La partita non è chiusa, dunque. O almeno, l’imprenditore Paolo De Santis, che per conto di Officina Como, ha presentato una settimana fa al Comune di Como la proposta per un Hub Creativo in Ticosa, ha deciso di giocarla fino all’ultimo secondo utile. E infatti, ieri, lunedì, una tappa significativa del tentativo in extremis di salvare l’iniziativa (portata avanti con il sostegno di ComoNext, Cassa Depositi e Prestiti, Fondazione Volta) si è svolto davanti a un ristretto numero di big di Unindustria Como.
De Santis ha nuovamente illustrato il progetto ormai noto nei tratti fondamentali: una sorta di piccola “ComoNext” urbana nell’area ex Ticosa, corredata da una quota di alloggi per housing sociale (circa 200) e residenze universitarie, oltre a una piccola quota di commerciale di servizio e parcheggi.
Il tutto per un investimento (sostenuto in gran parte da Cdp) di circa 45 milioni di euro e con l’obiettivo di agganciare il via al progetto alle erogazioni emblematiche di Fondazione Cariplo, che per quest’anno mette a disposizione della provincia di Como 5 milioni di euro. Ma con l’ormai nota tagliola temporale: presentazione di progetto e richiesta formale del maxicontributo entro la scadenza, vicinissima, del prossimo 28 febbraio.
Un insieme di fattori che ha già spinto la maggioranza di centrodestra del Comune a bocciare progetto e relativa corsa contro il tempo ma che – dicono i pochissimi rumors filtrati dalla sede di Unindustria – avrebbero invece trovato terreno più fertile tra gli imprenditori. Forse soltanto oggi si sapranno i dettagli e l’esito del confronto andato in scena in via Raimondi 1, ma il terreno pare sia stato più favorevole a De Santis rispetto a quello accidentatissimo trovato a Palazzo Cernezzi.
Ma ieri sera un altro momento importante ha avuto luogo: la riunione del Tavolo informale dell’Urbanistica, a Palazzo Cernezzi, attorno al quale l’assessore Marco Butti ha riunito i rappresentanti dell’Ordine degli architetti, degli Ingegneri, di Ance e anche un altro rappresentante di Unindustria. Nonostante il riserbo anche su questa riunione, tutta incentrata sempre sulla proposta De Santis (peraltro non ancora formalmente depositata da Officina Como), l’umore complessivo colto a fine vertice tendeva verso un duro realismo venato di pessimismo.
Tradotto: molte le obiezioni, sebbene con sfumature diverse, soprattutto sulla tempistica oggettivamente ristrettissima entro cui la città sarebbe chiamata a dare un responso da dentro o fuori su una partita così grande e strategica. E poi – anche qui, con posizioni diversificate – sarebbero emerse anche obiezioni di merito: dallo scetticismo diffuso sulla reale efficacia di un mini-villaggio universitario nei giorni in cui l’Università dell’Insubria abbandona il Collegio di Santa Teresa, ad esempio, passando per l’housing sociale che più di tutto aveva già fatto rizzare i capelli in testa alla maggioranza comunale.
Insomma, a oggi, e pur in assenza di prese di posizione ufficiali dai vari soggetti coinvolti finora, la bilancia sembra pendere decisamente più verso il no alla proposta De Santis. Ma non è detto che da qui al 28 febbraio la partita-Ticosa non riservi ancora colpi di scena e, chissà, magari pure ribaltamenti di fronte.
2 Commenti
Il problema reale è che a Como non esiste un respiro internazionale ed un approccio serio all’immobiliare, all’urbanistica e al costruito.
Siamo a 50 km da Milano ma in realtà siamo distanti anni luce.
Gli interlocutori che vengono interpellati su questi temi sono totalmente inadeguati ed impreparati. Gente che non ha alcuna idea di una visione progettuale, di un progetto a lungo termine.
La città dovrebbe attrarre investitori italiani e stranieri seri e creare un appeal internazionale su tutto il suo patrimonio immobiliare. Solo questo può generare una seria e stimolante crescita della città. Questo è quello che è successo e sta succedendo a Milano e nelle maggiori città Europee.
Forse sarebbe opportuno interpellare personalità diverse comaschi che il mondo lo conoscono veramente, lo girano, lavorano nel mondo e lasciar perdere ordini, imprese locali e politicanti senza alcuna visione.
L’urbanistica e l’immobiliare non guardano più al metro cubo e al posto auto.
L’approccio è cambiato.. da più di 10 anni!!
Ecco il tipico esempio per capire come mai Como non va da nessuna parte,troppi gruppi di potere contrapposti,mai una volta che si riesca a fare squadra per il bene comune.
Non lamentiamoci se poi scopriamo che a Varese o a Lecco sono più baravi……