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Scuola, Patelli (Verdi): “Azzolina scollegata dalla realtà, classi pollaio pericolose. Ecco 9 proposte”

Il dibattito sulla scuola, sia durante il lockdown sia ora tra esami di fine anno e prospettive su settembre, ha visto molte voci alternarsi su queste pagine. Tra queste, quella di Elisabetta Patelli – docente di progettazione al Liceo artistico, impegnata anche sul versante della formazione di docenti e studenti oltre che attiva sempre nello stesso ambito per i Verdi di cui è portavoce regionale – ha sovente innescato riflessioni e discussioni (sempre disponibili ad ospitarne, possibile scrivere a redazionecomozero@gmail.com)

Oggi, possiamo proporre un nuovo contributo che pubblichiamo integralmente di seguito e che, come si intuisce sin dal principio, non è affatto tenero con la ministra Lucia Azzolina.

Scuola a Settembre, come?

Le dichiarazioni della ministra Azzolina sono scollegate dalla realtà.

Ipotizzare un rientro tal quale, cioè tutti insieme in presenza non tiene conto dei rischi per la salute, della realtà oggettiva degli spazi scolastici inidonei ad ospitare le classi pollaio nel rispetto delle distanze, del violento impatto della mobilità scolastica sul sistema dei trasporti che già non sa a che santo votarsi.

Ipotizzare che gli enti locali trovino edifici in norma per compensare la necessità di spazi pari almeno al doppio degli attuali è uno scaricabarile surreale e l’assunzione a settembre di pattuglie di nuovi docenti a governare queste classi sparpagliate su improbabili e indefinibili nuovi edifici, rappresenta una fantasia che butta a mare i pochi effetti positivi della didattica a distanza (averci costretti a ripensare e innovare la didattica) . te di un settembre denso di problemi da affrontare.

Infine, plexiglass , divisori e visiere sono uno scenario inquietante, che per giunta ignora totalmente i bisogni essenziali di inclusione dei soggetti più deboli . Un po’ più di buon senso e meno spreco di soldi pubblici ci aiuterebbe in una ripartenza soft, a rischio sanitario basso, che non trasformi i nostri figli in individui inscatolati e che non faccia saltare per aria altri sistemi, a partire dalla mobilita’ per arrivare all’economia che non può permettersi un secondo lockdown.

Proposte per la scuola superiore di secondo grado

Sicuramente sarà una scuola diversa, non si potrà più pensare a classi di trenta alunni in pochi metri quadri o ai bus e treni carichi di ragazzi, adulti, anziani ecc. che tutti alla stessa ora devono raggiungere il luoghi di lavoro.

Questa emergenza ci ha costretto e per un po’ ancora ci costringerà a cambiare le nostre abitudini e dobbiamo farlo nel modo migliore possibile.

Un ripensamento sulla didattica è ormai già in corso e naturalmente non può esserci una risposta univoca , ogni istituzione conosce le proprie esigenze e dovrà trovare una sua soluzione, ma alcune indicazioni generali a nostro parere potrebbero essere:

1) suddivisione delle classi in almeno 2 gruppi-classe, per numero o per indirizzo (nel caso si tratti di classi “articolate”, cioè nelle quali convivono indirizzi diversi)

2) fase iniziale di didattica mista: una suddivisione delle ore curriculari di ogni materia in parte online e in parte in presenza

3) priorità in presenza alle materie caratterizzanti progettuali e laboratoriali e alle classi con esami di stato

4) turnazione dei gruppi-classe in presenza all’interno di ogni istituto scolastico spalmata su mattina e pomeriggio e/o su parte della settimana. Il monte ore curriculari settimanali va da 27 a 36 ore ; riducendo a metà la didattica in presenza si andrebbe dalle 13 alle 18 ore, ben organizzabili su 3/5 giorni, consentendo spazio alla turnazione dei gruppi

ESEMPIO MATERIA X con 4 ore settimanali su una classe di 24 alunni

Classe divisa in due gruppi/due turni: un’ora per ciascun gruppo di lezioni frontale, 2 ore online con la classe intera per esercizi, chiarimenti, approfondimenti. Il docente ha esaurito le sue ore . Destinare un’ora residua (per la classe) per recuperi /project work, esercitazioni, verifiche e altro. Anche la classe ha esaurito il curricolo settimanale per materia X.

