Sono passati quasi due anni dall’apertura del “Centro permanenza temporaneo” per migranti in via Regina a Como. La realtà di oggi sembra lontana anni luce rispetto all’estate del 2016, quando l’emergenza esplose tra i giardini della stazione San Giovanni. La struttura governativa è gestita dal Comitato provinciale della Croce Rossa Italiana con la supervisione della Prefettura di Como. In questi giorni la ha diffuso un report sull’andamento dei flussi all’interno del campo.
“Il 13 maggio 2018 – scrive Roberto Ciriminna, operatore della Cooperativa sociale Symploké e coordinatore al campo Cri di via Regina a Como – le presenze al Centro, nei cinquanta moduli abitativi allestiti, sono 156, di cui 6 persone provenienti da sbarchi (si tratta in prevalenza di famiglie o coppie). Nelle ultime settimane le presenze al campo sono diminuite sensibilmente: se pensiamo che il centro ospitava nei mesi “caldi” oltre 300 persone, ora il dato “medio” è il seguente: circa 120 uomini, 25 donne, 5 minori non accompagnati e 3 nuclei famigliari. Per quanto concerne il delicato problema della presenza dei minori non accompagnati, ricordiamo che la Prefettura si è adoperata affinché i minori non siano presenti al campo per troppo tempo. Infatti, già da alcune settimane a queste persone si presta aiuto per alcuni adempimenti per poi essere destinati al più presto nei vari Centri di accoglienza operanti sul territorio”.
Secondo gli operatori “è cambiato sensibilmente anche il numero dei “transitanti”, ovvero coloro che sono arrivati a Como con l’intenzione di lasciare la città in breve tempo: da 40 siamo passati a 111 (dato degli ultimi giorni)”. La provenienza degli ospiti, di età compresa tra i 20 e i 30 anni, “è in prevalenza dal Pakistan e dall’Africa . Il dato in dettaglio: il 60% degli uomini dal Pakistan e il 40% dalla Somalia; il 60% delle donne dalla Nigeria e il 40% dalla Somalia”.
Dalla caritas ricodano, infine, “che i questi ultimi mesi il lavoro degli addetti all’accoglienza e alle pratiche legali è aumentato notevolmente. La qualità professionale, riconosciuta a livello nazionale, si è strutturata a più livelli. In particolare, è stata incrementata l’opera dei mediatori legali (4 full time e 2 “esterni”) e linguistici. È sempre attivo quotidianamente un coordinatore della Cooperativa sociale Symploké, oltre agli operatori della Cri e a una decina di volontari che gestiscono il servizio mensa interno al campo”.
LE REGOLE
“Come in ogni report e per onor di cronaca, ricordiamo che le persone accreditare al Centro hanno un percorso legale “obbligato”: dopo un passaggio in Questura si può ottenere un permesso per entrare al campo e successivamente intraprendere l’iter per ottenere la richiesta di asilo. L’alternativa presenta scenari difficilmente gestibili: senza permesso, cercare di varcare il confine svizzero, oppure restare sul territorio senza permesso con tutte le incognite del caso. Ricordiamo che nel centro di accoglienza temporaneo sono stati posizionati 50 moduli abitativi prefabbricati – tutti climatizzati e con riscaldamento – che ospitano ciascuno 6 persone. Inoltre sono funzionanti moduli con la lavanderia, servizi igienici e docce, un’infermeria e per il servizio di mediazione legale e culturale curato dalla Cooperativa Symploké. Infine, agli ospiti sono garantiti nella struttura 3 pasti al giorno, grazie a una convenzione con una società esterna di catering.
Ai migranti che entrano nel campo serve un tesserino di riconoscimento con foto, nome, cognome e nazionalità. Gli ospiti sono liberi di entrare e uscire dalle 7.30 alle 22 di ogni giorno. Alle 24 i cancelli chiudono per garantire il riposo notturno. Agli stessi ospiti è possibile assentarsi dal centro per 72 ore consecutive”.