Può sembrare incredibile ma tra i turisti, esistono anche quelli che vanno oltre il selfie sul lungolago, la battellata e un giro in città murata e decidono di visitare i musei. E noi siamo pronti ad accoglierli nel migliore dei modi?
Sia chiaro, non è sterile volontà di critica (anche perché gli sforzi dell’ufficio Cultura del Comune di Como sono spesso evidenti), ma proviamo a metterci nei panni di un turista e andiamo a visitare i musei cittadini aperti (nota molto positiva) con orario continuato anche la domenica.
TURISMO A COMO: TUTTA L’INDAGINE DI COMOZERO
Sul lago, in una posizione che invita chiunque ad entrare, c’è il Tempio Voltiano che, infatti, è il museo più visitato della città.
E questo sinceramente, invece che essere motivo di orgoglio, dovrebbe far seriamente riflettere sull’immagine che abbiamo dato di noi negli ultimi 5 anni.
Visitabile solo a metà (la loggia aspetta ancora di essere riaperta dopo il crollo del 2014), il mausoleo dedicato allo scienziato comasco, invece che essere un luogo in cui stupirsi e capire la portata delle sue scoperte, è oggettivamente incomprensibile a chiunque.
Nessuna audioguida, nessun apparato multimediale degno di questo nome, nessuna didascalia. Giusto dei libretti ciclostilati (in italiano e in inglese) da restituire all’uscita su cui cercare la brevissima descrizione dei pezzi esposti. Tristezza.
Spostiamoci allora al Museo Archeologico dove, in attesa delle monete d’oro del Cressoni, due o tre cosette di tutto rispetto (e anche di più) le abbiamo. Audioguide in diverse lingue?
Ma và! Reperti affiancati da numeretti che rimandano a didascalie rigorosamente solo in italiano, mi raccomando, che rimandano a loro volta a pannelli appesi ai muri (in italiano anche loro, sia mai!). E se sei straniero? Un ciclostilato in inglese da leggere e restituire in ogni sala o un pieghevole a disposizione all’ingresso e stop.
Si salva solo la Sezione Romana, recentemente rinnovata, dove pannelli sono stati finalmente tradotti in inglese. Che qualcosa cominci a muoversi?
E la Pinacoteca? Ovviamente niente audioguide e nessun pannello ma solo ciclostilati a disposizione in ogni sala (in alcune, in realtà, esauriti).
TURISMO A COMO: TUTTA L’INDAGINE DI COMOZERO
Qui però la scelta è di strenua difesa dell’idioma patrio: sono solo in italiano. Anche il nuovissimo Campo Quadro, dedicato all’esposizione temporanea di singole opere, ha didascalie solo in italiano.
Perché? Si salva solo, oltre alla Sezione Rinascimentale (con ciclostilato in inglese), la sala dedicata a Sant’Elia, realizzata grazie al contributo del Rotary, dove pannelli, video e tavolo interattivo (pura avanguardia, per i Musei Civici) hanno anche una versione anglosassone. Una luce nel buio.
Chiudono la visita Villa Olmo (si fa presto: porte sbarrate) e la Casa del Fascio per la quale, essendo sede della Guardia di Finanza, occorre registrarsi online (il minore dei mali). Siamo davvero sicuri che il più grande problema che abbiamo con i turisti siano le code per i battelli?