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Ecco ‘Astratte’, le mostre sono tornate a Villa Olmo. La presentazione, i sassolini di Landriscina e la benedizione (a sorpresa) dell’ex assessore Cavadini

Mattinata di grande arte, quella di oggi, a Villa Olmo, dove l’Assessore alla Cultura Livia Cioffi, il Sindaco Mario Landriscina e la curatrice Elena di Raddo hanno presentato l’attesissima mostra, organizzata dal Comune di Como, “Astratte. Donne e astrazione in Italia 1930-2000”, interamente dedicata ad alcune protagoniste femminili dell’arte astratta italiana. L’esposizione sarà visitabile da domani 19 marzo fino al 29 maggio.

“Non è un’esposizione femminista”

Durante la conferenza di questa mattina la curatrice, Elena di Raddo, ha voluto spiegare le motivazioni della scelta di questo tema particolare: “La mostra parte dalla storia della città di Como – racconta – infatti la base dell’esposizione sono delle artiste comasche, per poi continuare figure fondamentali di tutta Italia. Astratte non è una mostra femminista ma è invece una lettura critica di alcune donne che sono rimaste molto spesso all’oscuro”.

Per per rendere l’esposizione un’esperienza unica, “Astratte” ha tutta una parte digitale che permette di conoscere meglio anche il territorio: “La mostra di Villa Olmo è corredata da un sito dedicato e grazie a un dettagliato lavoro di digitalizzazione, che non si esaurisce nelle sale espositive, ma continua nel territorio secondo itinerari proposti da una app creata ad hoc che non solo guida il visitatore tra le opere in mostra, ma permette di visitare il territorio lariano approfondendone l’architettura razionalista”.

L’investimento del Comune

Per quanto riguarda la rappresentanza politica erano presenti, come detto il sindaco Mario Landriscina e l’Assessore alla Cultura Livia Cioffi, per cercare anche di spiegare anche i motivi di un’investimento tanto ingente per realizzare la mostra, pari a 250 mila euro (150 mila per l’allestimento e la parte artistica e 100 per sito – astrattecomo.it – e app, tour virtuale, allestimento rete informatica).

La presentazione della mostra è stata inaugurata proprio dall’assessore Cioffi: “E’ un onore chiudere la mia esperienza con una grande mostra organizzata dal Comune di Como che ha per oggetto l’astrattismo e le donne. Non posso non ricordare, accanto a queste grandi artiste e grandi donne, l’ufficio che mi supporta che è in gran parte costituito da donne, e ringrazio gli uffici e la cittadinanza per come sono stata sostenuta in questo breve scorcio di mandato”.

Successivamente, durante il suo intervento a Villa Olmo il sindaco di Como ha deciso di togliersi qualche sassolino dalle scarpa, rispondendo a chi ha criticato l’investimento su questo progetto: “La squadra ha lavorato bene e, dopo qualche difficoltà a causa della pandemia, ce l’abbiamo fatta – sottolinea – Questo deve essere un segnale di ripartenza oltre che un’occasione per esorcizzare gli ultimi due anni. Oggi Como fa un passo avanti. Ci sono state delle critiche di qualcuno che credeva fosse più opportuno investire su altro, non sono d’accordo”.

Chiamato proprio da Mario Landriscina, ha preso la parola dal pubblico anche l’ex assessore alla Cultura dell’era Lucini Luigi Cavadini: “La mostra deve essere considerata come una possibilità di ripresa – dice – Il tema è sicuramente interessante e segue tutto un filone nazionale che si sta affermando sempre di più. Basti pensare che la Biennale di Venezia di quest’anno sarà quasi interamente dedicata alle donne, con la volontà di recuperare ciò che si è perso”.

Arriva poi anche l’ammonimento politico: “Mettere i soldi è il minimo che l’amministrazione deve fare – conclude- Bisogna forzare il rilancio culturale a Como. Spero che questa mostra possa aprire la via per il futuro”.

