Foto di auto italiane parcheggiate male, spesso di traverso, in divieto di sosta o con due ruote sul marciapiede. È la nuova campagna social di Lorenzo Quadri, membro del Consiglio nazionale svizzero e della Lega dei Ticinesi, che ha scelto Facebook per “denunciare un malcostume”: le auto con targa italiana parcheggiate in modo incivile sul territorio ticinese. Un’abitudine diventata virale, discussa, criticata, ma anche applaudita. E soprattutto, dichiaratamente polemica.
Tutto è cominciato con una reazione. “È stato in risposta alla campagna del sindaco di Como e di tanti giornali comaschi – racconta Quadri – Loro pubblicano targhe ticinesi posteggiate male in città. A un certo punto ho cominciato a ricevere foto di auto italiane parcheggiate in modo assurdo in Ticino, così ho deciso di iniziare anch’io a pubblicarle”.
Le immagini mostrano veicoli con targa italiana lasciati in mezzo ai parcheggi riservati, a cavallo delle linee, di traverso, in divieto, in zona blu senza disco. E il commento è sempre secco: segnalazione, ironia e denuncia, tutto insieme. “Non mi invento nulla – sottolinea Quadri – Sono fatti reali è una documentazione, dimostrano che c’è chi entra in Svizzera e si comporta come se potesse fare tutto quello che vuole. Segnalare questi comportamenti è legittimo“.
“Una seccatura concreta perché chi lo fa non vive in Ticino”
Dietro i post, però, c’è un meccanismo ben oliato: le immagini non le scatta lui, ma gli arrivano da cittadini, lettori e simpatizzanti. “Ricevo moltissime foto. Il fatto stesso che la gente me le mandi dimostra che questo malcostume dà fastidio. C’è chi lo considera un problema minore, ma per chi vive in città, dover fare i conti con posteggi occupati abusivamente è una seccatura concreta. Soprattutto quando a farlo è qualcuno che neanche vive qui”.
Per Quadri, poi, la questione va oltre il singolo parcheggio sbagliato. “Gli italiani che lavorano in Svizzera già beneficiano di stipendi più alti, servizi migliori e infrastrutture più efficienti. Se in più vengono qui e si comportano con arroganza, come se tutto fosse lecito, la gente si irrita. La campagna del sindaco e dei giornali è sembrata a molti ticinesi un attacco gratuito e allora è nata questa risposta. Prima non ricevevo nessuna foto e ora me ne mandano 4 o 5 a settimana”.
Le targhe nelle immagini pubblicate da Quadri vengono oscurate, anche se, precisa lui “non è nemmeno chiaro che sia obbligatorio. La macchina è su suolo pubblico e può essere fotografata. Ma io le targhe le nascondo comunque, l’obiettivo non è colpire l’individuo, ma mostrare il comportamento”.
“Ricevo insulti di ogni tipo, soprattutto da utenti italiani”
E le polemiche? Non mancano. “Ricevo insulti di ogni tipo, soprattutto da utenti italiani, anche commenti razzisti. Ho dovuto disattivare i commenti sotto i post perché arrivavano a raffica, anche nei messaggi privati non si risparmiano ma ci faccio il callo: chi fa politica è abituato. Uso spesso il tasto ‘blocca’, sono i soliti leoni da tastiera“.
A chi lo accusa di voler alimentare tensioni tra svizzeri e italiani, Quadri risponde secco: “Le tensioni ci sono già, e non sono certo io ad averle inventate. Io mi limito a mostrare una realtà che esiste. Se a qualcuno dà fastidio, dovrebbe piuttosto interrogarsi sul comportamento mostrato nella foto, non su chi la pubblica”.
Per ora, comunque, non sono arrivate denunce né richieste di rimozione da parte dei soggetti fotografati. “Parcheggia bene e non verrai fotografato, è semplice”.
Quanto alla possibilità di un confronto diretto con il sindaco Rapinese, Quadri ammette: “Lo conosco, ci siamo incrociati per altre questioni, ma non abbiamo parlato di questa faccenda. È libero di fare le sue campagne, io le mie. Né lui può impedirmi di pubblicare queste foto, né io posso impedirglielo”.
Un botta e risposta che per ora continua e che, almeno sui social, sembra avere ancora parecchio carburante.