Nuovo grande colpo per la Pinacoteca di Como. Il Comune di Como ha acquisito una importante donazione di opere d’arte: si tratta di circa 250 opere di Ugo Bernasconi (Buenos Aires, 1874 – Cantù, 1960) e una cinquantina di opere di artisti del Novecento, tra cui Achille Funi, Renato Guttuso, Pietro Marussig, Emilio Gola e architetti e designer come Gio Ponti. Le opere sono state donate dalla erede di Ugo Bernasconi, e andranno ad arricchire le collezioni civiche della Pinacoteca, dedicate agli esponenti comaschi del Novecento.
Di questa corposa donazione dedicata a Bernasconi fanno parte dipinti che coprono un arco temporale che dai primi del Novecento arrivano sino agli anni ’50, ripercorrendo tutte le tematiche care all’artista: nudi, ritratti di donne e bambini, fiori, nature morte e paesaggi.
Come scritto da Alberto Longatti, nel volume Pinacoteca civica di Como, Opere scelte, Electa 2021: La parte più nota della produzione pittorica di Ugo Bernasconi è quella dei ritratti, dedicati soprattutto ai membri della sua numerosa famiglia, cresciuti con grande affetto reciproco nella casa di Cantù, dove l’artista ha vissuto molti anni lavorando e riflettendo sul senso e il valore dell’esistenza in un clima di intensa spiritualità.
È stato, oltre che pittore, narratore, saggista, autore di aforismi e pensieri. Ha raccomandato ai pittori «non dovete rappresentare ciò che vi sta davanti ma ciò che vi sta dentro» dando anima ai ritratti e sostanza alle cose mediante «certi equilibri di toni e volumi» capaci non di indulgere a riprendere fedelmente il vero ma di ricrearlo personalizzandolo. Il fascino intimo e segreto del suo modo di dipingere, raggiunto attraverso la lezione simbolista di Eugène Carriere e lo studio dell’impressionismo, è tutto nella consistenza plastica, cedevole, fatta di velature e di ondeggiamenti, della materia cromatica. Non tradisce la riconoscibilità del soggetto in stile naturalistico ma ne amplifica le potenzialità espressive, modulando un’atmosfera vibratile, sottilmente emozionale.
Sono connotazioni che si ripetono anche nelle vedute paesaggistiche, aggiungendo talora qualche tocco metaforico, allusivo dell’esistenza di un infinito ultraterreno oltre le apparenze al quale si tende senza poter raggiungerlo (per esempio, tracciando sul terreno sentieri serpentini senza meta).
L’altro nucleo della donazione, che comprende per lo più autori del Novecento italiano, proviene dalle collezioni private dell’artista, di Erica Bernasconi Varvaro e Norberto Marchi ed è espressione di un raffinato gusto personale. Tra essi spiccano ad esempio il grande cartone preparatorio per l’affresco rappresentante i Dioscuri, alto quasi 3 metri, di Achille Funi o la silenziosa natura morta con orologio di Pietro Marussig. Inoltre, una cartelletta contenente 22 fogli tra disegni, scritti e lucidi con progetti di design degli anni ’40 di Gio Ponti o litografie e disegni di Paolo Caccia Dominioni, architetto, artista, scrittore e soldato.
“Con questa importante acquisizione, i nostri plessi museali sfatano il mito del museo, inteso come architettura astratta ed avulsa dal contesto urbano, issandosi come elemento vivo, dinamico, inclusivo e soprattutto in costante movimento. – afferma Enrico Colombo, assessore alla cultura del Comune di Como. La donazione Bernasconi esprime l’affezione che un museo suscita all’interno di una persona unito al dato che l’opera dell’artista, ci offre la possibilità di indagare il ‘900 sotto un’altra luce, lontana dai canoni che ci vengono proposti. Un sentito ringraziamento alla erede per la sua generosità, sensibilità e appartenenza alla comunità. Questa donazione si porta dietro un velo di tristezza, in quanto, il compianto Alberto Longatti aveva già espresso in vari scritti i crismi dell’opera del Bernasconi, mi spiace che non sia qui con noi”.
“La Pinacoteca acquisisce, grazie alla sensibilità dimostrata dalla Erede, una donazione importante non solo per la quantità delle opere, ma per il valore di testimonianza del vissuto dell’artista Bernasconi, che va ad incrementare un filone specifico di espressione artistica del Novecento, già custodito in museo, e che nel prossimo futuro verrà ulteriormente valorizzato, anche attraverso le nuove tecnologie – afferma Veronica Vittani, curatrice della Pinacoteca civica – Un gesto tangibile di affezione ed attenzione che contribuisce a rafforzare il legame tra la Pinacoteca e la comunità, come cammino di dialogo generoso per la crescita del territorio. Lo stesso Bernasconi scriveva “Quando il lievito del bene ti è entrato in un solco dell’anima tutte le altre parti si sollevano insieme”.
Una selezione di queste opere sarà presentata al pubblico attraverso una esposizione gioiello nello spazio Campo Quadro in Pinacoteca, tra la fine del 2024 e l’inizio dell’anno successivo.
Negli ultimi anni, molte sono state le donazioni che hanno interessato le collezioni civiche, come quelle recenti di Badiali, Prina, Radice, Sartoris e ciò dimostra come sempre più i cittadini sentano di avere un ruolo attivo rispetto alla conservazione, alla valorizzazione e alla non dispersione del patrimonio identitario del nostro territorio. Questi lasciti permettono di costituire sempre più integralmente la nostra storia e restituire alla visibilità del pubblico un frammento di una narrazione più grande che è essa stessa identità della città.
Biografia Ugo Bernasconi
Ugo Bernasconi nasce a Buenos Aires il 21 maggio 1874. È stato un pittore, scrittore e aforista italiano, noto soprattutto per alcuni suoi pensieri sull’arte che emergono in Le presenti condizioni della pittura in Italia (1923) e Pensieri ai pittori (1924). Le sue prime esperienze artistiche risalgono alla metà dell’ultimo decennio dell’Ottocento. Dopo un periodo a Parigi, in cui frequenta le lezioni di Eugène Carrière, si stabilisce a Cantù nel 1918.
Nell’arco di tempo tra il 1920 e il 1930, partecipando alle mostre di Novecento, vede crescere la sua esperienza pittorica, conquistando gran parte di critica e pubblico. Dal 1931 al 1939 partecipa alla Quadriennale di Roma. Nel 1937 all’Esposizione Internazionale di Parigi riceve il diploma di Medaglia d’oro e nel 1942 vince il gran premio alla Biennale di Venezia. Nel 1952 riceve il premio Ines Fila per la pittura. Nel 1959 l’Accademia di San Luca a Roma gli assegna il premio nazionale Presidente della Repubblica.
Alcune sue opere sono conservate in numerosi musei italiani e internazionali come la Galleria Nazionale d’Arte moderna di Roma, le Gallerie degli Uffizi, la Galleria d’Arte Moderna di Milano e il Musée des Ecoles étrangèresva Parigi, l’Ermitage di San Pietroburgo.