I temi caldi sul confine sono diversi. Non solo la contestatissima tassa sulla salute ma anche il ricalcolo errato della NASpI e le disparità fiscali tra “nuovi” e “vecchi” frontalieri.
E su tutte e tre queste istanza si muove l’UFIS (L’Unione Frontalieri Italiani in Svizzera) che ha deciso di avviare una class action a tutela dei diritti dei frontalieri.
Ecco nel dettaglio i temi oggetto della class action e la spiegazione su cosa si andrà a insistere:
L’UFIS annuncia l’avvio di tre istanze coordinate a tutela dei lavoratori frontalieri, volte a contestare l’applicazione disomogenea e giuridicamente discutibile del nuovo accordo bilaterale tra Italia e Svizzera, nonché procedure regionali e fiscali che si ritengono non conformi alla Costituzione e ai principi europei di non discriminazione.
Le tre azioni, distinte ma strettamente connesse, mirano a dimostrare l’incoerenza e la volubilità dell’attuale quadro normativo e amministrativo, frutto anche di interpretazioni regionali improprie e di interventi ministeriali, in particolare da parte della Regione Lombardia e del Ministro Giorgetti, che hanno generato incertezza e disparità di trattamento per migliaia di lavoratori frontalieri.
1) Istanza contro la “tassa sanità” e l’applicazione retroattiva. UFIS contesta l’imposizione di un contributo sanitario aggiuntivo (circa 130 euro mensili) che sarà richiesto retroattivamente ai vecchi frontalieri, in assenza di una legge formale che ne consenta la retroattività. Si evidenzia la violazione dell’art. 23 della Costituzione, secondo cui nessuna prestazione patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge, oltre a profili di disparità di trattamento (art. 3 Cost.) e di lesione del diritto alla salute (art. 32 Cost.). Inoltre, tale contributo costituisce una palese violazione degli Accordi Bilaterali Italia–Svizzera e dei principi di non doppia imposizione, poiché rappresenta di fatto una seconda tassa non autorizzata su una copertura sanitaria già garantita dal sistema svizzero. UFIS chiede pertanto l’annullamento del nuovo balzello, in difesa dei diritti economici e sanitari dei lavoratori frontalieri.
2) Istanza per il corretto pagamento della NASpI ai frontalieri. Nel nuovo accordo Italia–Svizzera è previsto che, nei primi mesi di disoccupazione, i lavoratori frontalieri percepiscano un’indennità calcolata sulla base della retribuzione effettiva percepita in Svizzera, come riconosciuto dai principi di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale europei (Regolamenti CE n. 883/2004 e n. 987/2009) e dall’Accordo bilaterale del 23 dicembre 2020.
Tuttavia, nella pratica, l’Italia non applica correttamente tale previsione: l’INPS continua a liquidare la NASpI applicando la soglia massima prevista per i lavoratori italiani, nettamente inferiore al valore reale delle retribuzioni svizzere. Questo genera una grave disparità di trattamento e una violazione del principio di parità di trattamento tra lavoratori frontalieri e residenti, in contrasto con gli artt. 3 e 36 della Costituzione e con il diritto europeo. UFIS denuncia questa distorsione amministrativa, chiedendo che la NASpI dei frontalieri sia calcolata in modo conforme agli importi salariali realmente percepiti in Svizzera, come previsto dagli accordi internazionali, e che vengano riconosciuti gli arretrati a tutti i lavoratori penalizzati da tali prassi errate.
3) Istanza contro l’IRPEF in acconto eccessivo e le discriminazioni tra “nuovi” e “vecchi” frontalieri UFIS contesta la richiesta di acconti IRPEF sproporzionati ai nuovi frontalieri, senza adeguato riconoscimento immediato del credito per imposte estere previsto dall’art. 165 del TUIR. Tale applicazione genera un doppio prelievo di cassa e discrimina categorie
omogenee di lavoratori, in violazione degli artt. 3 e 53 della Costituzione e dell’Accordo Italia–Svizzera del 23 dicembre 2020 (L. 83/2023).UFIS chiede parità di diritti per tutti i lavoratori frontalieri, rifiutando l’applicazione di regimi fiscali che discriminano i nuovi lavoratori rispetto ai precedenti, e che impongono versamenti preventivi in contrasto con i criteri di equità, proporzionalità e certezza del diritto.
Le tre iniziative nascono dall’impegno di UFIS per tutelare i diritti dei lavoratori frontalieri e per chiedere una revisione complessiva dell’accordo bilaterale Italia–Svizzera, che ha introdotto incertezze e iniquità sostanziali. UFIS ritiene che l’attuale quadro normativo contrasti con i principi costituzionali di legalità, uguaglianza, capacità contributiva e tutela
del lavoro, oltre che con il diritto europeo.Le adesioni alle tre istanze sono aperte a tutti i lavoratori frontalieri interessati. È possibile iscriversi a UFIS e sottoscrivere la partecipazione alle azioni collettive attraverso il portale ufficiale www.ufis.it.