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Racconti dall’isolamento. Guin penna, lago e calamaio: “E’ nato un romanzo tra i due lockdown”

Prendi uno scrittore, mettigli a disposizione silenzio, tempo e un rifugio solitario sul lago e cosa otterrai? Un nuovo romanzo, naturalmente.

Se lo scrittore in questione, però, è il Giuseppe Guin, allora questa è solo una piccola parte, anche se non secondaria, del suo lockdown. Perché il Maestro è una di quelle belle e rare persone che alla mente creativa e splendida che tutti conoscono unisce un’inesauribile voglia di fare e un cuore generoso e delicato capace di gesti, magari anche piccoli, che però lasciano il segno.

“Il primo e il secondo lockdown segnano la nascita e la chiusura del mio ultimo romanzo, ambientato nella vecchia filanda di Brienno – racconta – l’ho scritto durante i primi mesi di isolamento, nel mio Rudere sul lago e ora, in questo secondo stop, vado e vengo da Como correggendo le bozze per poi mandarlo in stampa”.

Ma può forse bastare un libro da scrivere per esaurire le energie del Maestro? Ovviamente no. E allora eccolo andare su e giù in barca sul lago, questa volta non a caccia di nuove storie da raccontare ma per caricare secchi di sabbia e piode per rendere ancora più accogliente l’antico rifugio dei cavatori di pietre che lui stesso ha trasformato, sasso dopo sasso, in un meraviglioso rifugio in cui scappare a scrivere e in cui ospitare amici e turisti in cerca della vera anima del lago: “Sto approfittando di questo periodo per fare alcuni lavori di manutenzione – racconta con la voce soddisfatta di uno a cui piace dare infiniti ritocchi a ciò che ama- ma la casa è raggiungibile solo via lago quindi devo necessariamente fare avanti e indietro per portare pietre e sabbia con la mia barca”.

Romanzo, lavori al Rudere: ma quando arriva la sera e tutto si calma, anche Giuseppe Guin si siede finalmente sul divano in pantofole vittima (o felice spettatore) di qualche serie tv?

“In realtà in questo periodo ho preso l’abitudine di dedicare un po’ di tempo a fare qualche telefonata ad amici che vivono da soli o che so non essere particolarmente sereni – spiega – prima, con tanti impegni e tante persone da incontrare, era più semplice e sapevi che tutti stavano bene. Ora però c’è chi non è fortunato come me, che sono qui sul lago a gustarmi i tramonti, e mi fa piacere fare quattro chiacchiere, sapere come sta e passare qualche minuto piacevole al telefono. È un impegno da nulla ma spero che faccia piacere a chi lo riceve”.

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