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Tassa sulla salute, arriva il giorno della verità. Sindacati in Regione a fine luglio. E si profila un ricorso alla Corte Costituzionale

Estate con il brivido per i vecchi frontalieri a causa della tanto contestata e per ora invisibile tassa sulla salute. Il prossimo 22 luglio infatti i sindacati sono stati convocati a Milano, dove a Palazzo Lombardia verrà discussa ancora una volta l’imposta prevista dal Governo nel 2024.

Balzello, come noto rimasto per ora inapplicato ma che più volte è stato ribadito, si vuole introdurre. (qui gli approfondimenti)

“Sentiremo quali sono le valutazioni della Regione – ha detto al Cdt Giuseppe Augurusa responsabile nazionale dei frontalieri per la CGIL – personalmente, credo che si siano resi conto del fatto che il meccanismo previsto dalla norma non è in grado di funzionare”.

Meccanismo che – va ricordato – prevede di prelevare una somma dal salario dei vecchi frontalieri – ancora però non si è capito come – da destinare ai sanitari che lavorano sulla fascia di confine così da limitare la fuga di queste figure professionali nella vicina Svizzera decisamente molto più allettante sul fronte economico.

Un mare di dubbi – che si spera possano essere risolti nel vertice – tra i quali ad esempio capire se tale balzello, variabile da un minimo di 30 a un massimo di 240 euro al mese a seconda del reddito – possa essere retroattivo. Ovvero se i frontalieri, qualora dovesse diventare esecutiva la disposizione, si troverebbero a dover pagare anche gli arretrati. Applicando ad esempio infatti il massimo della tassa (240 euro al mese), ecco che dovrebbero subito sborsare per il 2024 – visto che difficilmente sono prevedibili novità prima della pausa estiva – quasi 3 mila euro.

Il Piemonte, nelle settimane scorse ha già detto che non applicherà la tassa. In Lombardia, dove l’importo in gioco è decisamente maggiore (si parla, nei primi anni, di decine di milioni di euro), tutto è in gioco.

I sindacati chiedono che il provvedimento sia ritirato o, in alternativa, che diventi volontario. “Senza un’intesa – conferma Augurusa al Cdt – faremo ricorso in Corte Costituzionale. Ci auguriamo pure che la Svizzera, di fronte a una violazione dell’accordo internazionale, dica finalmente qualcosa, e non si limiti a delegare ai docenti e agli istituti universitari l’espressione del proprio parere contrario”.

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