Tra i temi classici della campagna elettorale comasca, un posto d’onore spetta sicuramente al Museo della Seta, da sempre zitto e buono nel garage di via Castelnuovo (quello è, inutile girarci intorno) mentre macina progetti, mostre e un numero sempre crescente di visitatori, e guarda Como diventare Città Creativa Unesco proprio per il tessile dimenticandosi del luogo che ne conserva la preziosissima storia.
E così, puntuali ma mai indispensabili come adesso, anche a questo giro arrivano le prime proposte dei candidati sindaco per trovare una nuova sede a questo gioiellino che persino i comaschi rischiano di conoscere poco, tanto è defilato e compresso.
“Il Museo della Seta a Villa Olmo? Un’ipotesi sfidante e affascinante”. Queste le parole di Giordano Molteni dopo l’incontro, avvenuto a inizio aprile, con i vertici di Confindustria.
E mentre gli altri candidati non si sono ancora espressi sull’argomento, il presidente della Provincia Fiorenzo Bongiasca brucia le tappe proponendo una soluzione a due passi da casa: la nuova sede del Museo della Seta sarà a San Martino, accanto all’altrettanto nuova sede del Setificio. Due piccioni con una fava, insomma.
Ma cosa ne pensano i diretti interessati? “Siamo molto felici che finalmente ci si accorga che Como è anche seta perché questo significa che abbiamo lavorato bene – dice il direttore del Museo, Paolo Aquilini – fin dal riconoscimento come istituzione museale, nel 2004, la Regione indicava quella attuale come una sede temporanea ma in quasi vent’anni nulla è cambiato e, anche se sappiamo adattarci, la realtà è che abbiamo bisogno di spazio per i nostri progetti”.
E tra le due bozze di nuova sede finora sul tavolo, anche se assolutamente allo stato embrionale, per Aquilini vince Villa Olmo: “Quello di San Martino è un bel progetto ma l’idea di trasferire il Museo al primo piano della villa sarebbe la soluzione perfetta per dargli la centralità che merita portandolo nel cuore della Città Creativa Unesco – è il suo pensiero – archivi e magazzini resterebbero in via Castelnuovo, con uno spazio a disposizione decisamente maggiore, mentre l’esposizione troverebbe posto a Villa Olmo, dove il piano terra, già spazio espositivo, potrebbe ospitare anche le nostre mostre temporanee”.
E chi pensa a telai pesantissimi sulle fragili solette settecentesche della villa può dormire sonni tranquilli: “I pezzi pesanti attualmente presenti nel percorso espositivo sono solo tre e, naturalmente, servirebbe fare le necessarie valutazioni e selezioni – conclude Aquilini – ma sicuramente quello di Villa Olmo è uno spazio assolutamente congeniale e già disponibile in città su cui vale la pena ragionare per un progetto di questo tipo”.
Un commento
Perché non a Palazzo Natta, invece, lasciando Villa Olmo alle mostre e agli eventi a rotazione?
Restaurato e abbandonato, il palazzo ne sarebbe valorizzato.
Poi un biglietto museale cumulativo che comprenda Museo Giovio, Pinacoteca e appunto Museo della seta a Palazzo Natta (tutti o a coppie, come si fa nelle altre città).
Troppo difficile?