Una nuova testimonianza alimenta il malcontento diffuso tra le famiglie degli alunni delle scuole comasche in merito al servizio mensa. Oggi infatti alla nostra redazione è arrivata una mail firmata dal papà di una bambina che frequenta la scuola elementare di via XX Settembre, Michele Raiola, che ha condiviso la fotografia del pasto servito a pranzo corredata da un commento amaro, quasi rassegnato, sulla situazione:
“Spett.le Redazione – scrive infatti – mi preme aggiornarvi riguardo la situazione del servizio mensa della scuola di via XX Settembre. A quanto pare siamo alle solite. Pochi minuti fa, sulla chat di classe è arrivata la foto che vi allego e che parla da sola, con relativa segnalazione al Comune anche per il pane, che parrebbe non di giornata”. Se il menù di oggi prevedeva zuppa di legumi, un contorno, pane e frutta, l’immagine allegata alla mail mostra infatti un vassoio con una scodella di minestra marrone poco invitante, cinque fettine di pomodoro scondite, un panino confezionato e un mandarino. Porzioni minime e aspetto complessivo oggettivamente desolante.
“Ad oggi, per mia figlia (per fortuna il primo figlio ora è alle medie per l’anno scolastico in corso, sono stati spesi 568€ – prosegue la mail – al di là dell’aspetto economico, credo che il tema ormai sia la decenza. Dopo una sfilza di incontri e rassicurazioni varie, è evidente, e lo era sin dal principio, che appalti al ribasso, e conseguenti marginalità ridicole per il fornitore, non possono garantire un servizio almeno decente”.
“Questa volta non si tratta di aver trovato insetti nel piatto o lische, ma come ho scritto è una questione di decenza – chiarisce Raiola, che abbiamo contattato per un ulteriore commento – la mensa scolastica è un servizio essenziale e obbligatorio, visto che non è possibile portarsi pasti da casa, e alla luce del recente aumento delle tariffe (da settembre, ad esempio, le famiglie con ISEE zero, ad esempio, dovranno pagare 2 euro al giorno invece di avere garantito il servizio mensa gratuito Ndr), il costo a carico delle famiglie è di circa 6 euro a pasto, oltre alla percentuale integrata dal Comune. Se la questione è che con questa cifra l’azienda non è in grado di garantire una qualità minima dei pasti, allora forse è stato fatto male il bando, ma non è un problema che deve ricadere sui bambini”.
La vicenda, conferma il papà, verrà segnalata all’ufficio comunale competente e si aggiunge alla lunga sequenza di episodi simili, se non addirittura più gravi, tra porzioni ridotte, qualità scadente, cibo freddo o mal conservato, fino alla presenza di lische e insetti nei piatti (qui la cronaca degli ultimi mesi).
Il Comune di Como, dal canto suo, ha avviato alcune verifiche presso il punto di cottura di Garbagnate dove vengono cucinati i pasti serviti agli alunni delle scuole comasche (il servizio è in appalto dal 2018 all’azienda veneta Euroristorazione) che, tuttavia, non hanno riscontrato criticità. Al netto quindi di rassicurazioni e prese d’atto della necessità di migliorare, la qualità del servizio continua a preoccupare e resta forte il senso di frustrazione tra le famiglie: “Se la soluzione è offrire un prezzo/pasto più alto, un’amministrazione seria si accollerebbe l’onere della differenza (visto che è obbligata a fornire il servizio), soprattutto perché la percentuale con cui contribuisce (con soldi comunque dei cittadini) è circa del 30%, mentre il restante 70% è a carico delle famiglie. Sempre che ci sia la volontà di stanziare più soldi per servizi essenziali e non per altro – conclude la Raiola nella sua mail – tradotto: preferirei un parcheggio in meno ma un pasto decente per i bimbi.