Continuano a Lanzo d’Intelvi, suo paese d’origine, le riprese del documentario “Il cinema di Angelo Novi” dedicato al grande fotografo di scena scomparso 21 anni fa.
(Tutte le fotografie pubblicate in questo articolo sono ©Carlo Pozzoni FotoEditore)
Dopo le riprese alla cineteca italiana di Milano con l’intervista a Maurizio Nichetti la troupe si è trasferita a casa Bernardo Bertolucci a Roma per raccogliere il racconto del grande regista premio oscar per L’ultimo imperatore con cui Novi ha collaborato per 5 film.
Dopo le riprese di Lanzo ad ottobre i registi Luca Rossi, anche produttore del film, e Carlo Pozzoni torneranno a Roma per intervistare Giuseppe Tornatore (per cui Angelo Novi ha lavorato in “Nuovo cinema paradiso”) e il gigante tra i giganti della direzione fotografica, Vittorio Storaro. Le riprese dovrebbero poi concludersi la prossima primavera, è previsto che il documentario andrà alla Mostra del Cinema di Venezia 2019.
Il lavoro di ricerca su Angelo Novi è partito alcuni anni fa. Carlo Pozzoni ha lavorato a lungo tra archivi, memorie e materiali. Ne sono nati una mostra e un libro. Ora il documentario per celebrare il genio comasco, per troppo tempo dimenticato.
Un estratto dalla presentazione della mostra “Il mio nome è Angelo Novi” allestita da Pozzoni nel 2014 al broletto:
Secondo le più comuni definizioni da dizionario, il fotografo di scena è il professionista che, su un set cinematografico, scatta le immagini la cui diffusione servirà alla promozione del film. Angelo Novi (1930-1997) è stato molto più di questo. Lungi dall’avere un valore esclusivamente commerciale, le sue immagini, non poche delle quali ascese al rango di icone (si pensi a C’era una volta in America o Ultimo tango a Parigi), sono state “copiate” come inquadrature da parte dei registi con cui ha lavorato. Lo fece persino Bernardo Bertolucci per L’ultimo imperatore.
Nato a Lanzo d’Intelvi, dove ha voluto essere sepolto, Novi frequentò l’Accademia di Brera, quindi la Facoltà di Architettura a Milano, presto abbandonandola per dedicarsi alla fotografia. Nel 1952 iniziò l’attività di fotoreporter per l’agenzia Publifoto, con viaggi in Turchia, Siria, Libano, Iran, India. Nel 1956 trafugò da Budapest scatti della rivolta ungherese all’occupazione sovietica, durante la quale fu dato per disperso, per recarsi infine anche in Vietnam.
A Roma, dove si era stabilito, maturò la scelta di dedicarsi alla fotografia di scena: il primo servizio sul set di un film di Roberto Rossellini, e la mostra allestita al Broletto si apre proprio con un’immagine da Era notte a Roma(1960) di Rossellini per concludere la parabola temporale con una serie di scatti de Il tè nel deserto(1990) di Bernardo Bertolucci, con il quale Novi strinse un legame non solo professionale ma anche di profonda amicizia. In mezzo, oltre a quelle scattate sui set di Pier Paolo Pasolini, le immagini sortite dal lungo sodalizio con Sergio Leone: le foto dei western all’italiana consacrarono Novi come maestro della fotografia di scena.
La mostra Il mio nome è Angelo Novi, voluta dal fotoreporter ed editore Carlo Pozzoni, che trovando sensibili sponsor l’ha organizzata pubblicando anche il catalogo che la correda, vuole essere un tributo all’opera di un comasco che ha contribuito a fare grande il cinema italiano e rientra pertanto nel programma del Lake Como Film Festival 2014.
L’esposizione si compone di 65 fotografie in bianco e nero, stampate da Novi medesimo e messe generosamente a disposizione dalla preziosa collaborazione di Simonetta Borsini, vedova di Angelo Novi, e di una delle loro figlie, Francesca. Durante tutto il periodo dell’esposizione, allestita dal 3 al 27 luglio 2014 nel salone del Broletto, in piazza del Duomo, grazie al patrocinio del Comune di Como, sarà continua la proiezione di “Angelo Novi fotografo di scena”, il documentario che Antonietta De Lillo e Giorgio Magiulo gli hanno dedicato, mentre alcune fotografie inedite di Sergio Grandi lo mostrano nella sua casa di Lanzo d’Intelvi.