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Patria, il J’accuse di Guggiari: “Soldi e investitori pronti, ecco chi ci blocca. Gettiamo la spugna senza risposte”

“O arriva una risposta in tempi congrui oppure dovremo gettare la spugna. Abbiamo fatto tutto il possibile, abbiamo 3milioni e 200mila euro di investimenti pronti da usare, ma il Patria rimane sempre ormeggiato e in stato di degrado”. L’amaro sfogo è di Enrico Guggiari, presidente dell’Aero Club Como, promotore del piano vincitore del bando per la gestione del natante, indetto dall’Amministrazione provinciale, proprietaria dagli anni Novanta del piroscafo. Da tempo ormai la rinascita del piroscafo – finita di recente anche nelle agende dei candidati sindaco – è stoppata e non sembra potersi riavviare.

Presidente, quale è la situazione attuale?

Partiamo da un dato di fatto incontrovertibile che però non deve essere additato da altri come scusa: il Covid ovviamente non ha aiutato, ma c’è ben altro. I veri nodi da sciogliere sono chiari a tutti. Noi abbiamo pronto il progetto, adeguato in base alle ultime richieste che ci hanno permesso di ricevere dalla Soprintendenza l’autorizzazione, a lungo attesa, sul nuovo piano di recupero del natante. Gli investitori mi chiamano regolarmente per chiedermi quando possono venire a Como per partire con gli interventi ma noi siamo qui in attesa, ormai da anni.

Ma allora quali sono i veri problemi che fermano la rinascita del Patria, ormeggiato da anni a Villa Olmo e sempre più in stato di degrado?

Innanzitutto i lavori di rimessaggio. Il piroscafo va ovviamente tirato in secca per poter operare sullo scafo, sui motori e su tutto il resto. Da tempo noi chiediamo alla Navigazione di poterci accordare, ovviamente nel rispetto primario delle loro esigenze, per poter trovare un momento idoneo e tirare il Patria fuori dall’acqua nei cantieri di Tavernola. Altrimenti noi potremmo andare a Lecco o altrove ma si tratterebbe di un’operazione da 250 mila euro, contro i 15 mila di Tavernola. Capite che poi si tratta di un’operazione da rifare ogni 5 anni, per i controlli prescritti dalle normative, e quindi già noi a bilancio dovremmo prevedere 750mila euro solo per questa voce per i prossimi anni, contro una cifra invece irrisoria se il Patria si spostasse di pochi metri da dove è ormeggiato. Ma purtroppo non c’è alcun modo di ottenere, almeno per ora, un’apertura in tal senso. Poi c’è la questione dell’accesso ai pontili che sono in concessione alla Navigazione. È ovvio che se mai si dovesse tornare in acqua dovremmo poter attraccare altrimenti i nostri progetti di gite, eventi, matrimoni e altro a bordo come si potrebbero concretizzare? Stiamo cercando di confrontarci con i soggetti interessati per capire come, e se è possibile, trovare un’intesa, altrimenti come facciamo? Vorrei inoltre ricordare che esiste un accordo di collaborazione tra Navigazione e Provincia di Como proprio in tema di collaborazione per far rinascere il Patria, forse andrebbe seguito. So che il presidente di Villa Saporiti Fiorenzo Bongiasca ha deciso, meritoriamente, di prendere in mano la situazione e ha creato un tavolo ad hoc con tutti gli attori. Di recente ad esempio il Ministero della Cultura si è detto favorevole alla riapertura mentre più scettico è stato il dicastero dei Trasporti. Insomma ci vuole maggiore chiarezza a livello generale.

Un altro fondamentale problema pare di capire che sia il tempo.

Certo. Ovvio che noi non possiamo chiedere spazio nei cantieri alla Navigazione in inverno quando vengono eseguite la maggior parte delle manutenzioni dei mezzi per fare in modo poi che la flotta sia pronta in estate con l’arrivo della bella stagione, ma se noi riuscissimo a tirare in secca il Patria almeno la prossima estate, allora si potrebbe veramente ipotizzare un piano reale di ripartenza. Noi chiediamo uno spazio e che ci sia comunicata la possibilità di usufruirne il prima possibile, nel giro di alcuni mesi, altrimenti realmente saremo costretti a gettare la spugna e il Patria rimarrà impietosamente a marcire dove si trova ora.

Quindi un sorta di ultimatum da non intendere come una forzatura ma come un vero e proprio grido d’aiuto?

Esatto. Anche perché noi gli investitori li abbiamo. C’è un’importantissima azienda di catering, tra le più grandi in Italia che è pronta a organizzare gli eventi a bordo. Ci sentiamo e mi sollecita. C’è un’agenzia che organizza matrimoni, circa 500 all’anno, entusiasta del progetto che non vede l’ora di partire con l’operazione. Abbiamo un’intesa con la Shiptec, azienda svizzera leader nell’ingegneria, nella costruzione e nella manutenzione di navi per la navigazione professionale che si occuperà della parte dei motori. Insomma abbiamo lavorato nei minimi dettagli, tutto è pronto. Mandare tutto in fumo per motivi che non riesco a comprendere, o forse che non voglio comprendere, mi sembra una vera tristezza e ci perderebbe sicuramente tutto il territorio.

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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2 Commenti

  1. Quando i funzionari della Soprintendenza sono lacunosi o non danno risposte in tempi accettabili bisognerebbe avviare istruttoria per capire le responsabilità a vario livello e intervenire, nelle carriere e nei casi più gravi con sanzioni adeguate. Parte dell’immobilismo del Paese è anche causa loro.

  2. Questo articolo, se fosse un’unica parola, sarebbe “Como” e sarebbe applicabile per tante altre situazioni…

    “Como” per il Patria.
    “Como” per il Politeama.
    “Como” per le piscine.
    “Como” per i Musei.
    “Como” per lo stadio.
    “Como” per l’ostello.
    “Como” per la Ticosa.
    “Como” per la Santarella.
    “Como” per il lungolago.
    “Como” per il palazzetto dello sport.
    “Como” per le serre di Villa Olmo.
    “Como” per le portinerie di Villa Olmo.
    “Como” per Villa Olmo.
    “Como” per le piste ciclabili.
    “Como” per le industrie.
    “Como” per…

    Non sono SOLO colpe delle giunte cittadine ma di tutti gli attori di questi circhi e della burocrazia italica, anche se mi chiedo come altrove (anche molto vicino a noi) riescano ad uscirne…

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