RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Attualità

Architetti allo stadio. Pierpaoli: “Sinigaglia, irrisolto e martoriato”. E Monti: “Area intera da ricucire”

Il suo nuovo incarico, questi sette anni da presidente e i sogni lasciati nel cassetto.

Dopo l’elezione a Consigliere dell’Ordine Nazionale degli Architetti, secondo comasco in cento anni di storia dell’ente (il primo era stato Cesare Coerezza negli anni ’80), e le dimissioni da presidente dell’Ordine degli Architetti di Como lasciando l’incarico a Elisabetta Cavalleri, l’architetto Michele Pierpaoli si racconta.

Architetti, il presidente Pierpaoli nel consiglio nazionale. Gli succede Elisabetta Cavalleri, prima donna a Como

La nomina a Consigliere dell’Ordine Nazionale è un bellissimo traguardo. Cosa la aspetta?
È motivo di orgoglio personale ma anche per l’Ordine ed il territorio di Como, molto conosciuti a livello nazionale. Ora però c’è tanto lavoro da fare. La nostra professione versa in una condizione di sofferenza che deve essere affrontata ritrovando piena identità del nostro ruolo. E poi è necessario che gli Ordini abbiano un ritorno in termini di supporto, che venga valorizzata la loro grande produzione formativa e culturale. Infine è necessario affrontare il tema di una legge per l’architettura.

Lascia un Ordine attivo ma anche aperto alla città con iniziative come “Fisionomie Lariane”, le Giornate del Razionalismo, il Premio Magistri Cumacini e i progetti per le scuole. È soddisfatto?
Da un certo punto di vista architettura e città sono temi immediati perché sotto gli occhi di tutti, ma è anche facile darli per scontati. Credo che l’obiettivo di portarli all’interesse di tanti sia stato raggiunto e se è stato possibile è grazie al contributo di tutti i Consiglieri. Un lavoro corale che mi auguro possa essere portato avanti.

Uno dei temi che in questi anni le è stato più a cuore, quello dello Stadio Sinigaglia e della “cittadella razionalista”, torna oggi alla ribalta dopo la promozione del Como in serie B. Che suggerimento lascia alla città?
Che il carico imposto dallo stadio sia sproporzionato rispetto alla sua posizione all’interno della città, è un tema che portavamo avanti già 30 anni fa. Quella zona è uno spazio eccezionale, unisce in maniera coerente funzioni diverse, dagli spazi di svago allo sport, dalle funzioni commemorative a quelle residenziali con due capolavori come il Novocomum – dove a inizio mandato abbiamo portato la nostra Sede – e la Casa Giuliani-Frigerio, l’Alfa e l’Omega del lavoro di un genio come Giuseppe Terragni.

E poi c’è lo stadio.
Un edificio irrisolto e martoriato che andrebbe riportato a una condizione armoniosa togliendo le aggiunte che lo deturpano e dando al calcio una nuova struttura moderna in un luogo esterno e di facile accessibilità. Lo stadio attuale andrebbe restituito alla città perché non ha senso che, in un tempo in cui si parla di spazio pubblico come generatore di benessere, ci sia un elemento che impedisce la fruizione piena dei luoghi, interrompendo ad esempio durante le partite, la continuità della passeggiata villa Geno-Cernobbio o anche solo privando la città di spazi utilizzabili per fare sport.

Qual è il suo sogno nel cassetto per questa zona?
Un concorso di idee per ripensarla. Potrebbe davvero cambiare volto. I concorsi, salvo esiti cortocircuitati come quello per la Ticosa, sono virtuosi, aprono gli occhi su possibilità a cui non si aveva pensato, accendono l’interesse e attivano un dibattito che può fare solo bene alla città. E se ci sono progetti validi, i finanziamenti si trovano.

L’Ordine può avere un ruolo di sprone nei confronti dell’Amministrazione?
Può dare supporto per redigere i bandi di Concorso e seguirne gli sviluppi o suggerire indicazioni metodologiche, ma è più difficile prendere posizioni specifiche. L’abbiamo fatto con lo stadio, siamo stati criticati da alcuni mentre da parte di tanti, pur d’accordo con noi, c’è stato un pubblico silenzio. Quello che, secondo me può fare è continuare a offrire occasioni di discussione e confronto prendendo anche spunto da ciò che è stato fatto altrove. Questa è una delle cose che credo possa servire oggi alla città e che spero venga portata avanti da chi prenderà il mio posto.

Monti: “Ricucire la cittadella degli anni Trenta”

È passato quasi un anno da quando undici big comaschi scrissero una lettera aperta all’amministrazione comunale guidata da Mario Landriscina. Erano i giorni in cui Palazzo Cernezzi avrebbe firmato la concessione per i prossimi dodici anni dello stadio Sinigaglia alla società di calcio Como 1907.

Foto Aeroclub

Quello che chiedevano personaggi quali Moritz Mantero e Nini Binda ma anche Paolo De Santis, era “visione”: se fosse possibile concedere quella struttura, che non è semplicemente uno stadio bensì un monumento razionalista nel cuore di una parte fondamentale della città, con l’unico progetto da parte della società di un campo sintetico (ad oggi ancora non realizzato).

A pochi giorni dalla promozione in Serie B della squadra lariana, si pone di fronte all’amministrazione in modo impellente il tema dello stadio da ristrutturare e da adeguare alle prescrizioni del secondo campionato nazionale. Tutto ciò però non può prescindere da una riflessione più ampia su tutta quell’area, che comprende la Canottieri Lario, lo Yacht Club, l’Aeroclub ma anche il Tennis Como e quindi la passeggiata Lino Gelpi e il compendio di Villa Olmo.

“Tutto quello che noi oggi vediamo, quegli edifici meravigliosi, sono stati resi possibili negli anni Trenta dalla visione di un sindaco che per realizzare una strada pubblica, una passeggiata sul lungolago a disposizione della comunità, espropriò gli affacci a lago delle grandi ville private” ci spiega l’architetto Angelo Monti, tra i firmatari di quella lettera aperta di cui parlavamo all’inizio.

“Oggi – prosegue – c’è bisogno della stessa visione per ricucire quell’area, come ama dire di alcuni luoghi Renzo Piano. Quell’area all’epoca nacque come cittadella del tempo libero e dello sport grazie a progetti di qualità e ovviamente al Razionalismo. Oggi deve restare parte pubblica della città perché è strategica”.

Le condizioni in cui versa l’area però non sono più sostenibili, soprattutto quelle di via Giancarlo Puecher assediata dalle auto e dall’incuria. “La qualità urbana in quest’epoca è un grande valore aggiunto perché serve ad attrarre le persone – conclude l’architetto – In quella zona quindi bisogna ridisegnare lo spazio pubblico, attraverso l’arredo urbano, per rendere tutto unitario: si pensi a un viale alberato, al lungolago fino a Villa Olmo che finalmente diventi polo culturale e a tutti gli sport che coesistono in quelle strutture di pregio. E’ una parte di città delicata, che ha bisogno di interventi delicati, appunto, e attenti: non si può sempre rincorrere i problemi. Società Como 1907 e amministrazione comunale ci dicano come vogliono far vivere quell’area”.

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un commento

  1. Finalmente qualcuno con un po di sale in zucca… Non ha senso mantenere lo stadio lì dov’è e messo in quelle condizioni è ora di avere coraggio e coatruirne uno nuovo più a misura di tifoso in un area vicina all’uscita dell’autostrada, ma ovviamente pensieri di questo tipo da chi non riesce a risistemare i giardini a lago e manco a fare un bando che finisca bene in tre anni figuriamoci

Lascia un commento

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo