L’appello dei commercianti di via Milano Bassa, per cercare soluzioni e ridare così lustro e slancio alla strada – ospitato sulle pagine di ComoZero la scorsa settimana – non poteva non estendersi e arrivare anche nella parte alta della via. Zona da anni sempre più ai margini della città, esempio purtroppo macroscopico di quella desertificazione commerciale di cui spesso si parla, con vetrine spente e serrande abbassate. La via lamenta da moltissimo tempo delle mancanze basilari, dai parcheggi che consentano a chi magari è di passaggio di fermarsi per una breve sosta e fare delle veloci commissioni, a un progetto che faccia da cerniera tra via Milano Alta e il resto di Como, partendo dalla vicina e strategica area della Ticosa.
Chi in questa zona lavora da decenni è Stefano Vicari, portavoce dei commercianti di via Milano Alta. E il ragionamento non può che partire proprio dalla Ticosa, luogo dai mille progetti pensati e mai realizzati che però ricopre, anche in una prospettiva futura, una funzione vitale. “Purtroppo ancora non si è ben capito cosa ne sarà della Ticosa. Ma un elemento deve essere preso nella massima considerazione e riguarda la necessità di realizzare un’opera di ricucitura con la nostra via – dice Vicari – In Ticosa mettete quello che volete, parcheggi e altro, ma se poi non si creeranno dei percorsi ciclo pedonali o pedonali con via Milano Alta, ad esempio, per noi non avrà alcun senso”.
“Si è anche parlato di recente di prevedere in Ticosa un parcheggio in grado di ospitare anche i tanti bus turistici che oggi si fermano ovunque. Bene, ma se poi non si farà in modo di invogliare i visitatori magari a passare di qui invece che spingerli verso il centro e basta, allora per noi avere o no la Ticosa operativa sarà la stessa cosa – prosegue il portavoce dei commercianti – Non dico che i turisti debbano venire in via Milano Alta invece che andare su lago, ma se si creassero percorsi, da fare a piedi o in bici, collegamenti e altro, anche con questa area di Como, magari ci saranno anche dei turisti che avranno voglia di fare un tour diverso prima di andare, come è naturale che sia, in riva al lago”.
Vicari osserva che “forse sarebbe anche utile convocare chi vive la città, quando si mette mano alla realizzazione dei progetti. O meglio, magari nel nostro caso specifico sarebbe utile interpellare un gruppo di commercianti e di residenti per farsi esporre le nostre idee. Potremmo fornire dei suggerimenti o dare una visuale differente rispetto a quella che si può avere chiusi in un ufficio con delle mappe davanti e solo dei numeri da far combaciare. Cito un piccolo esempio che riguarda la vicina via Grandi e quelle lastre di pietra messe a bordo strada. Possibile che non si possa fare nulla? Sono anni che vengono segnalate come pericolose. Ci vuole maggior cura”.
Altro elemento fortemente negativo che ha contraddistinto via Milano Alta negli ultimi anni è stata la progressiva chiusura di molti negozi con il rapido ricambio di esercenti ma l’altrettanto rapido fallimento delle nuove attività. Anche su questo versante il portavoce dei commercianti ha un’idea precisa. “In questa parte di strada ci sono molti negozi, appartamenti e spazi di proprietà del Comune – evidenzia Vicari – A mio avviso vengono venduti a prezzi troppo alti. Nessuno li compra. Sono fuori mercato. E’ evidente che rimarranno sempre vuoti. Bisognerebbe invece prevedere degli incentivi anche perché già in passato i diversi tentativi di vendita fatti dal Comune non sono mai andati a buon fine. Questo vorrà dire qualcosa. Ci sono prezzi eccessivi, a volte anche la metà di quanto richiesto è già troppo”. A rafforzare il ragionamento arriva un caso pratico. “Ci sono Comuni della periferia milanese in cui vengono realizzati bandi per i quartieri problematici. Sono previste facilitazioni e incentivi per lo sviluppo. Questa potrebbe essere un’idea da proporre anche da noi, ovviamente con dei limiti e specificando la natura di che negozi aprire. Bisogna però agire rapidamente”.
