Partendo dal suo ultimo lavoro – un’imponente e minuziosa traduzione del volume Città dolce di David Sim, l’architetto comasco Sergio Beretta ha pubblicato uno studio sul futuro stadio Sinigaglia di Como, il cui futuro in questi giorni è al centro di un ampio e animato dibattito (largamente ospitato anche su queste pagine).
Spiega Beretta: “Già nel dicembre 2022, in un articolo pubblicato dal periodico ComoZero, avevo paragonato lo stadio all’isolato urbano per cercare di capire come questo potesse essere incluso nel tessuto urbano nella maniera più dolce possibile. L’isolato urbano ha il pregio, tra gli altri, di creare una separazione netta, fisica, tra lo spazio pubblico al di fuori e lo spazio privato all’interno avendo come luogo di relazione tra questi due mondi il piano terra; tanto più questo, appartenente dal punto di vista fisico all’isolato stesso, riesce a stabilire relazioni con lo spazio pubblico, tanto più l’isolato risulterà efficace nel rendere l’intorno frequentato, ricco di vita”.
Dunque: “Il tentativo è stato quindi quello di leggere lo stadio come isolato andando oltre ai pesi funzionali dettati dall’urbanistica figlia della Carta di Atene del 1933, cercando, invece, di pensare a una sorta di organismo capace di dialogare con la città, ricco di vita al suo esterno e contenente la funzione principale, lo svolgimento delle partite di calcio, al suo interno, nel suo cuore”.
Lo studio è ampio e tra i vari punti analizzati è sicuramente centrale quello delle altezze. Scrive Beretta:
L’intorno dello stadio presenta edifici con diverse altezze: dal Monumento ai Caduti (30 m) agli edifici residenziali che si sviluppano dai quattro ai nove piani. Trovare quindi un’altezza di riferimento o limite (quella del Monumento sembrerebbe la più logica – ma poi cosa fare con i condomini di 7/9 piani che lo superano o eguagliano?) sembra un’impresa ardua e non priva di contrasti.
Un parametro diverso potrebbe essere quello di considerare un’altezza che possa essere a misura d’uomo; per poterla definire, si deve ricorrere alle proprietà dei nostri occhi che riescono a percepire le espressioni delle altre persone al di sotto dei 22 metri; dal momento che per poter osservare quel che succede al di sopra di noi si arretra sempre di più, le distanze aumentano.
La soglia critica tra altezza e arretramento, tale da permettere una comunicazione compiuta è quella del quinto piano fuori terra. Applicando questo parametro alla soluzione prospettata nel progetto del nuovo stadio, si evince che per poter avere un edificio a misura d’uomo, è necessario interrare due piani, avendo così al di sotto del piano strada il catino di gioco e le prime due serie di gradinate degli spettatori.
Vengono poi affrontati temi come Facciate, Qualità, utilizzo della struttura tutto l’anno. Ecco il lavoro integrale dell’architetto comasco: