La notizia della piscina svizzera (nel Canton Giura) che ha deciso di chiudere le porte agli stranieri dal 4 luglio fino al prossimo 31 agosto (ne avevamo parlato qui), ha degli strascichi anche in Canton Ticino, a due passi dal confine.
A chiedere infatti una riflessione sul tema per pensare a un’ipotetica applicazione di decisioni simili anche nei lidi ticinesi è la Lega dei ticinesi. “Per inquadrare la situazione, una premessa: i biglietti d’ingresso in una piscina pubblica coprono solo una piccola parte dei costi d’esercizio (per non parlare dell’investimento per la costruzione, che è a carico della collettività).In media, a livello svizzero, i biglietti d’ingresso coprono una quota compresa tra il 20% e il 40% dei costi di gestione delle piscine comunali. Ciò significa che la parte restante, tra l’80% e il 60%, rimane a carico del contribuente. Il quale ha pertanto tutto il diritto di usufruire in pace (e prima) dei servizi che paga”, questa il ragionamento.
E così dopo aver ricordato come da un sondaggio effettuato da La Tribune de Genève dopo i fatti raccontati, è emerso come ben l’81% è favorevole ad adottare misure analoghe anche nelle altre località di confine, ecco che ci si pone l’interrogativo
“Il problema dell’accesso alle piscine da parte di stranieri non residenti si pone anche dalle nostre parti in termini di sovraffollamento. Nel Mendrisiotto, nel Malcantone e anche altrove ci sono piscine letteralmente prese d’assalto da utenti italici. Di conseguenza, la popolazione locale si trova sfrattata o pesantemente penalizzata, dovendo fare i conti con code e ressa. Ma è ovvio che non ci sta bene finanziare le piscine per venirne poi cacciati da bagnanti d’Oltreramina”, scrivono.
Sicché, una riflessione “sul “modello Porrentruy” (la cittadina del Canton Giura dove si sono verificati i fatti ndr), va fatta anche alle nostre latitudini”, la conclusione.