Elisabetta Patelli, storica esponete dei Verdi e referente per Como all’interno della rete nazionale dei Comitati Stadio, interviene nel dibattito infinto sul nuovo stadio. Di seguito il documento redatto sul tema e inviato alla redazione che, “per la sua articolazione complessa e per le difficoltà di aggiornamento data la scarsità di dati a disposizione (non ci è stato concesso di veder alcun documento, le info sole info sono state scovate a fatica), è rimasto a lungo nel cassetto nella sua versione integrale”, scrive Patelli.
Diversi i punti di interesse che sicuramente faranno tornare a discutere. Ecco ampi stralci dal testo originale.
In una Como stritolata dal traffico, dall’ overtourism, e dai cantieri sospesi, sopra le teste dei comaschi si sviluppa qualcosa che per sua stessa natura andrà ad impattare profondamente sull’ambiente, sulla vivibilità e sul contesto socio-economico della loro città, lontano dalla condivisione e dalla partecipazione a cui avrebbe avuto diritto e dovere. Poiché uno stadio multifunzione, ove il calcio è solo parte residuale, è un “sistema”.
E il carico urbano di questo “sistema” deve essere valutato attentamente rispetto alle criticità (ingenti flussi di traffico, polarizzazione di grandi masse, dimensione volumetrica, edificabilità accessoria, consumo di suolo, interferenza paesistica, produzione di rifiuti etc) e rispetto agli effetti positivi che può produrre. La questione di fondo è quella di definire un equilibrio tra gli interessi dei proponenti e le esigenze della comunità locale, ponendo grandissima attenzione a tutti i settori che verranno investiti. Cioè mettere sul piatto della bilancia i pro e i contro di questa operazione così grande, invasiva e irreversibile, tenendo sempre come obiettivo ineludibile l’interesse pubblico.
La valutazione su un nuovo stadio per nostro conto non è quindi ostacolata da preclusioni ideologiche, anzi si riconosce che la struttura attualmente necessita di ristrutturazione, si riconosce che il tifo per il calcio è interesse di una parte della cittadinanza e va rispettato, si riconosce che lo stadio ormai è lì…. e lì verrà fatto.
E forse si potrebbe anche fare. Ma in questa “partita”, vediamo fronteggiarsi una società’ che cala l’asso pigliatutto, forse aspettandosi una reazione che non arriva ed una Amministrazione che stende un tappeto rosso, non pone limiti o vincoli, non chiede nulla, a parte il nuovo stadio che sarà suo tra 99 anni, se avrà il coraggio di accollarsi una struttura allora obsoleta e da manutenere. E sul vassoio il Sindaco mette anche beni monumentali e paesistici.
Il progetto per il nuovo stadio ha due criticità di fondo :
1) la assenza di una Amministrazione dotata di una visione strategica della città, finalizzata al benessere dei suoi cittadini e condivisa con essi, senza la quale il risultato è inevitabilmente quello della sproporzione tra costi e benefici. Una visione strategica che dovrebbe almeno porre sul piatto della trattativa da una parte un’alternativa progettuale più sostenibile e dall’altra una contropartita forte in termini di infrastrutture compensatorie migliorative della vita dei cittadini.
Tutto ciò non compare, anzi per ora si vede solo la cessione direi a titolo gratuito, senza un canone di concessione e per 99 anni di un’area pregiatissima per consentire l’insediamento ingombrante che ruota attorno a un resort 5 stelle in riva al lago, servizi esclusivi, intrattenimento top per famiglie vip, shopping griffati, ospitalità stellata, tour in motoscafo, eventi nelle storiche dimore sul lago e infine la partita.
Il gran resort deve ovviamente espandersi in altezza e in larghezza, il più possibile, sgomitando tra le le architetture del parco razionalista a cielo aperto, le società sportive storiche e un contesto unico dal punto di vista paesaggistico, già massacrato dalle paratie e da cantieri fermi dei giardini a lago.
