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In centro storico a Como il mistero della Porta della Rana tra magia e leggende: si fa nuova luce il 28 marzo

Della mitica porta della Rana del Duomo di Como abbiamo scritto molte volte. Meta di veri e propri pellegrinaggi di studiosi e curiosi rappresenta da sempre un piccolo mistero.

La porta è infatti ricchissima di figure che vanno dalla riproduzione della Metamorfosi di Ovidio fino al Trionfo dell’Assunta, quest’ultima raffigurata proprio da statua posta nel punto più alto. Ma in generale la porta è piena di segni, cartigli e significati non tutti chiariti. Moltissime sono le figure di santi, angeli, mostri e animali immaginari, ma tra tutti questi una ha da sempre colpito l’immaginario dei fedeli e dei cittadini più di ogni altra: il bassorilievo di una rana, scolpito a sinistra in alto sul portale, tra cornucopie, grifoni e farfalle.

E tanto si è impressa nell’immaginario, che la porta ha assunto proprio il nome di Porta della Rana, che in origine non aveva. Sul perché della presenza della rana, però, le spiegazioni più varie sono fiorite e si sono intrecciate nei secoli: chi sostiene che la presenza dell’anfibio voglia ricordare una gigantesca esondazione del Lario, con il lago arrivato fino a quel punto e  chi invece sottolinea che la rana possa essere un simbolo di metamorfosi e trasformazione, a indicare all’uomo la necessità del cambiamento soprattutto interiore e spirituale, Ma tra interpretazioni e voci, ovviamente non è mancata quella che vorrebbe far coincidere la rana con l’indizio per una ricerca di un fantomatico tesoro. Ipotesi suggestiva e leggendaria che nel 1852 portò addirittura alla reale effettuazione di alcuni scavi rimasti però senza esito alcuno.

La popolarità e l’aura di mistero attorno a questa porta, però, l’hanno fatta entrare di diritto in diverse guide turistiche trasformandola in sé in una piccola attrazione. Quando non in un’ossessione: nel 1912, infatti, il bassorilievo venne preso a martellate da un uomo impazzito e oggi la rana è arrivata a noi senza più la testa. Non è cambiata, però, l’abitudine di comaschi e forestieri di accarezzare il corpo restante, tanto da essere oggi levigato alla perfezione.

E proprio della Rana si parlerà il 28 marzo alle 17 al Centro Cardinal Ferrari in viale Battisti 8 a Como. Primo degli incontri del ciclo “Una Rana alla Porta. Mito, leggenda, favola di una rana di pietra” a cura di Gerardo Monizza con relatore Gianangelo Palo. Spiegano gli organizzatori:

La Porta della rana è un mito comasco che sta sul lato settentrionale del duomo. Si ignorano le ragioni della notorietà e della fortuna della “rana” e anche del suo misterioso fascino (è anche magica?). Dal 1507 (anno che segna la fine dell’opera per mano dei Rodari) incuriosisce gli studiosi; tuttavia, mancano documenti d’archivio dell’epoca che confermino le scelte della committenza. Quindi, non resta che leggere la Porta nel suo insieme, ricca di figure comprensibili (santi, profeti, angeli…), ma anche di segni un poco misteriosi (reali e immaginari) che lasciano spazio alla fantasia. Quattro indagini possono aiutarci a comprendere meglio il racconto generale della Porta e la ricchezza dei simboli e dei significati nascosti e una piccola festa (crudele?) ci consente di affrenare il suo prelibato “sapore”. Che cosa racconta la Porta della rana? Quali stimoli suggerisce alla mente attenta la serie dei particolari che decorano la grande opera rinascimentale? Quali immagini riaffiorano alla nostra mente “moderna” osservando le fisse e immutabili immagini antiche?

Venerdì 28 marzo, ore 17
Fondazione Cardinal Ferrari, Como, viale Battisti 8Primo degli incontri del ciclo
“Una Rana alla Porta. Mito, leggenda, favola di una rana di pietra”
a cura di Gerardo Monizza
Relatore Gianangelo Palo

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