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Migranti. Lettera choc di Bogani al Vescovo: “Che vita vuoi donare se non offri due stanze?”

Duro, senza perdere la tenerezza. La cifra di Flavio Bogani è sempre stata in scia con scelte di vita, civili e religiose precise e coerenti.

Il cattorivoluzionario comasco è in prima linea da anni per gli ultimi, i senzatetto e i migranti. Uomo di strada, con le mani profondamente affondate nella miseria e nella malattia, dal pensiero mai banale – comunque la si pensi è quanto doverosamente gli va riconosciuto – attento all’altro con tale profondità e rigore da rispettare, sempre e comunque, anche il più violento degli avversari.

Timido ma capace di animare le piazze è stato il primo fondatore della mensa di Sant’Eusebio nell’estate del 2016, quando esplose l’emergenza migranti che portò all’apertura del Centro di Via Regina.

Struttura che, notizia di ieri (qui), chiuderà i battenti entro fine anno. Battaglia squisitamente leghista portata fino alla vittoria dal sottosegretario all’interno, il comasco Nicola Molteni.

A doppio filo, con il Centro Migranti, si lega la vicenda dell’ex Chiesa di San Francesco dove, dal giorno della chiusura del servizio Emergenza Freddo e in mancanza di alternative, decine di senzatetto (italiani e stranieri) hanno allestito un dormitorio spontaneo. Fatto che nutre un dibattito costante e feroce in città.

EX CHIESA DI SAN FRANCESCO: LE CRONACHE

Poche parole da Caritas e Diocesi, almeno per il momento. Solo un rapido pensiero, ieri sera, arrivato Da Roberto Bernasconi:
Como, la Lega chiude il centro migranti. Caritas di nuovo non avvisata: “Stupore e amarezza”

Così Bogani oggi, dopo un lungo periodo di silenzio, ha pubblicato una lettera rivolta al vescovo di Como, Oscar Cantoni.

Un appello al “padre” di grande dolcezza eppure senza sconti. “Ma tu, che Vita, che Città sei disposto a donare se non concedi due semplici stanzoni per dormire a chi non ha la possibilità di andare nei dormitori pubblici?”, scrive Bogani che aggiunge “Come puoi chiedere e appellarti senza prima farti Dono, con che credibilità pensi di essere ascoltato, accolto?”.

“Vuoi forse dire che il patrimonio della Chiesa comasca, non dispone di due stanzoni? Nella sola convalle abbiamo l’oratorio di S. Eusebio, di S. Orsola, S. Agostino, che sono strutture assolutamente sottoutilizzate dalla Comunità, sempre meno presente nelle nostre Parrocchie”.

Insomma che alle parole segua coerentemente azione, è il senso. “Non è un problema di soldi – aggiunge amarissimo- sapremo fare con quattro pani e due pesci perché non saremo mai soli. Non scantonare padre Oscar, solo il Pastore indica il percorso per arrivare a questi nuovi prati. In questo non invidio la tua solitudine, buona Vita”. Consigliamo vivamente di leggere la missiva nella sua interezza:

Se mai ti potessi parlare ti chiamerei padre, come desideri, lo farei dandoti del tu, come un figlio.
L’appello che hai fatto agli amministratori di ascoltare la Città (qui) è giusto e doveroso, ma permettimi, parziale.
Chiedi ascolto ad una Amministrazione che ostinatamente nei fatti si è dimostrata intollerante nei confronti degli indecorosi poveri; ma tu, che Vita, che Città sei disposto a donare se non concedi due semplici stanzoni per dormire a chi non ha la possibilità di andare nei dormitori pubblici?
Come puoi chiedere e appellarti senza prima farti Dono, con che credibilità pensi di essere ascoltato, accolto?
Vuoi forse dire che il patrimonio della Chiesa comasca, non dispone di due stanzoni? Nella sola convalle abbiamo l’oratorio di S. Eusebio, di S. Orsola, S. Agostino, che sono strutture assolutamente sottoutilizzate dalla Comunità, sempre meno presente nelle nostre Parrocchie.
Sono solo tre esempi, chissà quanti e quali spazi esistono e ignoriamo… non parliamo degli Istituti religiosi!

Servono coraggio e nuove visioni della nostra Chiesa contemporanea, ciò che vai cercando promuovendo il Sinodo diocesano.
Permettimi, padre Oscar, il problema credo sia molto più complesso e duro, qualcosa lo immagino anche io che sono superficiale e sfrontato.
Io temo che accogliere chi non è riconosciuto dalla Legge sia scabroso e sconveniente, ponga il fianco a delle spaccature profonde anche in chi professa la nostra fede, laici e religiosi compresi.
Comporta il rischio di non essere ascoltato e capito, il rischio di perdere il consenso e una presunta solidarietà di facciata, perché è vero che si assiste, ma lo si fa di una umiltà di chi non vuole disturbare, senza porre lo scandalo delle ingiustizie.
Vedo nella sequela dei poveri il duro percorso di equilibrismo tra Legge e Giustizia, ma non trovo la ferma posizione nel condannare Provvedimenti inumani, che cozzano proprio con le tue stesse parole.
E a Como i provvedimenti inumani ci sono stati e le persone in stato di sofferenza sono presenti e ben conosciute.
Siamo disponibili ad accogliere solo seguendo le norme, non le Persone. La Chiesa ha accolto e accoglie solo in obbedienza alla Legge (e questo ha anche un sostegno economico Pubblico), ma quando si tratta di accogliere persone indigenti senza avere la copertura di spesa, lo si fa solo temporaneamente ed eccezionalmente, in occasione del freddo. Questo sembra quasi di riconoscere Cristo solo se “sdoganato” dallo Stato. È la mediocrità di oggi che genera rabbia e intolleranza.
Facciamo le cose senza disturbare, timorosi di aver ragione, preferiamo essere corretti piuttosto che cercar di esser Giusti con tutto ciò che ne comporta.

