L’eterno contrasto tra lavoratori ticinesi e frontalieri non esclude alcun settore. Da sempre c’è chi vede i lavoratori in arrivo da Como, Varese e dagli altri territori di confine come una risorsa e chi, a partire dalla sempre presente Lega dei Ticinesi, li considera come un depauperamento della forza lavoro ticinese.
E così anche il settore delle scuola pubblica non è risparmiato dal nuovo attacco della Lega che se la prende con i frontalieri e con i governi ticinesi incapaci di regolamentare l’invasione, sottolineando invece come continui ad aumentare tale numero.
“Durante l’anno scolastico appena concluso erano 195 i docenti stranieri residenti in Italia e tutto lascia intendere che a settembre saranno ancora di più. Perché la politica del Dipartimento dell’educazione pare proprio essere quella di prendere a pesci in faccia i giovani ticinesi che vorrebbero insegnare nella scuola pubblica”, si legge su Il Mattino.
Premessa già molto eloquente che poi si concentra sui numeri evidenziando come si sia passati in pochi anni da 56 docenti frontalieri, fino ai 195 docenti stranieri con permesso G. “E questi sono solo i frontalieri “ufficiali”, perché è noto che ci sono tanti docenti italiani che continuano a vivere nel loro paese ma si fanno passare per residenti spostando la residenza in una stanza o anche solo una bucalettere in territorio elvetico”.
Docenti che potranno “solo continuare a fare festa”, continua il pezzo su Il Mattino.
E l’accusa si spinge oltre sottolineando come quella applicata sia “la stessa filosofia che ha reso l’USI e la SUPSI due grosse fabbriche di frontalieri che formano i frontalieri di domani. Di ticinese, all’USI e alla SUPSI, ci sono solo il suolo occupato dagli edifici e le centinaia di milioni di franchi versati dai contribuenti”.