Da qualche settimana in via Borgovico (vecchia) 62 a Como ha aperto una bottega che profuma di talento e di sogni diventati realtà. È la Cioccolateria Myo ed è il piccolo capolavoro di Martina, 31 anni, un luogo in cui ogni dettaglio racconta il lungo viaggio che l’ha portata fin qui.
Mamma pugliese e papà di Cantù, Martina è cresciuta a Casnate con Bernate da dove, a 18 anni, parte con un diploma di Grafica e la sua cagnolina Chicca per lavorare come tour operator a Fuerteventura, poi a Barcellona e in Francia, finché, un giorno, torna sull’isola delle Canarie a bussare alla porta di una cioccolateria dove aveva fatto una prova anni prima: “La proprietaria Monica si ricordava di me e mi ha assunta come cameriera, poi in laboratorio, dove ho iniziato ad apprendere le basi del cioccolato”, racconta.
E da quel momento Martina non si ferma più: si iscrive all’Accademia dei Maestri Cioccolatieri Italiani a Belluno, vola in Brasile con una borsa di studio e, una volta diplomata, a Londra dove lavora in una cioccolateria a Notting Hill finché, in piena pandemia, decide di tornare in Italia.
E qui, un’altra svolta inaspettata: “Durante la quarantena mi chiama Ernst Knam (uno dei più importanti maestri cioccolatieri al mondo, Ndr) a cui avevo mandato il curriculum senza aspettative. Dopo due anni sono seconda assistente, facciamo cose incredibili, sculture di cioccolato, lavori per la Rai e per il Festival del Cinema di Venezia – dice – ma non avevo più una vita, così ho detto basta e sono andata a insegnare l’arte del cioccolato per un progetto di empowerment femminile in Veneto, Nina Cacao, andando con loro in Ecuador, tra le comunità indigene dell’Amazzonia, approfondendo la cultura del cacao ma anche quella dei suoi risvolti etici”.
Ma a Martina non basta. Le manca casa ma, soprattutto, un pezzo fondamentale per conoscere il cioccolato a 360 gradi, la pasticceria: “Ho accettato la proposta di diventare Pastry Chef al ristorante Imperialino di Moltrasio – racconta – due anni massacranti ripartendo quasi da zero che, però mi hanno insegnato a gestire un team, ma anche che la pasticceria non era il mio futuro e che era arrivato finalmente il momento di aprire qualcosa di mio”.
E proprio lo stesso giorno in cui la banca approva la sua richiesta di prestito, riceve la proposta perfetta: diventare Visual Maître Chocolatier per una grande azienda italiana. Che fare? “Ho seguito il cuore”.
Nasce così Myo, un progetto che è l’essenza di quello che Martina ha fatto in questi anni, di tutte le esperienze, gli incontri, la fatica e la passione che l’hanno portata fin sulla soglia di questo piccolo negozio nel quale ogni dettaglio è il frutto di una rete di affetti: “Il mio migliore amico ha creato il brand Myo, nome che deriva dalla mia pratica buddista e che significa apertura, rivelazione – dice – un’amica ha creato il packaging, un’altra segue la comunicazione, le grafiche sono fatte da un’amica illustratrice di Londra ispirandosi ai miei tatuaggi”.
E dietro quella piccola vetrina, c’è un mondo di gusto e di professionalità di altissimo livello racchiusi nel sorriso semplice di Martina e nei suoi occhi che brillano raccontando ogni cioccolatino esposto: “Faccio tavolette da degustazione o aromatizzate come quelle al caffè, alle nocciole, mandorle, popcorn, gianduia, sale o caramello salato usando cioccolato belga o di piccole aziende svizzere che hanno piantagioni in Sudamerica – racconta – ma la mia grande passione sono le praline”.
Dodici grammi in cui Martina racconta un mondo intero: “Ci sono mix insoliti come albicocca e pepe, come la mia personalità dolce ma decisa, o arachidi e lampone, dal burro d’arachidi con la marmellata londinese”. E poi mojito, passion fruit, vaniglia, pistacchio, nocciola, caffè, cappuccino e, in autunno, un cioccolatino ai funghi dedicato al papà. E, ancora, cioccolato e cornflakes da sciogliere nel latte, i mendiant con frutta secca e canditi e le introvabili fave di cacao macinate.
Il futuro? “Organizzare corsi di degustazione per raccontare il cacao dalla botanica fino alla questione etica e assaggiando tavolette e praline per capire la differenza tra i cioccolati di diverse parti del mondo e come si riconosce un cioccolato di qualità – dice – un modo per condividere quello che ho imparato nel mio percorso”.
E forse è proprio questo che si respira entrando da Myo: non solo il profumo del cacao, ma quello di una vita vissuta seguendo una passione che oggi, finalmente, ha trovato qui la sua forma perfetta.