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Martedì, pioggia, vento, una sala stracolma: Como chiede con amore le sue monete d’oro

Per prima cosa mettetevi l’animo in pace: il tesoro del Cressoni non sta ancora per tornare a Como. Si poteva far finta di non averlo capito, ma il titolo dell’incontro (strabordante di pubblico) organizzato oggi pomeriggio in biblioteca dalla Soprintendenza in collaborazione con il Comune e la Società Archeologica Comense, “Il tesoro di Como e il suo contesto. Lavori in corso”, non lasciava spazio a dubbi.

Lavori-in-corso, tre parole che significano che, a poco più di un anno di distanza dal ritrovamento fortuito di oltre mille monete d’oro sotto il vecchio cinema di via Diaz (era settembre 2018), gli studi sono ancora in corso ma sufficientemente a buon punto da poter essere raccontati al pubblico.

Perché dopo aver regalato divertimento e sogni a generazioni di comaschi, e un attimo prima di trasformarsi in un moderno condominio, il Cressoni ha voluto fare un ultimo regalo alla città, un tesoro che va ben oltre il seppur straordinario contenitore pieno di monete luccicanti, un tassello importantissimo per ricostruire la Como romana e i sui monumenti.

A raccontarlo stasera a una platea disposta a stare anche in piedi pur di esserci, il direttore scientifico dello scavo Barbara Grassi e Grazia Facchinetti, archeologa ed esperta di numismatica, introdotte dall’assessore alla Cultura Carola Gentilini e dal presidente della Società Archeologica Comense Giancarlo Frigerio, che ha fortemente voluto questa presentazione e che ha orgogliosamente anticipato che “sul prossimo numero, il 200, della nostra rivista ospiteremo il primo articolo relativo a questa scoperta redatto da Grassi e Facchinetti”.

Alla curiosità palpabile su tempi e luoghi del ritorno in città delle monete ha risposto immediatamente l’assessore Gentilini: “L’ipotesi resta quella già espressa di collocare una selezione delle monete nello spazio della ex-chiesa delle Orfanelle al Museo Giovio – ha confermato l’assessore – Le attuali criticità dell’edificio necessitano di interventi di messa a norma che cercheremo di ultimare per poter inaugurare l’allestimento entro il 2020”.

Archiviata la pratica sui tempi e i modi, è toccato a Barbara Grassi presentare quanto ritrovato nel corso dello scavo, un vero e proprio viaggio nel tempo che ha portato alla luce la storia di questo luogo, dal teatro al sottostante edificio residenziale, poi un convento e poi sempre più indietro nel tempo fino ad arrivare a scoprire i resti di probabili edifici pubblici di età imperiale e di un vano in cui, cercando altro, si è arrivati a scoprire il tesoro, “tutti elementi che racconteremo nell’allestimento, anche multimediale, che accompagnerà le monete”.

GALLERY-SFOGLIA

1000 pezzi grandi come gli attuali 5 centesimi risalenti al IV-V secolo (le ultime monete risalgono al 472) che sono ancora sotto la lente di ingrandimento della Soprintendenza, un lavoro certosino che giustifica la lunga attesa: “Abbiamo proceduto a un microscavo del contenitore prelevando una alla volta ogni moneta, sembravano non finire più”, racconta Grazia Facchinetti.

Pulizia minuziosa, fotografie dettagliate, analisi con un microscopio appositamente prestato dal Cnr, confronti con altri ritrovamenti simili e un lunghissimo studio numismatico che, si spera, sveleranno la storia di questo tesoro.

“Se dovessi rispondere oggi a domande su cosa sia questo ripostiglio e cosa fosse il luogo in cui è stato ritrovato dovrei rispondere ‘Boh’ – spiega prudentemente Facchinetti – gli studi che dobbiamo fare sono ancora lunghi”.

Una lunga attesa che verrà ripagata non solo dalla meraviglia di poter vedere, finalmente, le monete ma anche dal racconto che si svelerà a studio concluso e che permetterà di conoscere un nuovo tassello della storia della nostra città. “La loro valorizzazione è un investimento la città che merita il massimo impegno da parte dell’amministrazione”, è l’invito di Frigerio a cui l’assessore Gentilini risponde con una promessa che nessuno mancherà di ricordarle: “Partiremo dal tesoro per valorizzare questo tesoro di città”. Impegno preso, non resta che aspettare.

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