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Stadio, l’appello di Binda: “La proprietà del Como faccia chiarezza. In quella zona, la storia della città”

Il dibattito sullo stadio Sinigaglia è tanto periodico, a Como, quanto – finora – oggettivamente infruttuoso sul piano delle novità strategiche (mantenimento in loco, ristrutturazione milionaria, addirittura trasloco altrove). Nonostante l’eterno ritorno della questione, si scatena sempre un ampio dibattito sul destino dell’impianto.

Oggi registriamo la voce di un altro noto ex assessore del Comune di Como, Nini Binda, nome che si lega indissolubilmente alla storia della città. Lo pubblichiamo integralmente di seguito, segnalando la richiesta di chiarezza rivolta in particolare alla società che guida il club lariano di fare chiarezza su progetti e intenzioni (per interventi, opinioni, repliche scrivere a redazionecomozero@gmail.com).

Sul futuro dello Stadio Sinigaglia si faccia chiarezza. Ultimato nel 1927, all’epoca era uno stadio all’avanguardia dotato di piscina e grazie anche al velodromo che stava ai bordi del campo di gioco, dove si svolgevano anche gare ciclistiche dietro e dove arrivava il Giro di Lombardia.

L’impianto è un esempio di architettura razionalista ma deve essere tutelato: oggi è frutto di stratificazioni d’interventi. E’ uno storico bene pubblico, inserito in un quartiere di grande pregio, quindi va protetto. Bisognerebbe dunque sapere la volontà della proprietà del Como 1907, società estera.

La difesa del Sinigaglia e dell’intera zona è la difesa della nostra città, una città senza memoria urbana è una città priva di personalità; senza memoria urbana non c’è memoria storica. Senza memoria storica non c’è cultura.

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