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Tensione sulla storica associazione: “Rappresenta i Comuni, a che titolo va ai tavoli sui lavoratori frontalieri?”

Uno scontro giocato in punta di fioretto si sta combattendo sulla linea di confine e vede come protagonisti i lavoratori frontalieri (sullo sfondo) e chi li dovrebbe tutelare. Soggetti tra i quali vengono alla luce segnali di malcontento e richieste di chiarimenti.

Ad agitare le acque è Ufis, l’Unione frontalieri italiani in Svizzera che, partendo dal tema caldo dei ristorni, allarga il campo per domandare quali siano i soggetti legittimati a rappresentare tali interessi e come si stiano comportando. In dubbio l’attività dei sindacati sempre “più assenti dagli eventi pubblici e dai momenti di confronto territoriale”, e soprattutto  l’Associazione italiani comuni di frontiera (Acif), presieduta da Massimo Mastromarino. Diverse le richieste alla luce del fatto che “a seguito degli accessi agli atti effettuati, non risultano trasmessi né disponibili verbali assembleari, atti di nomina o documentazione idonea a ricostruire in modo completo e verificabile il funzionamento dell’Associazione dei Comuni Italiani di Frontiera (ACIF)”.

Ecco tutti i dubbi sollevati da Ufis:

Il tema dei ristori ai Comuni di frontiera e della tutela dei lavoratori frontalieri non può più essere affrontato attraverso dichiarazioni di principio, consuetudini consolidate o rappresentazioni mediatiche. È necessario riportare il confronto sul piano degli atti, della trasparenza amministrativa e dei risultati concreti.

Un punto va chiarito senza ambiguità: i Comuni di frontiera ricevono ristori solo se i lavoratori frontalieri sono realmente tutelati sul piano fiscale, previdenziale e sanitario. Le due dimensioni sono strutturalmente connesse e non possono essere trattate come ambiti separati.

Nel dibattito di queste settimane si sono susseguiti comunicati e prese di posizione, in particolare da parte del Presidente dell’Associazione dei Comuni Italiani di Frontiera, Massimo Mastromarino, e di esponenti regionali che rivendicano di “avere avuto ragione” sulle scelte compiute.

Dichiarare di “avere avuto ragione” è sempre facile a posteriori. Più difficile è dimostrarlo nei fatti. E, al netto dei cognomi, ciò che conta non è apparire astuti, ma esserlo davvero nella gestione di questioni complesse come il frontalierato, la tutela dei lavoratori e la trasparenza amministrativa.

A fronte di una forte esposizione mediatica, non appare evidente un miglioramento concreto della tutela dei lavoratori frontalieri, oggi demandata esclusivamente alle sigle sindacali presenti ai tavoli istituzionali. Non è un caso che la partecipazione delle organizzazioni sindacali agli eventi pubblici e ai momenti di confronto territoriale sia pressoché assente, a conferma di una distanza crescente tra rappresentanza formale e realtà vissuta dai lavoratori.

Questo quadro è aggravato da una evidente confusione istituzionale a livello regionale, dove tavoli e audizioni si susseguono spesso per consuetudine più che per una chiara definizione dei ruoli. In tale contesto, UFIS non è stata convocata in audizione, nonostante rappresenti direttamente i lavoratori frontalieri e abbia formalmente richiesto di essere ascoltata.

Sul piano amministrativo, alla data odierna, a seguito degli accessi agli atti effettuati, non risultano trasmessi né disponibili verbali assembleari, atti di nomina o documentazione idonea a ricostruire in modo completo e verificabile il funzionamento dell’Associazione dei Comuni Italiani di Frontiera (ACIF).

La risposta di ANCI Lombardia ha inoltre precisato di non essere titolare né custode della documentazione interna di ACIF, rinviando ogni richiesta informativa direttamente all’Associazione stessa.

Anche la risposta formale del Ministero del Lavoro ha chiarito che ACIF partecipa ai tavoli nazionali esclusivamente in rappresentanza delle amministrazioni locali di confine, e non quale soggetto rappresentativo dei lavoratori frontalieri, ruolo che la normativa attribuisce alle organizzazioni sindacali. Una distinzione netta che conferma la necessità di evitare sovrapposizioni e ambiguità.

È inoltre emblematico che il tavolo interministeriale sul frontalierato non venga convocato da mesi, a conferma del fatto che il tema non viene considerato di interesse nazionale. In questo scenario, appare evidente che le decisioni che riguardano il frontalierato devono partire dai territori e dai lavoratori, e non essere demandate a sedi lontane e scarsamente operative.

Sul fronte delle azioni concrete, UFIS ha già provveduto ad attivarsi formalmente anche sul dossier OIL. In qualità di Presidente e Rappresentante legale di UFIS, Lisa Molteni ha promosso tutte le procedure necessarie per ottenere chiarimenti e informazioni puntuali, operando nel pieno rispetto delle regole non al 100%, ma al 200%, sul piano documentale e istituzionale.

Lisa Molteni presidente Ufis
Lisa Molteni presidente Ufis

È infine necessario ricordare che i ristori non si fermano agli 89 milioni di euro, che rappresentano la soglia minima garantita: le risorse complessive possono arrivare fino a circa 125 milioni di euro, comprensive del surplus, che deve essere destinato ai Comuni di frontiera.

Alla luce di quanto sopra, ci si riserva di proseguire con ulteriori richieste di integrazione agli accessi agli atti e con approfondimenti sul merito, affinché il confronto torni a fondarsi su atti verificabili, tutele reali e responsabilità istituzionali.

I territori non hanno bisogno di propaganda.
Hanno bisogno di verità, regole e decisioni che partano dal basso.

Ufis

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