Il resort si alzerà per 6 piani di fianco al Monumento ai caduti e tutti i servizi top annessi saranno esclusivi o a pagamento, tanto per sfatare il mito della struttura aperta al popolo 365 gg/anno. Sarà un grande attrattore di altro traffico 365 giorni l’anno, sul lago, esclusivo, nell’area viabilisticamente più critica, con ripercussioni su tutta la città. Si cede senza canoni di concessione l’area del Pulesin sul quale la società costruisce e gestisce e incassa i proventi del parcheggio multipiano, si cederà senza concessione anche l’area della scuola Corridoni , da radere al suolo per un altro parking multipiano in gestione alla società?
2) i piani di Hartono-Suwarso, da cui si evince chiaramente che in tutto questo business il calcio è solo residuale […]. Il riferimento esplicitato è Disneyland: parco a tema, centri commerciali, albergo, palestre, bar, ristoranti e negozi, centri medici, magliette, gadgets e cotillon, non proprio per tutte le tasche, soprattutto per quelle che possono permettersi i capi delle boutique in piazza Duomo, le borse in vendita da Harrod’s, costosi pacchetti vacanze all inclusive, compresa partita di football, sotto l’insegna di un brand esclusivo dal nome “Como Como Como”.
[…] attorno al calcio si sta sviluppando un’intera industria. Esistono già tre linee di moda: in collaborazione con Adidas sono stati creati felpe alla moda e bomber casual. Le valigie con il logo del Como sono state vendute persino da Harrods a Londra. Ci sono accordi di licenza con Uber e collaborazioni con altri hotel e negozi di lusso in città. Persino la birra locale La Comasca, filtrata con seta è un progetto di Suwarso, che dimostra la sua abilità nel collegare tradizione e business. Fino al secolo scorso , Como era il centro dell’industria serica internazionale, adesso con la seta filtra la birra di Suwarso .
I proprietari del club, i fratelli indonesiani Hartono (che hanno più di 80 anni), tra gli uomini più ricchi del mondo, hanno visto e voluto Comolake non Como. La proprietà indonesiana ha parlato con i fatti, fin da subito, investendo in maniera chirurgica non tanto nel settore calcistico, ma in quello strutturale al business. È stato acquistato all’asta un centro sportivo a Mozzate. Sono state aperte branches:
· Como Retail, che si occupa dei negozi e del merchandising;
· Como Property, dedicata allo stadio e alle operazioni immobiliari;
· Como Academy, relativa al settore giovani;
· Como Entertainment, che si occupa di tutte le manifestazioni collaterali, le feste e gli appuntamenti.Sono stati aperti diversi punti vendita in centro, con lo store ufficiale collocato nel cuore della città sulla piazza affacciata sul Duomo.
Si è investito sui gadgets e il merchandising con il risultato di un’impennata dei ricavi da 90mila euro dell’epoca pre-Hartono fino a 3.9 nel 2023. Borse con il marchio del club sono in vendita da Harrod’s. I bus cittadini sono rivestiti da slogan “Semm Cumasch” e il claim “in piedi guerrieri”. Ogni nuovo nato a Como riceve in regalo un body del club, i bambini scrivono sui quaderni distribuiti dalla società. I negozi del gruppo espongono targhe che li fanno sembrare fan-shop, e in alcuni bar selezionati il club offre da bere ai tifosi in caso di vittoria. In città è stato aperto un Community Children, un club per bambini e ragazzi Under 15 e allo studio c’è un progetto di polo didattico destinato a studenti stranieri.
Dietro a tutto ciò c’è un genio del business e della finanza, Mirwan Suwarso, con alle spalle la potenza economica di uno tsunami. Le entrate tradizionali come biglietti e diritti televisivi continueranno a coprire parte del budget, ma l’obiettivo è far fruttare soprattutto le attività collaterali che occupano la grandissima parte del progetto. “Sarà il primo stadio al mondo dove il turismo viene prima del calcio”, afferma candidamente Suwarso.
