Tanta la rabbia e la frustrazione per la situazione, che Anna ha deciso di scrivere personalmente alla Diocesi.
Di seguito il testo della lunga lettera destinata alla Curia (sono stati tolti i riferimenti alle chiese specifiche):
Spett.le Curia,
Mi sono imbattuta, di recente, in accese discussioni in merito alla gestione delle funzioni religiose in questo momento di pandemia, fatto che mi ha ulteriormente spinta ad inviare questa mail.
Mi duole scrivervi ma lo faccio perché purtroppo questa situazione di emergenza non si risolverà a breve e credo sia nostro dovere esercitare con coscienza una sorta di controllo civico a tutela della comunità.
Domenica 16 agosto mi sono recata alla Chiesa (…) per la funzione mattutina delle 8.30.
Sono rimasta perplessa nel vedere che le norme di sicurezza a contrasto della pandemia venivano attuate in modo superficiale.
Nessun volontario era all’ingresso per contare le persone che quindi continuavano ad entrare; nessuno che invitasse ad usare il gel (siamo entrati in cinque in contemporanea e soltanto io l’ho utilizzato); nessuna misurazione della temperatura (forse non è obbligatorio ma almeno per la S. Messa domenicale credo sarebbe auspicabile controllarla).
All’interno la mia prima impressione è stata purtroppo supportata nel vedere altre situazioni fuori norma: più persone avevano la mascherina abbassata e nessuno glielo faceva notare.
Mi sono pertanto spostata in fondo alla Chiesa dove il sagrestano, senza mascherina, stava sistemando insieme ad un aiutante (con mascherina abbassata) alcune suppellettili. Gentilmente ho chiesto di alzarla e mi è stato risposto in malo modo invitandomi sgarbatamente ad accomodarmi.
Se ho agito (e agisco ora, scrivendovi) in questo modo è perché la mia richiesta era stata mossa dalla volontà di tutelare le persone che entrano in chiesa con fiducia per pregare.
In chiesa, dove la stragrande maggioranza dei fedeli ha età elevata, non è possibile gestire l’ora della S. Messa domenicale con leggerezza. Anzi andrebbero attuate delle verifiche ancora più stringenti rispetto ad altri luoghi.
Concludo narrandovi questo.
Domenica 23 sono andata a messa a (…) (funzione delle ore 10); il 30 agosto mi sono recata sempre a (…) (funzione delle ore 18).
Quella che ho visto è stata una situazione completamente differente: i sacrestani, coadiuvati da volontari, misurano la temperatura, contano con estrema precisione il numero delle persone che entrano, con gentilezza indicano dove sedersi monitorando con discrezione la situazione interna alla Chiesa. Si viene gentilmente accompagnati nell’igienizzazione delle mani.
Il Sacerdote ci ha fornito indicazioni per ricevere la S. Comunione e lasciare la basilica in tutta sicurezza.
Dunque le cose si possono fare in maniera corretta e diligente facendo sentire i fedeli accuditi, accolti e sicuri… come è auspicabile avvenga nella Casa del Signore.
E’ alquanto spiacevole vedere come non ci sia un comportamento omogeneo neppure all’interno della stessa diocesi e soprattutto in una diocesi appartenente alla nostra martoriata Regione Lombardia.
Ribadisco ancora una volta che scrivo con rammarico questa mail ma il senso civico di appartenenza ad una comunità si dimostra anche segnalando tutto ciò che non funziona, confidando che le istituzioni ne prendano atto.
Inoltre, Anna ha scelto di segnalare quanto accaduto anche alla catena di supermercati in cui aveva riscontrato la mancata osservazione delle norme anti-Covid:
Srivo per informarvi che nel vostro punto vendita (…) a Como c’è come minimo negligenza nella protezione dei clienti in questa fase di emergenza pandemica.
