Nel cuore di Como, tra i telai, i disegni e i tessuti che raccontano secoli di creatività, il Museo della Seta ha ospitato la presentazione di “La punta della sfera. La filosofia della Tintoria Iltep“. Il volume, firmato da Matteo Valli, amministratore delegato della tintoria comasca, insieme al consulente Daniele Valsecchi, nasce come un racconto di impresa che diventa filosofia di vita. Accanto a loro intervengono il celebre fotografo Mattia Vacca, l’art director Emanuele Amighetti e il giovanissimo poeta Davide Chindamo.
Un libro nato da un atto di fiducia
“Circa dieci anni fa – racconta Matteo Valli – l’azienda ha vissuto una profonda trasformazione. Non starò a raccontarla nei dettagli, ma in quel periodo è entrato un nuovo imprenditore, Graziano Brenna (Presidente della Fondazione Setificio, Ndr), che mi ha sostenuto con grande forza. Non mi ha dato soldi, né risorse particolari, ma qualcosa di molto più importante: fiducia. Ed è su quella fiducia che ho costruito tutto il lavoro di questi dieci anni”.
Da quella fiducia, e da una serie di appunti scritti nel tempo, è nato il libro. “Nasce da riflessioni su come mi sarebbe piaciuto organizzare e creare un’azienda diversa, un po’ alternativa rispetto a quelle che vedevo intorno a me”, spiega Valli.
Quegli appunti sono poi diventati un testo grazie all’iniziativa di Daniele Valsecchi, che ha proposto di trasformarli in un progetto editoriale: “All’inizio Matteo non era convinto – sorride Valsecchi – ma poi l’idea ha cominciato a piacergli. Era una sfida stimolante, e da lì è cominciato tutto”.
Un libro “veloce”, ma profondo
Valli chiarisce subito gli obiettivi del progetto: “Volevamo evitare un libro autoreferenziale, uno di quei testi che raccontano la storia del papà o del nonno. Volevamo parlare di un modo diverso di gestire un’impresa. Il secondo obiettivo era che il libro fosse veloce. Oggi i messaggi devono arrivare subito: i miei collaboratori più giovani mi dicevano che un video social non deve superare i quindici secondi, altrimenti annoia. Abbiamo quindi cercato di scrivere un libro sintetico, diretto, che arrivi al cuore”.
Un testo che si legge in “un’ora, un’ora e mezza”, ma che lascia spazio alla riflessione: “Abbiamo voluto togliere, semplificare, lasciare spazio – ha spiegato Valsecchi – Sono gli spazi del pensiero, quelli che speriamo si attivino in chi legge, dopo una frase, una poesia o una fotografia”.
Fiducia e letizia: i due motori dell’impresa
Il cuore della filosofia Iltep, come spiega Valli, si regge su tre pilastri: qualità, servizio, comunicazione e due propulsori: fiducia e letizia. “La fiducia – spiega – è ciò che unisce le persone, che crea collaborazione. La letizia, che io traduco come serenità, è la condizione che permette di lavorare bene insieme. In un’azienda dove ci sono fiducia e letizia, l’efficienza cresce in modo naturale”.
Valli ricorda anche un episodio emblematico: “Ieri uno dei miei collaboratori più esperti, Gaetano, con competenze antiche e preziose, si è trovato a imparare da un giovane collega. In un’azienda senza armonia, questo avrebbe potuto generare attrito. Da noi, invece, è stato un momento di crescita reciproca. Perché non è sempre vero che l’anziano insegna al giovane: a volte è il giovane che insegna all’anziano e questo, in un contesto di fiducia e serenità, è un grande valore”.
L’azienda come comunità
“In questi dieci anni – continua Valli – la Iltep ha posto al centro l’individuo, il gruppo, la comunità“. Un concetto ispirato alla Regola di San Benedetto: “Pur essendo un testo di quindici secoli fa, contiene principi straordinariamente moderni sulla gestione di una comunità o, nel nostro caso, di un’azienda”.
I dati sulla composizione del personale parlano chiaro: “Il 50% della nostra forza lavoro ha meno di trent’anni, il 15% tra i trenta e i cinquanta, e il 35% oltre i cinquanta. Questo dimostra che i giovani ci sono. La vera domanda, però, è: ci sono aziende pronte ad accoglierli?”.