Ed è proprio così. Tutto ciò va ben oltre il tifo per la squadra del cuore, il dibattito su una concezione moderna di stadio o lo sterile discussione sul mantenere o meno una facciata razionalista. Di ben altra facciata si tratta. Ecco perché prima ancora di stendere tappeti rossi, si inizi ad ascoltare da subito i cittadini, già massacrati dalla consegna senza condizioni della loro città all’overtourism bifronte (di massa e di élite), instagrammabile, commercializzabile, massificabile. Alziamo i veli di questa operazione e rendiamola condivisa e partecipata e sostenibile.
Altrimenti il mantra Semm cumAsch rischia di verniciare di ipocrisia un business tutto made in Indonesia che cannibalizza l’identità locale. Altrimenti il rischio di consegnare le chiavi della nostra citta’ al business straniero esiste.
Ed essere sempre più ospiti in casa nostra. Se il piano funzionerà, l’impero dovrebbe valere un miliardo di dollari in pochi anni , l’investimento totale di circa 170 milioni verrà remunerato rapidamente e tutto il resto è grasso che cola in abbondanza.
Dal punto di vista degli investitori, tutto ciò è legittimo e comprensibile. Ma la città, già presa d’assalto dai turisti in estate, con code davanti ai ristoranti e traffico perennemente congestionato, può davvero sopportare questi grandi progetti? Como non è forse troppo piccola per sogni così grandi?
E quanto pesano le conseguenze nel centro dove gli appartamenti residenziali vengono sempre più sostituiti da B’B e Airbnb, i negozi storici lasciano il posto a catene omologate o boutique di lusso. Scuole e altri servizi comunali vengono spostati in periferia, compromettendo la diversità sociale e I prezzi salgono alle stelle? Il piano del traffico presentato, ammesso che possa esser definito un piani, e’ allucinate con strade di quartiere a fondo cieco trasformate in arterie 2 corsie che si innestano con semafori sulla traballante Borgovico, un parking multipiano allo svincolo Pulesin , già cul de sac delle direttrici verso Svizzera, centro città e lago…???
Tolti 200 posti auto pubblici dall’area stadio ( e tolti introiti per circa 50mila euro/ anno alle casse comunali) e riservato ai vip il parcheggio di Villa Olmo , il surplus dei 400 posti al Pulesin pareggia i conti a zero posti auto totali , procurando sicuramente un peggioramento delle condizioni di vita a chi risiede in zona e corposi guadagni dell’autosilo ai privati.
In sintesi, sulla bilancia il piatto dell’interesse pubblico è per ora vuoto di benefici e colmo di svantaggi gravi e durevoli, mentre quello degli Hartono vola in alto verso guadagni stratosferici, compresa l’opportunità di vendere a terzi in qualunque momento questo bottino geniale. E per chi sottolinea che l’operatore deve avere margini di guadagno, faccio notare che tutto questo business sta già garantendo un cospicuo ritorno economico alla società calcistica , in crescita esponenziale nei prossimi anni , come pare certificato nello stesso businnes plan presentato.
Semmai l’Amministrazione comunale può impegnare soldi pubblici per riconoscere al privato i soli costi della ristrutturazione del solo impianto sportivo, a scalare da un canone di concessione obbligatorio e non certo andare a pagare con le tasche dei cittadini hotel e servizi di lusso […]. E i cittadini in parte accecati da un autentico amore per la loro squadra, in parte ignari della posta in ballo, in parte rassegnati, in parte intimoriti dal clima di terrore artatamente diffuso contro qualunque voce critica attendono che la storia si compia.
Noi vorremmo che le voci responsabili, tutte, anche quelle civiche, trovassero ascolto per una soluzione più sostenibile, più bilanciata e più centrata sul principio che la tutela dei diritti dei cittadini (tutti) sia il valore che la politica e l’Amministrazione devono salvaguardare con le unghie e con i denti.