La mostra: un elogio alle donne dimenticate

Il percorso espositivo, che conta la bellezza di 39 opere, è scandito da aree tematiche che evidenziano le diverse declinazioni, modalità e linee di ricerca in cui l’arte aniconica si esprime.

La prima sezione è dedicata alle Pioniere: Carla Badiali, Cordelia Cattaneo, Giannina Censi, Bice Lazzari, Regina e Carla Prina, molte delle quali ebbero un legame stretto con la città di Como, luogo unico in Italia per l’arte astratta grazie alla presenza e al dialogo della pittura con l’architettura razionalista, ma anche alla presenza dell’istituto di Setificio e alla pratica del disegno per tessuto, linguaggio sperimentale e moderno come la fotografia, la danza, il cinema. In questa area un focus è dedicato alle prime opere astratte di Regina, presentate nel 1936 alla Mostra di Scenografia Cinematografica allestita proprio a Villa Olmo.

Nella sezione Segno/Scrittura le opere dei primi anni Cinquanta di Carla Accardi, Irma Blank e Betty Danon definiscono una via nuova all’astrazione, incentrata sul libero fluire delle forme nello spazio mentale dell’artista. Erano anni di rinnovamento e di ripensamento dei linguaggi, quelli della mostra milanese Arte astratta e concreta svoltasi a Palazzo Reale (1947) a cui Roma rispose con la nascita del Gruppo Forma, che ebbe la Accardi come unica componente femminile. Geometrie comprende opere di Nathalie du Pasquier, Chung Eun-Mo, Fernanda Fedi, Tilde Poli, Carol Rama e Fausta Squatriti, artiste che nel segno della geometria rinnovano la ricerca stessa dell’avanguardia storica costruendo mondi basati su leggi matematiche.

La sezione Materia invece è dedicata all’indagine astratta legata all’esplorazione dei materiali: le opere di Luisa Albertini, Marion Baruch, Renata Boero, Gabriella Benedini, e Mirella Saluzzo raccontano ricerche sui pigmenti, sui materiali della scultura tradizionale, come su quelli più moderni come l’acciaio e i materiali naturali.

In Meditazione/Concetto le opere di Mirella Bentivoglio, Alessandra Bonelli, Franca Ghitti, Maria Lai, Luisa Lambri, Lucia Pescador e Claudia Peill manifestano come alla fine degli anni Settanta si avverta la necessità di riflettere sull’eredità dell’avanguardia e sulle conseguenze di quelle prime forme sperimentali sul linguaggio moderno; le artiste si mettono in dialogo con la storia dell’arte e definiscono nuove linee di ricerca.

Nella sezione Corpo/Azione/Re-Azione le opere di Carmengloria Morales e Maria Morganti ci raccontano come, in seguito all’affermazione dell’idea di opera aperta alla fine degli anni Sessanta, anche la pittura sperimenti nuove modalità di realizzazione; per alcune artiste si crea un legame tra l’atto fisico del dipingere e il proprio corpo, e il dipinto diventa il risultato di un’azione o un processo.

L’ultima parte del percorso Spazio/Luce è invece l’area dedicata al secondo dopoguerra, quando la modernità è uno degli aspetti più caratteristici delle ricerche dell’astrazione. Qui troviamo opere di Alice Cattaneo, Sonia Costantini, Dadamaino, Paola Di Bello, Elisabetta Di Maggio, Lia Drei, Nataly Maier, Eva Sørensen, Grazia Varisco e Nanda Vigo, che si distinguono per l’uso di materiali nuovi, come vetro o neon, e, anche nella pittura, per l’indagine della dimensione percettiva e partecipativa dell’arte.

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Un commento

  1. Ci sono state delle critiche di qualcuno che credeva fosse più opportuno investire su altro, non sono d’accordo :

    assurdo pensare di investire su altro che non sia astratto, che si possa vedere e quantificare, come le strade dissestate e la spazzatura a bordo strada(via x brunate), e il bello e’ che chi non approva puo’ sempre essere tacciato di non capire l’ arte, di ignoranza, quindi tutti ad ammirare i novelli Caravaggio Brughel etc……, speriamo ancora per poco, elezioni permettendo.

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