A cura di Slow Food Como
La Condotta Slow Food di Como e Lecco è da poco rientrata da un’affascinante esplorazione enogastronomica nel cuore della Brianza, tra le colline del Parco di Montevecchia. Qui, i vigneti, presenti sin dall’epoca romana, oggi vengono coltivati con passione e innovazione, dando vita a vini unici. Anno dopo anno, le superfici vitate crescono: da Montevecchia si estendono fino a Colico e oltre, attraversando i terrazzamenti del Lario e raggiungendo anche zone più interne. Nasce così un vero e proprio triangolo lariano del vino, dove prendono vita una trentina di aziende, oggi riunite nel Consorzio Terre Lariane IGT. Tutte le loro etichette sono disponibili all’Enoteca di Montevecchia, dove è possibile scoprire e apprezzare le eccellenze del territorio. Anna Zottola, presidente di Slow Food Como e Lecco, ha recentemente intervistato una delle aziende appartenenti al Consorzio, per raccontare da vicino questa realtà vitivinicola in continua evoluzione. Sentiamo la voce di Alessandro Possemato dell’Azienda agricola Concordia.
Cosa ti ha spinto a produrre vino nella provincia di Como?
Mi sono avvicinato al mondo del vino quando avevo circa 30 anni. Mi sono così diplomato ai corsi AIS nel 2008 e credevo di sapere tutto sul mondo del vino…mi sbagliavo. Avendo disponibilità di alcuni terreni agricoli, in particolare uno annesso alla mia attività principale di accoglienza – Foresteria La Torretta – dove su circa un ettaro di superficie trovavano dimora alcuni alberi da frutti vecchi e malandati. Da lì il mio pensiero “Cosa ci vuole a mettere dell’uva da vino? Tiro via gli alberi vecchi e via, il gioco è fatto!” Nulla di più sbagliato, ebbe inizio un lungo ripensamento sulle difficoltà annesse alla coltivazione dell’uva che avevo decisamente sottovalutato. Anche se la vera sfida la raccolsi dall’allora delegato AIS al quale chiesi dei consigli ma mi rispose “Lascia stare, che non ti verrà mai niente!” – la sfida era stata lanciata e credo di averla vinta io.
Come può un produttore promuovere il territorio?
Bisogna identificarsi e riconoscersi nel territorio. Il mio, è la IGT Terre Lariane, un vasto areale, quello del Lago di Como, che abbraccia 2 province – Como e Lecco – partendo dall’alto Lario, Colico fino ad arrivare al cuore di Lecco, Montevecchia – la nostra produzione storica – passando per la cosiddetta Bassa Comasca, dove oggi ci sono ben 4 aziende consorziate che producono vino IGT. Da questo punto di partenza io mi sono subito riconosciuto ed ho contattato altri consorziati per avere consigli, trovando ampia e generosa disponibilità e collaborazione; quindi, ho capito che le porte erano aperte. Ho trovato nel Consorzio Terre Lariane una seconda famiglia, pronta ad accoglierti e ad accettarti, non solo per il vino che produci ma soprattutto per quello che sei.
Il tuo vino appartiene al Consorzio Terre Lariane e diversi produttori ne fanno parte. Cosa significa condividere un progetto?
Da quando sono entrato a far parte del Consorzio, nell’anno 2015, ho visto una crescita esponenziale nel numero dei soci (oggi siamo 28) ma anche del livello di interesse che ruota attorno alla nostra IGT ed ai nostri prodotti. Certamente stiamo vivendo un periodo favorevole per il Lago di Como ma non credo che questo, da solo, sia sufficiente. Il Consorzio ha come obiettivi statutari la promozione e la valorizzazione del territorio e dei propri consorziati. Esserne parte non significa solo condividerne i principi a fondamento ma occorre sentire propri gli stessi elementi che lo compongono. Non credo che esistano altre realtà in Italia dove la partecipazione consortile sia così collegiale.
I tuoi vini, quali degustazioni ci proponi? E con quali piatti li abbineresti?
Nasco umile e continuo a esserlo. Il mio catalogo propone due vini, uno bianco e uno rosso anche se ho in cantina una base spumante che verrà pronta tra 24 mesi. Il bianco è uno Chardonnay in purezza, il rosso un Pinot Nero in purezza, entrambi solo acciaio, per ottenere vini freschi, semplici di pronta e facile beva. Il mio Chardonnay bianco, un vino dalla sapidità e mineralità straordinaria, dal terroir di Fino Mornasco, zona non vocata che pure darà alla luce altri bianchi di spessore e di carattere (aspetto infatti che andrà in produzione un lotto impiantato a pinot nero 777 e pinot bianco) proprio come il Sòco bianco. L’abbinamento? Un bel tagliere di salumi accompagnati da formaggi, anche di capra, ma freschi o poco stagionati; oppure andiamo sul classico Riso al Pesce Persico.