Nascosto tra le pittoresche sponde del Lago di Como, nel suggestivo borgo di Palanzo, si cela un autentico gioiello della storia contadina: il maestoso torchio di Palanzo. Questa imponente struttura, risalente al lontano 1572, non è solo un reperto storico, ma una testimonianza vivente del passato, perfettamente funzionante ancora oggi.
Palanzo: Un Borgo di pietra ricco di storia sul Lago di Como
Palanzo, frazione del comune di Faggeto Lario, incanta i visitatori con le sue tipiche case in pietra, le strette vie acciottolate e scorci mozzafiato a picco sul Lago di Como. Situato a circa 600 metri d’altezza, questo borgo di origine medievale conserva intatto il suo fascino antico, con resti di un antico castello dalle probabili funzioni difensive e, naturalmente, il suo celebre torchio monumentale del XVI secolo.
La Sagra del Torchio di Palanzo: un evento tradizionale da non perdere
Per celebrare questo straordinario simbolo, ogni anno si tiene la Sagra del Torchio di Palanzo, un evento che riporta in vita le antiche tradizioni.
Durante la sagra i visitatori hanno l’opportunità unica di assaggiare il succo della prima spremitura delle uve, frutto della rimessa in funzione del torchio storico. La giornata è anche animata da bancarelle di prodotti locali, degustazioni di cibo tipico e vino del territorio, offrendo un’immersione completa nelle tradizioni locali del Lago di Como.
L’organizzazione di questa importante manifestazione è curata dall’Associazione Amici del Torchio di Palanzo, nata nel settembre 2004 con l’obiettivo di valorizzare e tutelare il patrimonio naturale, artistico e monumentale di Palanzo e del Lago di Como. L’associazione è anche responsabile delle preziose ricostruzioni storiche che permettono di comprendere appieno il funzionamento del torchio antico.
Il Torchio Monumentale di Palanzo: un gigante di legno e pietra
Il torchio monumentale di Palanzo è un’opera ingegneristica impressionante per l’epoca. La sua imponente trave di castagno, ricavata con ogni probabilità da un albero locale, sorregge l’intera struttura. Le dimensioni e il peso del tronco suggeriscono che il torchio sia stato una delle prime costruzioni del borgo, poiché il suo trasporto attraverso le strette vie di Palanzo sarebbe stato estremamente difficoltoso.
Le mura che racchiudono il torchio si distinguono per la loro costruzione in sasso a vista e per l’assenza di finestre, con un vecchio portone in castagno chiuso da un semplice chiavistello di ferro. Varcando questa soglia, si svela al visitatore il “gigante addormentato”, pronto a rivivere la sua antica funzione.
Un funzionamento inalterato da 500 anni
All’interno dell’edificio si trova anche una macina di granito. Insieme al torchio, veniva utilizzata per la spremitura delle noci, dalle quali si ricavava olio, e i gusci venivano riutilizzati come mangime per gli animali. Questa pratica testimonia l’ingegno e l’economia circolare della vita rurale del passato, dove nulla veniva sprecato.
Ancora oggi, l’accesso a questo spazio è libero, senza custodi né serrature, proprio come 500 anni fa. Il torchio di Palanzo rappresenta un vero e proprio spazio sociale, uno strumento pubblico costruito per la comunità e utilizzato a turno da tutte le famiglie del paese.
Caratteristiche tecniche del Torchio di Palanzo
L’intero impianto del torchio raggiunge un’altezza di 3,8 metri. La sua componente principale è un’enorme trave in legno di castagno lunga 12 metri e con una circonferenza di 3 metri. Questa trave è imperniata su una vite senza fine alta più di 5 metri, scolpita a mano da un unico tronco di noce, e poggia su una grande pietra circolare di granito del peso di 3 quintali che funge da contrappeso. All’estremità opposta, il tronco è sostenuto dalla pressa del torchio, capace di esercitare una forza fino a 20 tonnellate sulla grande vasca di granito.
Il semplice meccanismo di un’antica tecnologia
Il funzionamento del torchio di Palanzo è sorprendentemente semplice. Alla base della vite senza fine sono inseriti quattro robusti bastoni che fungevano da leve. Le donne del paese spingevano su queste leve per far girare la vite, abbassando così l’enorme tronco sulla pressa.
Il processo iniziava con la pigiatura manuale dei grappoli d’uva, lasciati poi a macerare per alcuni giorni per ottenere le vinacce. Queste venivano sistemate tra due resistenti tavolati di legno posti sul piano di granito, sul quale è incisa la data 1572. Il carico veniva poi aumentato con travetti, i cosiddetti “dormioni” e “suat”, formando una sorta di castello. Ulteriori travi venivano inserite tra i montanti terminali per moltiplicare la forza della leva. Infine, attraverso una bocchetta di scarico, il mosto prodotto dalla torchiatura andava a riempire i tini, pronto per diventare vino.
Il torchio di Palanzo non è solo un’antica macchina agricola, ma un simbolo potente della storia, della comunità e delle tradizioni del Lago di Como. Visitare questo luogo e, se possibile, partecipare alla sua sagra annuale, offre un’esperienza unica per immergersi nel passato e apprezzare il patrimonio culturale di questo incantevole angolo d’Italia. Se ti trovi sul Lago di Como, non perdere l’occasione di scoprire questo tesoro nascosto nel borgo di Palanzo.