Per una materia caratterizzante (laboratoriale, progettuale etc…) se la classe è “articolata” (esistono all’interno gruppi afferenti a diversi indirizzi) la suddivisione è già oggi realtà, in questo caso la turnazione è spontanea e si possono mantenere il massimo delle ore laboratoriali in presenza .

5) utilizzo di strumenti didattici alternativi a partite dai project work che ben strutturati permettono di recuperare ore di alternanza non realizzabili/non realizzate e che potendo esser svolti su più classi contemporaneamente aiutano a completare l’orario ( in un’ ora si possono far lavorare più classi contemporaneamente)

6) flessibilità dell’orario curriculare. Il monte ore mensile/annuale di una materia può essere più/meno concentrato in una parte della settimana, del trimestre/quadrimestre o dell’anno su modello anglosassone.

7) focus su strategie di didattica inclusiva e sportelli di aiuto (o approfondimento) e recupero, non solo per disabili, dislessici e bisogni speciali, ma per tutti gli studenti

8) orari di ingresso scaglionati per ogni scuola per dare respiro al sistema dei trasporti che non potrà soddisfare i bisogni di cui gli studenti rappresentano più del 20% dell’utenza , attraversando in lungo e in largo la provincia

9) smartworking facoltativo, anche parziale e flessibile per genitori con allievi che per età o bisogni speciali necessitano la presenza di un genitore

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15 Commenti

  1. 40 anni fa gli studenti erano circa 10 milioni, oggi sono meno di 8, quindi le classi si sono ristrette.

    Dati MIUR per l’anno 2018/2019 (i più recenti che ho trovato): https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Principali+dati+della+scuola+-+avvio+anno+scolastico+2018-2019.pdf/fb3e7b10-e2bc-49aa-a114-c41ef53cacf9?version=1.0

    Totale ITALIA: 7682635 studenti in 370611 classi (media 20,7 studenti per classe)
    Lombardia, scuole superiori: 382472 studenti in 16738 classi (media 22,8 studenti per classe)

    Questi sono i numeri a cui fare riferimento quando si parla di un problema generale. Poi come dice lei, ovviamente ci sono classi da 17 e classi da 27 ma non possono essere prese come rappresentative. Tantomeno quelle con 30 alunni.

  2. Eccomi buongiorno allora ora io sono al Giovio e abbiamo 1500 alunni ci sono classi da 27 e da 17 .
    Confuto la modalità un po’ troppo spiccia nel dire era 40 anni fa …
    ma fossero anche 25 alunni il punto è che gli spazi sono piccoli!!
    Poi ndr Elisabetta Patelli è docente del Provveditorato
    e i Verdi, con rispetto , non sparano dati a caso.

  3. Lavoro full time e un congedo parentale con stipendio al 50% io non posso permettermelo. Ho figli da mantenere e Li seguo pure a scuola sia reale che on-line. Come sto bene di cosa sto parlando. La soluzione non sono figli inscatolati in plexiglass o congedi parentali o bonus babysitter. Capisco perfettamente la fatica avendo la vissuta sulla mia pelle ma la soluzione Non può essere la qualunque purché qualcuno si occupi dei nostri figli. Ci sono questioni molto importanti in ballo. Che riguardano anche la salute la vita la morte ma anche l’economia e quindi la sopravvivenza delle famiglie. Le nostre sono indicazioni operative concrete che tengono conto dei bisogni di tutti. Della didattica dovrebbe occuparsi la scuola e non scaricarla sulle famiglie. Quello che abbiamo proposto non è assolutamente paragonabile a quello che abbiamo vissuto nello clown a leggerlo con attenzione e non solo con piglio polemico si capisce

    1. ”I dati sono stati numeri”

      Non so cosa intenda, ma può rendercene partecipi senza risentirsi: quanti alunni in media ci sono per classe? Se sono davvero 30 ritiro quanto detto prima.

