A Colonno, ormai non si parla d’altro: i quattro mesi di chiusura della Regina per la costruzione della Variante della Tremezzina. Tra le vittime annunciate in prima linea i pendolari.
Elisa Abbate, impiegata, racconta: “Il mio ufficio si trova ad Appiano Gentile, è impensabile che io vada in traghetto (soluzione proposta dai Comuni interessati) per poi prendere un bus, rischierei ogni giorno di arrivare in ritardo – spiega – l’unica soluzione, se le decisioni verranno confermate, sarà quella di fare un giro lunghissimo da Porlezza, quindi scendere ad Argegno dalla Valle Intelvi. Lascia perplessi il fatto che lo sappiamo con così poco anticipo, e soprattutto che tempo fa ci era stato comunicato che la chiusura non sarebbe stata così stringente”.
Non molto diversa la situazione di Tiberio Bellosi, idraulico, operativo in zona: “La chiusura inciderà molto sul nostro lavoro, sarà difficile spostarsi da un paese all’altro anche perché lavoriamo sia sul lago che in Val d’Intelvi. Se la situazione rimarrà invariata sarò costretto a dormire in magazzino a Muronico (località di Dizzasco) per tornare a casa il weekend”.
Infine, Felice de Robertis, Agile Transformation Coach, che teme conseguenze estreme: “Nel mio lavoro non ho orari precisi e nemmeno un ufficio di lavoro fisso. Come potrei lavorare, anche se riuscissero ad organizzare dei traghetti? Rischio seriamente il licenziamento. Sì, potrei anche fare il giro lungo e impiegarci quasi due ore in più per tornare a casa, ma se dovesse venirmi un colpo di sonno, chi ne risponderebbe? Non bisogna pensare solo ai turisti, ma anche ai cittadini che lavorano e agli studenti che a breve inizieranno l’anno scolastico”.
Gli interrogativi cui le istituzioni devono rispondere sono molti, e a Colonno la situazione sembra davvero senza via d’uscita, letteralmente.