Chi in via Milano ha un ufficio e chi di commercio e piccoli imprenditori si occupa da tempo è Claudio Casartelli, presidente di Confesercenti Como che ben conosce, ha visto e vissuto in prima persona la trasformazione della strada. “Sono qui da più di 20 anni è ho potuto osservare la via cambiare profondamente. Un tempo c’erano molti negozi di quartiere, a partire dal classico alimentari, ma poi progressivamente negli ultimi dieci anni tutto è mutato, in peggio”, dice Casartelli.
Il momento più buio “che mi ha fatto realmente pensare che via Milano Alta non si sarebbe mai potuta riprendere è stato il fallimento del secondo progetto Multi sulla Ticosa. Puntava a creare un grande quartiere allargato che nasceva sulla superficie immensa dell’ex tintostamperia ma prevedeva connessioni anche con via Milano. Si sarebbe creato un vero polo che avrebbe avuto indubbi effetti benefici anche sulla nostra zona. Fallito quel progetto, ho temuto”.
In aggiunta a ciò va anche detto che lentamente “i negozi, spesso anche per costi e affitti troppo elevati e fuori mercato dei tanti immobili presenti, duravano sempre meno e così progressivamente la zona ha perso appeal”, spiega Casartelli. “Bisognerebbe, in attesa di capire cosa ne sarà della Ticosa, intervenire su illuminazione e arredo urbano, a partire dal verde. E’ superfluo dire che il bello attira il bello e se si inizia a creare un ambiente migliore e più invitante poi anche il resto arriverà”. Anche in considerazione del fatto che via Milano Alta ha il suo punto di forza “nel fatto di essere un’arteria di ingresso alla città. Se qui si riusciranno a realizzare alcuni servizi base, a partire da più parcheggi a servizio delle attività, tutto ciò potrebbe funzionare da traino anche per il resto, a partire da nuovi negozi e nuovi residenti. I prezzi sono convenienti e ultimamente stiamo osservando una lieve inversione di tendenza che fa ben sperare”, conclude il presidente di Confesercenti Como.
3 Commenti
Cosa si può trovare nei negozi di Como che non si trovi negli ipermercati e nei centri commerciali disseminati fuori città? Ogni località della prima fascia fuori Como ha un ipermercato o un centro commerciale o spazi della grande distribuzione specializzata. Ci sono a Breccia, a Grandate, a Fino, a Montano, a Lipomo, a Tavernola perfino a Cassina Rizzardi. La domanda, quindi, è perché chi viene da fuori Como dovrebbe mischiarsi nel traffico caotico, scendere in città, trovare parcheggio alla Ticosa o chissà dove, per andare a cercare quello che probabilmente si trova a più buon mercato nel centro commerciale a due kilometri da casa? Cosa hanno i negozi di Como, molti dei quali appartenenti a catene internazionali, rispetto ai negozi che si trovano a Lodi o Rovigo? E non parliamo del boom dell’e-commerce. Quindi di cosa stiamo parlando? Perché dobbiamo costruire parcheggi e intasarci di auto per cercare di prolungare, sempre che ci si riesca, l’agonia di un modello distributivo ormai obsoleto? Mah….
Se qualche commerciante pensa che “parcheggi che consentano a chi magari è di passaggio di fermarsi per una breve sosta e fare delle veloci commissioni” possa risolvere la situazione in meglio è sulla falsa strada.
L’intera via deve essere pedonalizzata cancellando i parcheggi, retaggio degli anno 70, così come in via Borgo Vico, alteimenti non ci sarà nessuna rinascita.
Buona fortuna. Un’incredibile opportunità per creare un bellissimo viale artistico e un centro di attività che potrebbe dare vita all’area. Un progetto stimolante, con così tanto potenziale