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Menaggio-Porlezza, quando il trenino portava ghiaccio e turisti. Il nuovo libro di Claudio Pedrazzini

Un pezzo meraviglioso della storia del nostro territorio, chiuso da più di 80 anni, oggi trasformato in una frequentatissima pista ciclo-pedonale: stiamo parlando della ferrovia Menaggio-Porlezza. La linea, inaugurata l’8 ottobre 1884, era costituita da ben 13 km di binario unico e contava anche numerose fermate intermedie tra i due capolinea (come Grandola, San Pietro). Sull’argomento sono stati scritti numerosi testi come il celebre Il trenino del signor K. Storia della ferrovia Menaggio-Porlezza di Dario Campione o l’ultima monografia sul tema Il trenino Menaggio-Porlezza, edita dall’Ecomuseo della Valle Sanagra, di Claudio Pedrazzini, storico delle infrastrutture, che abbiamo intervistato per avere qualche delucidazione in più sulla ferrovia.

“Il treno aveva una funzione principalmente turistica – spiega – Anche se era utilizzato, a volte, pure dai cittadini locali. In origine, doveva fare parte di un complesso ferroviario che avrebbe dovuto collegare i tre laghi, quello di Como, quello Maggiore e quello di Lugano. Solo che, per alcuni problemi tecnici ed economici, non si è potuto collegare la Svizzera con Porlezza e così tutto saltò”.

Ma il progetto non franò completamente: “L’obiettivo dei finanziatori dell’epoca, principalmente le banche, era quello di costruire comunque una ferrovia di respiro internazionale – sottolinea – Così, nonostante la linea si interrompesse a Porlezza, il progetto iniziò a coinvolgere la Navigazione del lago attraverso i battelli, per permettere di creare una nuova via turistica”. Ma non è tutto, infatti in alcune occasioni il trenino poteva svolgere altre funzioni: “A volte venivano trasportati dei blocchi di ghiaccio, estratti dal Lago di Piano in inverno e a inizio primavera – racconta – Una volta raggiunta Menaggio, venivano portati nei grandi hotel della Tremezzina, poiché in quegli anni non esistevano i frigoriferi”.

Purtroppo però, con lo scoppio della Prima della Guerra Mondiale, arrivarono i problemi: “Quella fu la prima vera e propria legnata per la ferrovia – dice – Con la fine della Belle Époque, i turisti calarono e i ricchi iniziarono a spendere sempre meno. Dopo il 1918 i conti peggiorarono di anno in anno, inoltre la diffusione degli autobus non aiutò di certo. Il 1° novembre del 1939 la linea chiuse definitivamente. Nei decenni successivi ci furono alcuni tentativi per riaprirla, ma furono purtroppo tutti vani”.

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Insomma, una storia affascinante, dal gusto di altri tempi, ma c’è chi, ancora oggi, cerca di preservare la memoria e soprattutto l’atmosfera che si poteva respirare in quei vagoni, che fecero innamorare anche l’immortale scrittore boemo Franz Kafka. “Circa un anno fa abbiamo costruito una sala sul tema, attraverso la ditta E Lab, con un progetto finanziato di Regione Lombardia e sostenuto dall’associazione “Storia, Natura e Vita” – spiega Attilio Selva, conservatore dell’Ecomuseo della Valle Senagra – All’ingresso diamo un biglietto ferroviario, che va obliterato nelle varie postazioni, rappresentanti tutte le stazioni. Nella sala, oltre ai vari documenti, è stato riprodotto un vagone, con tanto di sedili e finestrino, in cui scorrono immagini del panorama della zona. Poi grazie ad alcuni pulsanti, si può far partire una voce che racconta aneddoti: come quella volta che i conducenti del treno, forse un po’ alticci (come emerge dai racconti dell’epoca), fecero uscire involontariamente le carrozze dai binari sfondando la vetrina di un negozio d’antiquariato”.

Ma non è tutto, infatti, dopo la sua definitiva chiusura e conseguente smantellamento negli anni ’60, nel 2005 è stata realizzata dalla Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio una pista ciclo-pedonale, proprio sul tracciato dell’ex ferrovia: “È diventata ormai un importante polo di attrazione turistica – spiega Michele Spaggiari, sindaco di Menaggio – Oltre che a collegare i due laghi, permette di visitare molti borghi e assistere a paesaggi mozzafiato. Andrebbe valorizzata ulteriormente, a mio avviso, con più segnaletica e collegando i tratti ora non uniti”. Ed è tutto qua, una storia meravigliosa del nostro territorio di un passato che non esiste più.

Ecco una gallery con numerose foto d’epoca:

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