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“Via la statua del bimbo con la mascherina. Troppi brutti ricordi”. In Ticino petizione contro la scultura

Molti, specialmente frontalieri, l’avranno vista passando per Chiasso. Stiamo parlando della statua “Ritorno alla Natura”, collocata nella rotatoria tra via Volta, viale Stoppa e via dei Pedroni.

Bene, proprio domani in Municipio a Chiasso, Francesco Romano, consigliere comunale per Helvethica Ticino, consegnerà le firme raccolte con una  petizione on line per farla rimuovere.

Per chi non l’avesse mai vista – anche se è di notevoli dimensioni – è una scultura in fibra di vetro realizzata nel 2021. Alta 2.50 m, ritrae un giovane accovacciato intento a tirare un laccio. Questo laccio, che rappresenta le stringhe di una scarpa, simboleggia la chiusura di una ferita, aperta nel prato dall’invasione dell’asfalto. La statua venne posizionata nel 2022

Secondo la petizione sarebbero centinaia i cittadini che la vorrebbero far togliere perché provocherebbe “un forte sentimento di disagio legato al significato e all’impatto visivo dell’opera. Soprattutto per l’uso della mascherina sul volto del bambino, ritenuta da molti di cattivo gusto, oltre a essere carica di simbolismi negativi legati al periodo pandemico”.

I promotori spiegano come “tutte le altre rotatorie di Chiasso siano decorate in modo armonioso, sobrio e coerente con il concetto di natura, utilizzando fiori, piante o installazioni che trasmettono serenità. In netto contrasto, la statua in questione risulta disturbante, fuori contesto e visivamente dissonante rispetto al paesaggio urbano circostante”.

Questa la spiegazione comparsa online a corredo della petizione. “Con la presente, i sottoscritti cittadini chiedono la rimozione della statua pubblica “Ritorno alla Natura”. Seppur pensata come un omaggio alla natura, l’opera mostra un evidente contrasto tra il messaggio e i materiali utilizzati: un prato all’inglese con basamento in cemento e un bambino in fibra di vetro che tira una corda. Tali scelte materiali non riflettono affatto una visione ecologica e autentica della natura, ma piuttosto una dissonanza che rende l’opera incoerente rispetto ai valori che vorrebbe trasmettere. Inoltre, l’opera è collocata in un periodo storico segnato dalla pandemia, che ha avuto impatti negativi sulle libertà individuali e sullo sviluppo delle nuove generazioni. Le politiche sanitarie adottate, sebbene mirate alla protezione, non hanno raggiunto i risultati sperati e hanno invece limitato gravemente le libertà, aumentando il divario generazionale. La statua, pur chiamandosi “Ritorno alla Natura”, appare come un simbolo di quel periodo che ha sacrificato la libertà individuale per una sicurezza che non ha prodotto i risultati promessi”.

Quindi prima che sia troppo tardi andate a vederla di persona per giudicare.

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