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La sua Como magica che fa volare le emozioni dei nonni e quel no al lungolago: signore e signori, Lorenza Ceruti

Dopo il grandissimo successo della mostra allestita nei palchi del Teatro Sociale, Lorenza Ceruti ha portato le sue fotografie in un luogo altrettanto inaspettato ma poco noto di Como per una regione splendida e delicatissima, bella quanto i suoi scatti. Da sabato 30 settembre (fino a oggi, 8 ottobre) è il chiostro della Fondazione Ca’ d’Industria di via Brambilla a ospitare “Nell’abbraccio dell’antico chiostro. Ri-vivere Como attraverso lo sguardo di Lorenza Ceruti”.

La fontana di Camerlata in uno scatto di Lorenza Ceruti

Quaranta fotografie appese ad altrettante colonne per portare la città a chi quelle vie, quelle piazze e quei monumenti li ha attraversati e guardati per tutta la vita ma ora non può più farlo. Ma anche per invitare i visitatori a varcare quel cancello, che a volte mette un po’ soggezione, per scoprire un piccolo tesoro seicentesco e un mondo che ha ancora tanto da dare.

©Lorenza Ceruti

“Mi rendo conto che l’idea di organizzare una mostra in una Rsa può essere spiazzante per alcuni – dice Lorenza Ceruti – ma la spinta è stata sia il desiderio di far rivivere la città a persone che da tempo, per diverse ragioni, non possono più farlo, sia quella di aprire questo spazio alla città stessa invitando le persone a scoprire il chiostro, ma anche un luogo dove c’è ancora voglia di vivere, di ridere e di chiacchierare come fanno gli ospiti della Rsa che passeggiano o fanno merenda insieme sotto il porticato”.

La mostra è quindi una vera e propria passeggiata in una Como vista attraverso l’obiettivo di Lorenza Ceruti che permetterà di aprire al massimo questo splendido luogo al “mondo esterno”. E che le fotografie di Ceruti siano uno sguardo non solo affascinante ma anche acuto sulla città, lo dimostrano anche alcuni scatti che forse mai troveranno spazio in una mostra (ma chissà) e che raccontano, spesso accompagnati dal commento della stessa autrice che li pubblica di tanto in tanto, una città che ogni tanto dimentica la sua vocazione alla bellezza.

“Qualcuno mi rimprovera di essere troppo polemica ma è facile sembrarlo in una città in cui nessuno dice niente – dice infatti – io mi limito a fotografare quello che vedo e a dare la mia lettura senza prendermela con le singole persone, soprattutto nel caso di opere pubbliche in cui è coinvolta una moltitudine di soggetti, ma limitandomi ad analizzare quello che è stato fatto”.

Lorenza Ceruti ph: Carlo Pozzoni

Un esempio? “Sicuramente il lungolago che sembra sempre di più frutto di una lista di cose da mettere in uno spazio, più che un progetto coordinato e ragionato – spiega – e il risultato è talmente ordinario, con quella biglietteria e quelle fioriere che persino in un centro commerciale vengono scelte con più attenzione per gli utenti, che la prossima aggiunta delle panchine su disegno di Ico Parisi saranno come un accessorio griffato su un abbigliamento qualsiasi indossato senza troppi ragionamenti”.

 

“L’unica certezza è che nessuno deciderà di non venire a Como perché il lungolago è questo, anzi sono sicura che l’estate prossima ci sarà il pienone, ma noi comaschi, dopo tutti questi anni di attesa, non ce lo meritavamo un risultato del genere e dire che l’importante è finire o ripetere che siamo capaci solo di lamentarci non è una risposta – conclude – non ci si rende conto che , soprattutto dopo il Covid, la città è cambiata profondamente e chiede di essere vissuta in un altro modo, con spazi al servizio delle persone e non con la paura che la gente ‘bivacchi’ sulle panchine o abbia bisogno di trovare un bagno mentre fa la coda per il battello. E lo stesso problema temo si ripresenterà ai giardini a lago, con un progetto ormai vecchio di dieci anni”.

NELL’ABBRACCIO DELL’ANTICO CHIOSTRO
Ri-Vivere Como attraverso lo sguardo di Lorenza Ceruti. Chiostro della Fondazione Ca’ d’Industria., Via Brambilla 61 a Como.
1 – 8 ottobre 2023
Dalle 8 alle 20
Ingresso libero
Parcheggio interno per persone diversamente abili

© RIPRODUZIONE RISERVATA

6 Commenti

  1. Le emozioni dei nonni. Il no al lungolago. Ma basta.
    Perfetto esempio dell’inerzia mentale, provinciale, triste, monoculturale, marginale, piccola, chiusa di una città nata e cresciuta fortunata (nata = con il lago / cresciuta = George Clooney). Per fortuna, critiche come queste risultano ormai estemporanee, passatiste, odoranti di naftalina. Basta dai. Aprite la mente, viaggiate di più. Fate brutta figura a dare eco a queste idee

  2. Completamente d’accordo su lungolago e giardini. Il primo è banale e ordinario, espressione di una città turistica di mediocre livello che non ha per nulla a cuore la valorizzazione di ciò che ha di più bello e significativo: il lago, appunto. Una città a cui non interessa “corteggiare” né i turisti né i propri cittadini. Quanto ai giardini, l’ho scritto altre volte: sarebbe bastata la manutenzione ordinaria sulla pavimentazione e sulla parte verde, e in più pavimentare da zero una volta per tutte il passaggio davanti al monumento dei caduti (lato lago), e sistemare le aiuole che probabilmente sono lasciate a sé stesse dagli anni Trenta. E magari, perché no, dopo tanti anni togliere il chiosco delle salamelle…

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