Il 1968 ha segnato un cambiamento epocale nella storia occidentale tanto che, per convenzione, è diventato anno spartiacque tra un prima e un dopo, tra il vecchio e il nuovo. Sono molti i protagonisti di quel mondo travolto da profonde richieste rivoluzionarie: dalla politica alla libertà dei costumi, sociali e sessuali, dal ribaltamento dei rapporti tra industria e lavoratore, tra Stato e cittadino. Più gli studenti e le studentesse sono stati la trazione del cambiamento, del movimento sociale che, dal basso, è sceso in piazza per manifestare sogni e bisogni.
Il fotografo Attilio Mina è stato testimone delle prime manifestazioni di studenti e operai avvenute fra Como e Milano città in cui, per la prima volta in Italia, scoppiò la rivolta contro le autorità. Mina è stato un fotografo protagonista del suo tempo, che ha saputo immortalare non solo i volti dei più giovani ma anche quelli degli emarginati delle periferie di Milano, i pazienti degli ospedali psichiatrici, gli anziani nelle case di riposo e la vita degli ultimi circensi. Così facendo li ha resi immortali.
“L’idea è creare un dialogo – spiega Chiara Milani, direttrice della Biblioteca di Como e curatrice della mostra Sessantotto e dintorni – tra i libri, le riviste e i documenti che ho pazientemente raccolto e le fotografie di Attilio Mina”.
Ad accompagnare il materiale fotografico in bianco e nero, infatti, anche una vasta collezione di riviste, libri e giornali del periodo che documentano gli eventi storici degli anni sessanta. Uno spazio importante è dedicato al ’68 a Como attraverso le riviste studentesche, Quaderni Piacentini e La Vasca tanto per citarne alcuni, e gli articoli di giornale.
Il ricordo di questo periodo va anche all’esperienza di Campo Urbano, un evento organizzato nel 1969 che ha coinvolto pittori, scultori, musicisti, architetti, scrittori e semplici cittadini, che hanno animato con performance ed istallazioni artistiche il centro storico di Como e, tra di loro, lo stesso Attilio Mina. la mostra fotografica è stata allestita con il contributo dell’Istituto di Storia Contemporanea “Pier Amato Perretta” che, in questo periodo, sta portando avanti una ricerca storica, coordinata da Roberta Cairoli, sul ’68 a Como.