Manifestazione, questa sera 10 marzo, in Comune a Como contro la chiusura di nidi (in particolare del Magnolia) e scuole da parte della giunta Rapinese. A convocare la protesta, in concomitanza con lo svolgimento del consiglio comunale e un anno dalla prima delibera di giunta sulla chiusura proprio del nido Magnolia, erano stati nei giorni scorsi Alessandra Ghirotti (Cgil), Stefania Macrì, Dario Esposito e Massimo Coppia (Uil) e Umberto Fumarola del Comitato Como a misura di famiglia. Questa sera si discute la nuova delibera (qui i dettagli).
Nella zona dell’ingresso al Municipio da via Bertinelli sono subito apparse due emblematiche sagome di cartone: da un lato l’attuale sindaco Alessandro Rapinese, con tanto di occhiali disegnati a pennarello e la scritta metaforica “sindaco miope” mentre accanto è stata collocata la sagoma dello storico primo cittadino per 15 anni del capoluogo, Antonio Spallino, ritenuto esempio virtuoso, con lo slogan “sindaco visionario e illuminato”.
Mostrati anche altri striscioni di protesta, come si vede da foto e video, sfoglia la gallery:
Qui le interviste ad alcuni dei protagonisti di questa sera:
Le ragioni della protesta erano state diffuse anche prima della protesta a Palazzo Cernezzi: “Ferma contrarietà alla delibera di Consiglio comunale con cui l’amministrazione Rapinese chiuderà e privatizzerà i nidi comunali. Genitori e personale insieme ancora una volta, dopo lo sciopero della scorsa primavera, per difendere l’eccellenza dei nidi pubblici comaschi. L’obiettivo è chiaro, dire no allo smantellamento del servizio pubblico a favore di logiche di profitto, senza garanzia di continuità. Purtroppo anche città come la vicina Milano, si stanno verificando in questi giorni concreti rischi di una completa e totale esternalizzazione del servizio pubblico, senza garanzia di continuità”.
E ancora: “Un’amministrazione che demanda totalmente al privato la propria attività (quando è florida e ben organizzata) non assolve al proprio compito primario. Al contrario serve incentivare lo sviluppo del servizio pubblico tramite assunzioni di personale e cura degli spazi e delle persone, serve dare stabilità al settore che da un anno vive in una condizione di continue “scosse”. Chiediamo di favorire ed immaginare un servizio scevro da mere logiche ragionieristiche e orientato alla valorizzazione del patrimonio umano e professionale e delle strutture”.