Sono tante cose quindi l’elenco per punti:
1. Gel igienizzante: è posto su una colonnina all’esterno del punto vendita quindi gli addetti, anche volendo, non possono verificare che i clienti si igienizzino le mani… ma tanto questa operazione è resa impossibile dal fatto che la colonnina praticamente ci casca addosso quando si prova ad erogare il gel! Bisogna posizionarsi con i piedi su una pedana e contestualmente spingere con una forza tale per cui la quasi totalità dei clienti non utilizza il gel; una volta una vostra addetta uscendo mi ha detto di lasciar perdere perché nessuno riesce ad usare quell’igienizzante…
2. Non avete previsto la misurazione della temperatura cosa forse non obbligatoria ma caldamente consigliata dalla nostra regione e mi risulta siate l’unico supermercato della città dove questo non avviene (siamo in Lombardia…)
3. Entro e mi dirigo al banco della panetteria/gastronomia dove i prodotti sono sfusi e non confezionati e il vostro addetto è dietro al bancone che lavora e sistema il pane con la mascherina completamente abbassata… ho sperato che l’avrebbe risollevata almeno nel momento di servire il cliente prima di me in coda, cosa che invece non è avvenuta! e ha continuato a tenere la mascherina abbassata… a quel punto me ne sono andata senza fare l’acquisto.
Ho attraversato una corsia dove la vostra addetta stava sistemando scatolame con la mascherina abbassata.
Sono andata in cassa dove non avete previsto il plexiglass e dove ho trovato la cassiera con una mascherina fatta in casa… anche tutte le altre volte la stessa commessa aveva quella stessa mascherina di tessuto (spero la lavi ogni tanto): quindi voi non fornite neppure le mascherine ai vostri dipendenti?
Ovviamente – e di conseguenza – la clientela non è così scrupolosa e non viene redarguita dai vostri addetti; mi sono trovata fianco a fianco con persone con mascherina abbassate. D’altronde se non lo fanno i lavoratori del supermercato figuriamoci i clienti… e dire che nel punto vendita si congela dal freddo, non si può certo dire che si fatica a tenere la mascherina perché fa caldo.
Questa situazione che vi ho descritto non va avanti da giorni: va avanti da settimane se non da MESI.
Da un’azienda che evidenzia in tutti i modi quanto tenga alla sicurezza di tutta la filiera produttiva e dei propri clienti, una situazione del genere è ancor più inaccettabile.
Io ho sempre apprezzato i vostri prodotti e sono sempre stata una vostra cliente ma questi comportamenti fanno mancare anche la fiducia sulla qualità dei vostri prodotti e di tutto il resto.
Confido che a brevissimo vorrete sistemare le cose altrimenti noi clienti dovremo rivolgerci a chi di competenza e alle associazioni di consumatori.
“Spero seriamente che qualcuno intervenga – conclude Anna – Non è compito del cittadino ricordare agli esercenti e agli ufficiali della chiesa il rispetto delle normative, per tutelarsi. Con un piccolo aiuto da parte di tutti, usciremmo prima e meglio da questa pandemia”.
4 Commenti
Anche lanciare il sasso e poi nascondere la mano, lanciando critiche e strali roventi celandosi nell’anonimato non è esattamente un esempio di cui andare fieri.
Visto che frequenta assiduamente le funzioni, potrebbe offrirsi lei, come volontaria per aiutare la sua parrocchia a migliorare ciò che le è apparso carente. Mancano, evidentemente, persone che possano coordinare tutte le attivitá di controllo. Lei, potrebbe aiutare, in questo senso.
Per quanto riguarda la situazione generale comasca, concordo con il commento che riferisce della situazione dell’ospedale cittadino Valduce. Dove, ovviamente, si recano soprattutto persone fragili o debilitate (quindi a maggior rischio vita, se contraessero il Covid), affollandosi all’esterno ed all’interno della struttura, in modo poco ordinato e coordinato.
Forse, un articolo per evidenziare il problema sicurezza, sarebbe dovuto partire proprio da lì…
.
E l’ospedale valduce? La sala di attesa per prelievi e prenotazioni è piena zeppa di gente senza distanza. L’accesso è un delirio. Ma nessuno controlla .
Cara Sig.ra Anna , Lei parla di mancanza di volontari all’ingresso della Chiesa. Per fare il volontario non serve una laurea, può tranquillamente andare nella sua Parrocchia e offrirsi. Le assicuro che sarà ben accetta
La signora ha ragione senza contarei supermercati dove non c’è gel e neppure ti controllano la temperatura in ingresso. E poi il meglio viene al mercato martedì giovedì e sabato un carnaio di gente tra cui la metà almemo non rispetta nessun tipo di prescrizione anti covid e i vigli? Chi li vede mai… Poi l’assessire Butti ci viene a raccontare tante belle storielle mah perché non ci va lui a controllare tra le bancarelle!