Oltre le storie che raccontiamo quotidianamente (fatte di ospedali, malattia, rinascita, dolore, speranza, lavoro, politica, economia e sopravvivenza) ci sono anche i piccoli spaccati, l’ordinario asfittico del lockdown, che tutto sommato è lo stato prevalente di migliaia di persone chiuse a casa.
Riceviamo la lettera di Donatella, 56 anni, comasca, libraia.
E’ un racconto amaro, difficile, dove dopo un iniziale ottimismo la fiducia finisce schiacciata dall’ansia e dalla paura.
E’ accaduto anche questo negli ultimi due mesi. Il virus non attacca solo il corpo ma anche l’anima.
C’è chi ha perso la speranza e teme di non essere più la stessa persona di prima.
Ecco la lettera:
ANDRÀ TUTTO BENE ci dicevano, ne usciremo più forti e migliori, uomini nuovi…allora cosa sta andando storto? Perché io sto perdendo.
Sto perdendo i miei genitori chiusi blindati in una Casa di Riposo che si è ben presto trasformata in un lazzaretto.
Non li vedo da 2 mesi, non so se li rivedrò, quando e in che condizioni li troverò (mentali ed emotive, perché fisiche…). Si potrà ancora chiacchierare in terrazza e bere un caffè insieme?
Sto perdendo il lavoro
Sono uscita dalla libreria dove lavoro martedì 10 marzo disperata, ben consapevole che non sarebbe più stato lo stesso.
Un negozio così non può sopravvivere a questo tsunami; ci vorrebbe una grande motivazione e un grande entusiasmo che non ci sono. O, molto più semplicemente, non ci sono i soldi e quindi non c’è più spazio per me.
Ho 56 anni quello che so fare è vendere libri (anche bene) non credo che in questo momento ci sarà un posto per me in un’altra libreria.
Sto perdendo la passione; ne ho una grande l’arrampicata in montagna condivisa, con mio marito. Non possiamo scalare, non possiamo spostarci.
Progetti di piccoli viaggi (Trentino, Val d’Aosta non grandi cose) sono sfumati così come le ore e le giornate serene trascorse in montagna.
Chiaro che le montagne sono sempre lì ma mi chiedo con tutti questi macigni sulle spalle avrò ancora la giusta serenità per scalare?
Sto perdendo la mia “leggerezza”, il mio mantra era: “Con impegno e spirito leggero…”.
Adesso solo macigni e un’ansia che non mi molla mai, che mi toglie il fiato e sembra un sintomo del virus.
Eppure io ci avevo creduto nell’ANDRÀ TUTTO BENE, ho creduto nel lockdown, nei guanti e nelle mascherine.
Mi sono sentita in colpa per aver comprato salmone (qualcuno fa la fame), vado a correre solo dentro il vialetto del condomino. Ho creduto nello Stato nel suo aiuto e sostegno, non ho ancora visto un soldo di cassa integrazione, ma vedo prorogare restrizioni obblighi e sacrifici.
Ho condannato chi non rispetta le regole, ho parlato di lutto per i morti, di rispetto per chi lavora in ospedale. Tante parolone tanto senso civico e ora mi ritrovo con orrore a pensare hanno fatto bene.
Ecco perché ho l’impressione che, almeno per me NON ANDRÀ TUTTO BENE che ne uscirò certo, ma che non sarò più forte ne’ persona migliore; sarò sconfitta e perduta.
In cosa ho sbagliato?
In scelte di vita precedenti di sicuro, in scelte di una vita precedente.
Ma questa è un’altra storia
È un altro virus.
Grazie per avermi ascoltata.Donatella
2 Commenti
anche io ho perso mamma ho perso lavoro e ho mia figlia da mantenere e accudire con scuole chiuse e estate in arrivo non posso andare a lavorare
Donatella ti abbraccio. Sei stata molto altruista ,una qualità …un dono. No , non andrà tutto bene…Ma cmq andrà dobbiamo almeno uscirne.