Quest’oggi l’ennesimo incontro a Palazzo Lombardia tra la politica e, in questo caso, i sindacati. E anche se si è lontani da una definizione dei dettagli di questa tassa, emerge però qualche dettaglio concreto che fa capire come la tassa sarà.
A dirlo è l’assessore regionale con delega ai Rapporti con la Confederazione elvetica, Massimo Sertori, che ha convocato e guidato oggi, a Palazzo Pirelli, l’incontro tra Regione e associazioni sindacali (Cgil, Cisl e Uil), sul tema del contributo economico al servizio sanitario italiano da parte dei lavoratori frontalieri.
“Abbiamo incontrato i sindacati per avanzare proposte concrete per rendere attrattivo il lavoro di medici e infermieri nelle aree di confine. Questo è il nostro obiettivo: aumentare lo stipendio di medici e infermieri dei presìdi di confine utilizzando il contributo di solidarietà da parte dei vecchi pendolari che – è bene ricordarlo – a oggi usufruiscono dei servizi del sistema sanitario regionale senza contribuirvi”.
“Abbiamo deciso di applicare – prosegue Massimo Sertori – la percentuale minima prevista per legge, ovvero il 3% della paga netta“.
“Abbiamo voluto inoltre ascoltare – continua l’assessore – la parte sindacale e per questo abbiamo avanzato la proposta di studiare la modalità di un welfare territoriale per rispondere ad alcune esigenze specifiche dei frontalieri. Il nostro obiettivo fondamentale è quello di rafforzare la sanità pubblica e rendere attrattivo il lavoro di medici, infermieri e personale sanitario aumentando sensibilmente la loro retribuzione”
“Nelle prossime settimane – conclude Massimo Sertori – avanzeremo proposte concrete per tradurre quanto abbiamo oggi discusso e concordato”.
Sul tema in precedenza era intervenuto il consigliere regionale del Pd Angelo Orsenigo. “Accogliamo positivamente il fatto che finalmente si apra un confronto con le parti sociali, dopo mesi in cui abbiamo chiesto trasparenza e ascolto su un tema che tocca decine di migliaia di famiglie lombarde. La tassa sulla salute per i frontalieri rischia di essere un doppio prelievo ingiusto, che colpisce chi lavora oltreconfine e già contribuisce al nostro sistema sanitario attraverso l’accordo fiscale tra Italia e Svizzera”, dice Orsenigo.
“Da mesi denunciamo la mancanza di chiarezza e la confusione generata dalla Regione su questa misura – dichiara Orsenigo – Bene il confronto col sindacato, ma ora servono risposte concrete: quanto si pagherà, chi pagherà, e soprattutto perché si continua a penalizzare una categoria di lavoratori che contribuisce all’economia dei nostri territori. Mi aspetto che l’assessore Bertolaso venga presto in Commissione a riferire e che la Giunta chiarisca una volta per tutte le proprie intenzioni”.