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Vecchi frontalieri e ‘nuovi’ comuni di confine: il pasticcio che agita fisco italiano e ticinese

La linea di confine si fa sempre più rovente. Non solo l’infinita questione della tassa sulla salute e i timori dei nuovi frontalieri per il primo anno di tassazione con il nuovo regime fiscale.

Ora neanche troppo sottotraccia sta montando anche il malcontento dei vecchi frontalieri residenti però nei nuovi comuni.

Il rischio di confusione è sempre più alto. Necessario dunque fare chiarezza perché la tensione si fa palpabile avvicinandosi le scadenze fiscali. Il primo elemento da evidenziare è che il nuovo accordo fiscale – datato il 17 luglio 2023 – ha portato con sé un elenco dei comuni italiani di frontiera, ovvero entro i 20 chilometri dal confine – inserendo, rispetto al passato, 72 nuovi comuni.

Ebbene i lavoratori di questi comuni, impiegati n Ticino prima del nuovo regime fiscale, domandano a gran voce di essere riconosciuti come vecchi frontalieri mentre il Ticino li considera “nuovi” visto che i “vecchi frontalieri” sono solo quelli che, oltre ad aver già fatto i frontalieri con rientro giornaliero tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023, hanno la residenza fiscale in un comune di confine presente nel vecchio elenco.

Un atteggiamento che dunque eliminerebbe quanti, pur essendo attivi da anni nel mercato elvetico, risiedono in uno dei 72 Comuni della nuova lista. Paesi come Saronno, Lentate sul Seveso, Misinto.

E il malcontento sta montando anche perché la differenza tra i due regimi fiscali è – come noto – decisamente significativa. Sono così già diverse le richieste per interventi utili a regolamentare la situazione in essere con lo spettro della minaccia di azioni legali per ottenere il riconoscimento di vecchi frontalieri.

A tal proposito nel decreto Omnibus dell’agosto del 2024 in cui si parla anche della famigerata tassa sulla salute, è previsto un nuovo regime fiscale opzionale per i lavoratori frontalieri che risiedono in uno dei 72 comuni e lavorano in Svizzera.

A loro la possibilità di optare, già per l’anno fiscale 2024, per una tassazione sostitutiva pari al 25% dell’imposta alla fonte pagata in Svizzera, ottenendo così un carico fiscale complessivo simile a quello dei vecchi frontalieri. Per poter usufruire di questa nuova opzione – come analizzato da tvsvizzera.it che segue il problema sul fronte elvetico – il lavoratore deve soddisfare alcuni requisiti: aver lavorato in Svizzera (nei cantoni Ticino, Vallese o Grigioni) tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023, avere un reddito da lavoro dipendente e risiedere in uno dei 72 comuni indicati dal Decreto Omnibus.

L’opzione fiscale dovrà essere indicata nella dichiarazione dei redditi, semplicemente con una crocetta. Ma il Canton Ticino dice anche che quanti scelgono tale imposizione sostitutiva non possono essere inclusi nell’ambito del nuovo accordo fiscale. Di conseguenza, l’imposizione alla fonte in Ticino per i “nuovi frontalieri” che optano per l’imposta sostitutiva sarà del 100% e non dell’80%, il che comporta un aumento del 20% delle imposte pagate in Ticino.

Dunque, si prospetta un nuovo problema, già ampiamente sotto l’analisi di sindacati e istituzioni, che dovrà essere risolto. Anche perché, essendo questa un’opzione da esercitare sulla dichiarazione italiana, come fanno le autorità ticinesi a sapere quale tipo di tassazione ha scelto il frontaliere di uno dei questi 72 comuni? Il fisco italiano non dà infatti queste informazioni alla controparte ticinese.

Un metodo sembrerebbe esistere – come anticipato da tvsvizzera.it che spiega come “per fissare le giuste aliquote per il singolo lavoratore frontaliere ci sono diverse tabelle: quelle per single o divorziati, conviventi, sposati, con moglie o marito che lavorano, figli a carico. Ma ora anche le tabelle per i vecchi e nuovi frontalieri. I datori di lavoro ticinesi devono dedurre in modo corretto nella busta paga l’imposta alla fonte secondo i calcoli fissati proprio da queste tabelle”. In altri termini, spetta al datore di lavoro in primis applicare la tabella corretta oppure, una correzione da parte del fisco ticinese.

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