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Orto, zucchina e fantasia: il capolavoro dell’orto sociale di via Ennodio a Rebbio

Gli orti urbani come strumento di riqualificazione di zone degradate, ma anche di inclusione e benessere dei cittadini, idea recentemente proposta dal sindaco di Cernobbio Matteo Monti, ha un illustre precedente proprio a Como.

In questo giorni, infatti, festeggia il primo mese di vita un progetto sorprendente: “L’orto che vorrei” di via Ennodio a Rebbio.
L’idea è semplice: prendi un desiderio degli abitanti del quartiere, trova un terreno degradato (in questo caso 5 mila mq concessi dall’Amministrazione Provinciale), prepara un progetto (magari chiamando tre architetti di qui) e metti al lavoro le associazioni della zona (la Cooperativa Sociale Ecofficine, l’Associazione L’isola che c’è, la Cooperativa Sociale Il Seme e la Cooperativa Sociale Si Può Fare).

Poi chiedi un finanziamento, in questo caso a Fondazione Cariplo, et voilà: ecco il progetto “La Rebbio che vorrei – partecipata, verde, resiliente” che, oltre a prevedere il recupero di aree come il parco Negretti, ha realizzato qui ben 31 orti urbani con tanto di area barbecue.

Un piccolo miracolo di amore per il proprio quartiere e di fiducia nel prossimo, perché la prima cosa che si nota, guardandoli, è quanto sia facile scavalcare la recinzione e fare razzia di pomodori, volendo. E quanto sia inaspettata la mancanza di reti di separazione tra i diversi terreni.

“Lo scopo di questi orti è soprattutto quello di creare aggregazione- racconta Marco Martinelli, vice-presidente della Cooperativa Il Seme – Le barriere sarebbero state un controsenso”.

E questi orti, in un solo mese, hanno già fatto molte magie. Perché qui, tra zucchine e pomodori, si realizzano sogni come quello di Marino Baratella che, alla soglia della pensione, racconta che “mio padre è gelosissimo del suo orto, mi ha sempre permesso al massimo di vangarlo. E ora finalmente ne ho uno tutto mio”.

O come quello di Raffaele Verga che, a 6 anni, bagna angurie e meloni con un annaffiatoio più grande di lui e un sorriso orgoglioso: “Curiamo quello dei nonni – raccontano i suoi genitori Alessandro e Tania – ma volevamo un orto tutto nostro e oggi finalmente l’abbiamo”.

E pura magia fatta di famiglia, ricordi e tradizioni che non si perdono è l’orto di Marleni Loyola Campos, al lavoro con il marito Massimo Pogliani e i genitori Zenon e Eledina: “Mi sta insegnando mio padre – racconta – Ora c’è normale verdura ma in autunno pianteremo le patate della nostra terra, il Perù, e i nostri peperoncini”.

E cos’è, se non magia, quello che racconta Teodora Nardelli mentre annaffia anche l’orto di un amico in vacanza? “Prima non ci conoscevamo, mi sembrava anche piuttosto antipatico. E invece incontrandolo qui ho scoperto che è una persona meravigliosa. Questo posto permette di conoscersi, si diventa amici”. Così amici che gli “ortisti” hanno deciso di dipingere tutti insieme la staccionata che delimita il terreno.

“Se si progettano i luoghi in linea con quello che il quartiere desidera, i cittadini se ne prendono cura. Per questo era importante lavorare in un’ottica partecipativa: tutto è stato discusso insieme”, spiega Martinelli.

E così, ecco 24 orti assegnati a privati che ne hanno fatto richiesta, uno curato dalla scuola di via Giussani e gli altri a disposizione delle diverse realtà del quartiere che si
occupano di fragilità.

“Rebbio è un quartiere con una spiccata sensibilità e una forte tendenza all’inclusione. Probabilmente dove ci sono difficoltà c’è un maggiore stimolo ad attivarsi – conclude – Ora però continuiamo a ricevere richieste che non riusciamo a soddisfare. Se ci fossero altri spazi pubblici o privati da riqualificare, noi ci saremmo volentieri”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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