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“Soletta compromessa, travi deformate, appoggi indeboliti”. In questa Santarella il Comune sognava la biblioteca degli studenti

Eccola, dunque, la relazione degli uffici comunali sugli effetti del rogo che nell’aprile 2016 divorò l’ex centrale termica della Ticosa, nota come “Santarella”.

Un caso che è tornato alla ribalta ieri sera in consiglio comunale, quando – su interpellanza del consigliere Civitas Guido Rovi – è clamorosamente emerso che a dispetto dei progetti di realizzarvi una biblioteca a servizio dell’Università dell’Insubria, i danni dell’incendio sulla struttura furono gravissimi e da allora non è stato fatto assolutamente nulla.

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Come a dire – concetto ribadito anche da Rovi ripetutamente – che progetti o ipotesi di rilancio della Santarella, a oggi, non hanno alcun reale appiglio alla realtà. Vediamo perché.

La relazione del 2016, frutto dell’ispezione sul posto dei tecnici di Palazzo Cernezzi, inizia così: “Questa situazione [l’incendio del 29 aprile] ha causato un notevole riscaldamento delle strutture portanti, le quali, complice il solo peso proprio da sorreggere, hanno comunque retto alle sollecitazioni createsi senza causare crolli, nemmeno parziali della struttura”. E fin qui, diciamo, la fotografia dei fatti. Poi, però, emerge lo stato reale della Santarella a fiamme domate.

“Di fatto, però, i danni sono stati rilevanti – prosegue la relazione comunale – Dalla stima a vista che ho potuto effettuare è evidente che l’incendio ha gravemente compromesso la struttura di quello che rimane della soletta del primo piano, già precedentemente in parte demolita, causandone il completo sfondellamento”.

E ancora: “La struttura costituita da travi in acciaio e solaio in lamiera grecata a chiusura della parte superiore dello stabile, è stata danneggiata in modo importante nell’angolo sud-est dell’edificio, punto nel quale l’incendio ha sviluppato la sua maggiore potenza. In questa posizione l’elevata temperatura raggiunta ha deformato le travi e la soletta in modo permanente, come si evince dalla foto qui di seguito. La deformazione di tali travi, dapprima in allungamento per dilatazione termica, poi in flessione ha determinato una serie di effetti le cui conseguenze sono ancora da approfondire”.

Segue qualche ulteriore dettaglio: “In primo luogo, durante la fare di allungamento, la trave in acciaio ha sicuramente creato una spinta sul pilastro della facciata est, probabilmente causando l’espulsione dell’intonaco evidenziata nelle fotografie seguenti. Non è certo, invece, se questa azione abbia creato danni strutturali al pilastro. Per tale ragione, prima di poter riaprire in sicurezza la porzione di parcheggio sottostante l’edificio, sarà necessario procedere con accurata indagine sul pilastro interessato, previa rimozione di tutte le parti di intonaco pericolanti. Le suddette travi hanno poi subito una deformazione permanente per flessione che ne ha sicuramente indebolito gli appoggi, come si può chiaramente vedere dalla foto seguente”.

“L’effetto di tale possibile indebolimento non è certo – prosegue la perizia – e sarà oggetto delle indispensabili successive verifiche, ma potrebbe essere causa della caduta di tali travi all’interno dell’edificio ma con possibili, non escludibili, effetti a catena non tanto sulle strutture portanti in cemento armato, ma che potrebbero portare al ribaltamento dei tamponamenti in laterizio che danno sul parcheggio di viale Innocenzo XI”.

Infine, è vero che i tecnici scrivono che “la restante parte delle strutture in cemento armato, travi e pilastri, seppur anneriti dal fumo, appaiono in discrete condizioni e, pertanto, non paiono pregiudicare la stabilità generale dell’edificio” ma viene anche aggiunto che “per determinare con certezza gli effetti locali dell’incendio sui materiali nei punti di maggiore surriscaldamento, sarà necessario eseguire una serie di indagini con prelievi ed analisi dei materiali, così da determinare la loro reale resistenza. Alla luce di quanto rilevato tale intervento potrà però essere procrastinato alla data di esecuzione dei lavori di recupero della struttura”.

Da qui dunque si coglie il senso delle frasi pronunciate ieri in aula dall’assessore alle Opere pubbliche, Pierangelo Gervasoni. Resta veramente molto più oscuro come il Comune e l’Università dell’Insubria, nel giugno scorso, possano aver annunciato in una conferenza stampa apposita la volontà di realizzare una biblioteca nella Santarella visto che a oggi nessuno sa nemmeno in quali condizioni di sicurezza è l’edicio, quanto costerebbe rimetterlo a nuovo e con quali tempi.

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