      1. Come si può verificare dal sito ministeriale la legge prevede per le superiori che sono oggetto della nostra proposta un numerol di studenti minimo di 27 a un massimo di 30. Incrementabili del 10%
        Riferimenti normativi:

        Decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, art. 5, comma 2 e 3; art. 9, comma 2 e 3
        Decreto del Ministro della pubblica istruzione 24 luglio 1998, n. 331, art. 15.”, comma significa che per ragioni di economia si formano le pclassi riempiendole almeno fino a 30 qualche volta come nel caso della collega che ha scritto prima si sconfina fino a +19%. Nel 2014 io avevo classi prime di 32. E come leggo dalla collega mi pare che la prassi continui. Ho risposto Spero in maniera esauriente buona giornata

  4. La nuova ministra?
    Ma dove vive?
    Come facciamo io e mia moglie con tre figli? Già lo stipendio al 50 per cento..cosa facciamo, uno dei due si licenzia per seguire la didattica on line?
    Il traffico ci sarà sempre, al massimo si possono cambiare in meglio gli orari degli uffici pubblici

  5. “classi di trenta alunni in pochi metri quadri”
    “suddivisione delle classi in almeno 2 gruppi-classe”

    Sono sparate a caso senza alcun dato a supporto: 30 alunni per classe era la situazione di 40 anni fa; oggi sono pronto a scommettere che in media in ogni classe gli alunni siano una ventina.
    D’altronde siamo il paese col più alto numero di docenti in proporzione al numero di alunni.

    1. Numeri inventati ?
      Io Docente a liceo Olgiate l’anno scorso 31 alunni per una classe una prima, altra 25 perché con alunno con sostegno.
      Dati alla mano.
      Lucia Tajana
      Lydia

      1. Non dico non esistano in assoluto, certamente può esserci una classe di 30 alunni, ma è tutt’altro che la norma.

        Se posso chiederle, quante classi e quanti alunni ha in tutto la sua scuola?

        Perché partire da singole situazioni specifiche non credo sia il modo corretto di affrontare un problema.

  6. Condivido quasi tutto quello che scrive Elisabetta Patelli ma temo che sia molto più difficile da realizzare di quanto possa sembrare. La mentalità degli insegnanti non è vecchia quanto quella della maggioranza dei genitori.
    Purtroppo, se qualche anno fa l’ingresso dei genitori nel mondo della scuola aveva portato stimoli e miglioramenti, oggi è diventato un freno a qualsiasi evoluzione. I genitori sono condizionati dal modo in cui loro stessi hanno vissuto la scuola. La didattica si è evoluta ma solo per gli addetti ai lavori. I genitori fanno fatica a comprendere quanto sono diversi i propri figli da loro stessi, figuriamoci se colgono le differenze del modo di apprendere di ragazzi degli anni ’90 e di quelli del 2020.
    Per intendersi, i miei amici che hanno i figli alle superiori parlano dei loro figli e del Liceo con le stesse considerazioni e gli stessi aneddoti di “Notte prima degli esami”…….gli amici che parlano dei loro nipoti, descrivono il Liceo come il luogo dove avvenivamo le Assemblee studentesche. Non hanno idea di cosa sono i ragazzi di oggi e di cosa è la scuola oggi…..e forse non gli frega molto scoprirlo.
    Il mondo del lavoro si evolve, quello della scuola pure…..ma il mondo del lavoro lo si vive, quello della scuola lo si ricorda! Questo è il problema!

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