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Quel che resta dell’Uli. Progetto-sogno del Maarc, speranza dopo le delusioni

E mentre Varese sta per dare il via alla ristrutturazione dell’edificio che ospiterà l’Archivio del Moderno di Mendrisio, a Como cosa resta?

Perso definitivamente il treno della proposta di trasferire nel palazzo ex-Uli di via Pessina uno dei fondi più importanti sull’architettura a livello europeo, restano il ricordo di un rimpallo di responsabilità e un edificio vuoto poco noto ai più, nonostante sia opera di nomi come Cesare Cattaneo e Pietro Lingeri, in attesa di capire quale sarà il suo destino.

Ma restano anche energie e progetti concreti che potrebbero smettere di tappezzare il fondo del cassetto dei sogni per diventare punto di partenza per un dibattito serio e reale sul suo futuro e su quello del suo “vicino di casa”.

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Parliamo del sogno, cullato da tempo, dall’associazione Made in Maarc (Museo virtuale Astrattismo e Architettura Razionalista Como): un centro studi internazionale e un museo dedicato al Razionalismo e all’Astrattismo nell’ex Casa del Fascio di Giuseppe Terragni e, appunto, nell’ ex-Uli. Parliamo della petizione sulla piattaforma Change.org, promossa dalla stessa associazione a sostegno di questa idea e arrivata oggi a oltre 10mila sottoscrizioni.

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E parliamo anche di un noto progetto di recupero di questo edificio, e di valorizzazione di tutta l’area, promosso dall’associazione Margherita Ripamonti e presentato 10 anni fa dagli architetti Paolo Brambilla, Renato Corti e Corrado Tagliabue in occasione della mostra “0618 un progetto per l’isola del Razionalismo” a Villa del Grumello.
Quando ancora nessuno sognava l’Archivio di Mendrisio, il team di architetti ipotizzava infatti soluzioni concrete per la creazione di un Museo della Cultura del Moderno con spazi espositivi, auditorium, luoghi di riunione e conferenze, un centro studi con emeroteca e biblioteca di settore, bookshop e luoghi di incontro e ristoro, soprattutto per i giovani. Un luogo da vivere, insomma, e non solo da guardare distrattamente dal finestrino dell’auto.

“Per noi il tema è sempre aperto – dice Ebe Gianotti, presidente di Maarc – se il lockdown ci ha insegnato qualcosa, è che non possiamo vivere di rendita pensando sempre che il nostro lago sia il più bello del mondo. Creare un polo museale interessante permetterebbe di ampliare l’offerta culturale e turistica intercettando una fetta di turisti che, numericamente, a livello internazionale è importante”.

Ph: Lorenza Ceruti

“Ovviamente non si può pensare che sia il Comune a farsene carico – prosegue – questo progetto va pensato come si pensa a un figlio che cresci e che poi dovrà camminare con le proprie gambe e uscire dal piccolo mondo di casa tua. Da parte nostra continueremo a provare a portare questa idea fuori dalla convalle, ad esempio coinvolgendo questi edifici nel progetto conclusivo del nostro concorso fotografico che vede la presenza in giuria di fotografi di architettura di fama internazionale”. E chissà che prima o poi non passi ancora qualche treno.

Fascio di edifici con fototrionfo

PhotoMaarc 2020, il concorso fotografico dedicato all’architettura degli edifici pubblici negli anni del regime fascista organizzato dall’associazione Made in Maarc (Museo Virtuale Astrattismo e Architettura Razionalista), si avvia alla conclusione. 239 edifici in 82 città italiane, una giuria di tutto rispetto (Lorenzo Degli Esposti, presidente, Giulio Barazzetta, Roberto Borghi, Marco Introini, Luca Massari, Maurizio Montagna, Giovanna Saladanna) e 3 vincitori, che verranno decretati nei prossimi giorni, con l’obiettivo di “liberare questo patrimonio da letture ancora connotate da considerazioni politico-ideologiche, valutandolo in termini di qualità architettonica e di adeguatezza della risposta alla richiesta di tipi edilizi legati a funzioni rinnovate”, come si legge nella presentazione del concorso.

“Abbiamo ricevuto 329 foto, tantissime se consideriamo che si tratta della prima edizione e di un argomento, quello degli edifici legati alla pubblica amministrazione, che non è proprio pop – racconta Lorenza Ceruti, architetto e fotografa comasca nonché consigliere dell’associazione e in prima linea nell’organizzazione dell’iniziativa – e se a questo aggiungiamo anche le difficoltà di uscire e andare a scattare foto in questo periodo, possiamo dire che è stato un ottimo risultato”.

Lorenza Ceruti

Pochi gli scatti comaschi, ma già da una prima occhiata il livello dei materiali in concorso appare altissimo: “Il concorso era aperto a tutti ma la prima impressione è che abbiano partecipato per la maggior parte fotografi e architetti quindi la qualità è decisamente alta”.

Ora spetterà alla giuria decretare i vincitori, probabilmente entro la fine di luglio, ma è ancora incerta la data della premiazione. “Speriamo di riuscire a organizzare questo e altri eventi per settembre – aggiunge Lorenza – tutto dipenderà dalle disposizioni sul distanziamento. Ma intanto, visto il successo, pensiamo già alle prossime edizioni”.

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