Le tue parole sono buone, ma diventano Speranza e Prospettiva solo nei fatti e qui, padre Oscar, non puoi scantonare.
Sai benissimo che la freschezza del Vangelo ci chiede di partire dagli ultimi, che oggi e da più di venti anni sono anche i clandestini, tutte quelle persone che escono dal percorso dell’Accoglienza e non hanno alcuna rete a cui appigliarsi, come tutte le persone che perdono la residenza e il territorio vuole ignorare.
La differenza tra un appello e l’ardire del farsi Dono è nei fatti; concedi alle persone di buona volontà di vivere proprio l’esperienza di Gesù donando semplicissimi spazi dove far dormire, accogliere, ascoltare ed educare chi vive solo e non ha nessuno. Non è importante astare tra chi merita o meno, tra chi ha il diritto o meno (le nostre Eucaristie ci inducono ad esser Pane e Vino per tutti quanti); è importante avere dimensione e certezza del nostro essere radicati in questo tempo, saper rompere la mediocrità di esser corretti senza esser Giusti.
Ma parti dal concreto, e da chi fa scandalo. Dai a Cesare, tieniti il Padre.
Parti dai veri ultimi, allora non avrai escluso nessuno, fallo donando alla Città uno spazio angusto e povero, chiedi alla Comunità di farlo divenire Famiglia e Casa.
Tu che chiedi ascolto per tutti, fatti Ascolto per tutti, fallo per primo, e tutti ti crederanno, ti sapranno vero. Sei tu che devi aver fiducia, amico, padre Oscar mio caro.
Il rischio grande è che si viva di una Chiesa di appelli, che venga percepita come virtuale, non vera, a servizio si, ma alcune volte un poco servizievole e purtroppo anche un poco ipocrita.
Apprezzo che come Pastore cerchi erbe verdi per il tuo gregge; il Sinodo che parte donando una sobria stanza dove praticare la Bottega della Carità sarebbe il segno più grande e vero di una Chiesa che parte ultima, la Chiesa della Fragilità, della Delicatezza che non si mette dietro nessuno.
Una Chiesa che guarda al Mondo come al Regno dei Cieli oggi, il Mondo che è Possibile oggi, con fiducia, con coraggio, mettendoci, gambe, cuore, faccia e… stanze.
Non è un problema di soldi, sapremo fare con quattro pani e due pesci perché non saremo mai soli.
Non scantonare padre Oscar, solo il Pastore indica il percorso per arrivare a questi nuovi prati.
In questo non invidio la tua solitudine, buona Vita.

PER APPROFONDIRE
Una notte a San Francesco. “Questa vita non è una scelta. Qui uccidiamo la nostra umanità”

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Un commento

  1. Si può rispondere?
    perché dal pezzo che leggo ne viene fuori un super eroe! solo due dei numerosi spunti che tale delirante missiva contiene e consideratela pure polemica, ma di certo non è scritta da un razzista ma ben sì da un “Uomo Qualunque”.

    1 “Vuoi forse dire che il patrimonio della Chiesa comasca, non dispone di due stanzoni? Nella sola convalle abbiamo l’oratorio di S. Eusebio, di S. Orsola, S. Agostino, che sono strutture assolutamente sottoutilizzate dalla Comunità, sempre meno presente nelle nostre Parrocchie”.

    Gli oratori sono vuoti carissimo solo perché mancano i soldi per ristrutturarli. Negli spazi che furono utilizzati per la mensa a S. Eusebio, in inverno i Ns. figli fanno catechismo con il cappotto e l’ombrello. Questo lo sai ma eviti di dirlo! La mensa si è potuta organizzare grazie alla Chiesa e al suo pastore che, all’epoca, ha avuto il coraggio di assumersi delle responsabilità che pochi altri si sarebbero assunti ovvero far entrare centinaia di persone in spazi inadeguati. Oggi tutti attribuiscono a te tale “evento storico” ma tu che responsabilità ti sei preso , quella di distribuire gli alimenti che altri preparavano?
    Inoltre negli oratori che tu dici vuoti, c’è ancora una piccola comunità che si incontra, discute, si confronta e raccoglie opere di solidarietà, senza sensazionalismo.

    2. “…ma tu, che Vita, che Città sei disposto a donare se non concedi due semplici stanzoni per dormire a chi non ha la possibilità di andare nei dormitori pubblici?”

    Forse quella che ha donato a te permettendoti di vivere nelle case del patrimonio della Chiesa a canone agevolato, pur sapendo che Como era pieno di gente che non poteva permettersi un affitto. Ultimi tra gli ultimi, ma senza santi in paradiso?
    Datti una calmata fratello e porta più rispetto per gli uomini, tutti, non giudicare se non vuoi essere giudicato.

    Una nota al buon Cantoni, ma lo conosci veramente il gigante buono o è buono solo per attaccare i proprietari del giornale cittadino? Se è così fai come me non comprarlo e se te lo ritrovi tra le mani usato incartaci il pesce.

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