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“I miei segreti del coltello”. I 100 anni affilati di Riccadonna, storia e orgoglio in Borgovico Vecchia

Cento anni e sentirli tutti, uno a uno, senza nascondere neanche una ruga ma, anzi, andandone fiero e mostrandoli con orgoglio, perché ogni sfriso sul legno e ogni pietra del pavimento consumata sono un pezzo di una storia. Proprio in questi giorni, infatti, ha compiuto i suoi primi cent’anni lo storico Riccadonna di via Borgovico, un negozio che è un monumento cittadino vivente, una perfetta macchina del tempo capace di trasportarti, varcata la porta a vetri sotto l’insegna di una volta, direttamente nel 1922, quando un giovane Giuseppe Riccadonna dalla Val Rendena (la valle degli arrotini) rilevò i locali dell’arrotino Petazzi con una stretta di mano e iniziò la sua attività.

E da lì la storia si snoda passando dai rasoi affilati durante la notte per l’esercito tedesco di stanza a Milano durante la Seconda Guerra Mondiale alla vendita di strumenti agricoli e sementi quando il quartiere era disseminato di orti e campi, fino al negozio attuale gestito dal nipote Sergio Riccadonna.

Perché qui, tra i mobili ultracentenari e il pavimento in pietra consumato e levigato da migliaia di passi, resiste, anzi fiorisce, uno degli ultimi luoghi della città in cui trovi praticamente tutto, dall’accendino al coltello giapponese da oltre 400 euro. E il tempo qui non solo sembra essersi fermato ma, anzi, pare addirittura essere tornato indietro. “Quando c’era mio zio vendevamo più ferramenta ma poi, con l’avvento della grande distribuzione, io sono tornato a fare ancora quello che faceva mio nonno specializzandomi nella coltelleria e nell’affilatura degli articoli da taglio, che poi sono la vera anima del negozio – racconta Sergio, che dal 1997 ha rilevato l’attività di famiglia – ma in questi anni, oltre al negozio, è cambiata anche la clientela con l’arrivo di ristoratori di alto livello che richiedono prodotti di qualità elevata, accanto ad attività più ‘normali’”.

E così, ecco comparire nelle vetrine coltelli che sono veri e propri gioielli da intenditori accanto a quelli che possiamo trovare nel cassetto della cucina a casa della nonna. Perché “il” Riccadonna, dopo tanto tempo, è un saggio centenario che ne ha viste passare tante e per questo è capace di restare con i piedi ben saldi a terra e di servire tutti con il medesimo sorriso e la stessa semplicità con cui accoglie qualsiasi cliente, senza risparmiare critiche e sane lavate di capo allo chef così come alla massaia di passaggio: “Quando posso non mi limito a vendere o affilare ma cerco di dare consigli, anche dicendo a qualcuno che è ora di cambiare coltello – spiega – altrimenti è come voler andare fuoristrada avendo la macchinetta da città, serve l’attrezzo giusto. Anche perché la qualità è green visto che più si compra meglio, meno si butta via”.

Ma tra chef stellati e coltelli giapponesi da capogiro, questo piccolo negozio resta soprattutto una certezza granitica nel cuore dei comaschi, un luogo in cui entri per duplicare una semplice chiave ed esci con un coltello che neanche sapevi ti servisse ma, ascoltando Sergio parlarne con tutta la passione di cui solo lui è capace, ti sei convinto di non poterne fare a meno. Un faro nella notte costellata di ceppi di coltelli a 9,99 euro che dopo due mesi non tagliano più e li butti via, mentre quelli del Riccadonna, si sa, durano una vita. Qui c’è la risposta magica a ogni dubbio: “Dove posso trovarlo?” “Vai dal Riccadonna, secondo me ce l’ha”.

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

PER APPROFONDIRE:

Dai rasoi nazisti ai coltelli in ceramica. Quasi cento anni di lame affilate in Borgovico

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