“Costruzione, relazione, comunicazione”
Daniele Valsecchi racconta invece la parte centrale del libro, costituita da una raccolta di interviste: “È una sezione speciale, un po’ diversa dal resto. Ci sono dipendenti attuali ed ex, collaboratori, fornitori, clienti, amici, stilisti. Dentro c’è davvero un mondo. Avevo preparato schemi e domande, ma le conversazioni sono fluite con naturalezza. È bastato chiedere: ‘Cosa rappresenta per te la Iltep?'”.
Da quelle interviste emergono tre parole chiave: “Costruzione, relazione e comunicazione. Costruire insieme la correttezza, la resilienza, la fiducia reciproca; costruire relazioni fondate sulla delega e sulla fiducia; costruire ponti tra generazioni”.
Una delle interviste più particolari è quella tra Graziano Brenna e Matteo Valli: “È al centro del libro, anche fisicamente. Si legge in verticale, bisogna ruotare il volume. È una piccola provocazione, ma anche un simbolo: l’incontro tra due imprenditori, due generazioni, due percorsi che, attraverso la fiducia e la condivisione, hanno costruito un mondo di relazioni”.
“Se dovessi riassumerlo con una parola – conclude Valsecchi – direi filiera: non solo tessile, ma umana. La rete di relazioni, professionalità e competenze che costituisce il cuore vivo dell’azienda”.
Un progetto corale di immagini e poesia
Il famosissimo fotografo comasco, Mattia Vacca, racconta la sua esperienza con la tintoria: “Sono arrivato in Iltep per caso, per un progetto di time-lapse. Ma sono rimasto subito colpito dalla giovane età dei dipendenti e dall’energia di Matteo. Ho lavorato con grandi marchi, ma una libertà creativa così non l’avevo mai avuta. Abbiamo potuto raccontare visivamente l’anima della tintoria, con luci audaci e grande libertà espressiva”.
Emanuele Amighetti, art director, curatore grafico e amico di lunga data di Vacca, spiega l’origine visiva del libro: “Il progetto nasce da una ricerca sui manuali aziendali degli anni Sessanta e Settanta, periodo di grande sperimentazione grafica. Ho voluto giocare sui contrasti: bianco e nero, pieno e vuoto. Il libro va anche girato: da uno sfoglio orizzontale a uno verticale, per invitare a cambiare prospettiva”.
Infine, Davide Chindamo, giovane poeta comasco, ha contribuito con le sue poesie proiettile: testi brevissimi che, come ha spiegato Valsecchi, “vogliono arrivare dritti alle persone, con pochi tratti e grande immediatezza”.
La semplicità come filo conduttore
Valsecchi sottolinea un altro valore centrale del libro: “La semplicità è la capacità di avvicinarsi anche alle cose più alte con uno sguardo autentico. Questo libro nasce da incontri veri, da discussioni, da confronti. È un progetto che ci ha dato grande divertimento e passione, e speriamo che chi lo leggerà possa percepirlo”.
“Trasformare l’io in noi”
Per concludere, Matteo Valli condivide un pensiero nato da un episodio recente: “Dopo la prima presentazione, uno dei miei ragazzi mi ha detto: ‘Ho letto il libro. In fondo, ci ho ritrovato quello che noi stiamo facendo‘. Quel ‘noi stiamo’ mi è piaciuto tantissimo: significa che questo percorso è collegiale, costruito insieme”.
Poi, con un sorriso, aggiunge: “Subito dopo, però, ha detto: ‘Sì, però abbiamo scelto un percorso difficile’. Io gli ho risposto: ‘No, questo non è difficile. È quasi impossibile. Perché trasformare l’io in noi è la cosa più difficile che ci sia’. Viviamo in un mondo dominato dall’individualismo, ‘io sono io e voi non siete niente’, diceva Alberto Sordi nel film Il marchese del Grillo, ma il nostro sforzo più grande è proprio quello di diventare un gruppo coeso”.
E conclude: “Per costruire un progetto degno di essere definito di genio servono tre cose: un metodo ben definito, una grande costanza e un’infinita pazienza. Questo è il nostro cammino”.