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Saldi, giorno uno. Cassina (Federmoda): “No illusioni, niente ressa. Meglio così, altrimenti ci chiudono e i magazzini sono pieni”

Il primo giorno di zona gialla per i negozi di Como e della Lombardia, giovedì 7 gennaio, ha significato anche l’inizio ufficiale dei saldi in regione.

Come è stata questa prima giornata di sconti, per i commercianti comaschi, e quali sono le prospettive per le prossime settimane? Ne abbiamo parlato con Marco Cassina, presidente di Federmoda Como.

“Solitamente il primo giorno di saldi coincide con il fine settimana ed è sempre piuttosto vivace – così Cassina – se fosse stato così anche quest’anno, ci sarebbe stata sicuramente più gente. A Como si è iniziato con un movimento normale, come ci aspettavamo per varie ragioni: il momento particolare che stiamo vivendo, il giorno lavorativo, l’incertezza per i colori delle regioni. In questi primi 10 giorni non penso che vedremo una grande ressa ma è meglio così, altrimenti poi ci fanno chiudere. Prendiamola come viene, senza illuderci troppo”.

In confronto ai precedenti saldi estivi, per quelli appena iniziati Cassina riferisce una grande incertezza generale. “Questa estate eravamo certi che saremmo arrivati a fine saldi senza chiudere – spiega – adesso invece non sappiamo per quanto staremo aperti. Non aiutano le aperture a singhiozzo, la situazione dell’epidemia negli altri Paesi, le chiusure in Svizzera fino a fine febbraio”.

Ad ogni modo, per Cassina anche quest’anno i saldi hanno una loro necessità. “Non è tutta nostra la scelta di vendere a prezzo scontato – osserva – è il mercato che ci guida. Ma in questo momento i saldi hanno senso perché abbiamo bisogno di vendere, i nostri magazzini sono pieni. Di sicuro c’è maggiore merce in negozio, e quindi scelta, e penso anche maggiori sconti per cercare di vendere il più possibile”.

Il tutto, a fronte del periodo natalizio disastroso appena concluso. “A Natale abbiamo avuto un danno pesante, la Vigilia è storicamente il giorno di maggiore incasso di tutto il mese di dicembre ma eravamo chiusi – afferma – e l’Antivigilia non ha compensato perché era un giorno lavorativo. Inoltre, le persone hanno fatto meno regali rispetto agli anni scorsi tra la mancanza di cene e minori occasioni di incontro durante le festività. Quindi, abbiamo accumulato ancora più merce nei magazzini”.

Qual è la prospettiva, per le prossime settimane? “Dipende molto dalle decisioni del Governo, soprattutto per i colori che verranno decisi per le varie regioni. Non basta che il negozio sia aperto – conclude – la gente non fa spese se non può trovarsi, uscire a mangiare, cambiare Comune. Purtroppo è stato talmente repentino il passaggio da ottobre come Paese sicuro a novembre con le zone rosse, che siamo in attesa e non possiamo sentirci tranquilli”.

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