FOTO DI CARLO POZZONI
Anteprima, oggi, per l’edizione estiva di Miniartextil 32, ormai pronta a partire. Lo spunto per il titolo della mostra – Denudare feminas vestis (Denudare le donne vestendole) – deriva dalle parole di Plinio il Vecchio estrapolate dalla sua monumentale opera Naturalis Historia, indicate e approfondite dal poeta e scrittore Vincenzo Guarracino. L’edizione 2023 dell’unica mostra al mondo che promuove la ricerca nella fiber art (arte tessile) contemporanea aprirà ufficialmente i battenti a Como, all’ex Chiesa di San Pietro in Atrio, dal 6 agosto al 3 settembre, e rientrerà appieno nel programma delle Celebrazioni del Bimillenario della nascita di Plinio, pilastro comasco della cultura classica. Come da tradizione, accanto ai minitessili (54 opere) realizzati da artisti provenienti da tutto il mondo, ci saranno diverse opere di grandi dimensioni realizzate da artisti internazionali sia emergenti che affermati (Brankica Zilovic, Kato Kimiyasu, Medhat Shafik, Antonella De Nisco, Alessandro Lupi, Yari Miele, Donatella Simonetti, Anne von Freyburg).
L’ospite clou di Miniartextil sara l’artista zimbabwese Moffat Takadiwa, che, per la prima volta in Italia, esporrà due opere. Le sue creazioni saranno successivamente alla 60esima Biennale di Venezia, nel Padiglione dello Zimbabwe. Appartenente alla generazione di artisti dello Zimbabwe post-indipendenza, Takadiwa ha esposto in tutto il mondo. Le sue opere sono arazzi contemporanei creati con minuscoli pezzi di plastica, soprattutto tasti di computer, trovati tra i rifiuti ad Harare, in una delle più grandi discariche del paese. Le sue opere, che riprendono i pattern tradizionali dei tessuti dello Zimbabwe, aprono un dialogo con temi quali l’identità culturale, l’indipendenza, la questione ambientale.
IL TEMA
Miniartextil ’32 proporrà una riflessione materica, emozionale sulla seta – eccellenza del distretto tessile comasco testimoniata anche da Plinio il Vecchio – e sulle possibili interpretazioni dell’universo femminile. Nel corso delle sue sterminate indagini naturalistiche, Plinio si dedicò anche allo studio della seta, arrivando a confutare la credenza secondo cui il filato era prodotto e raccolto direttamente da alberi fiabeschi, coperti da soffici foglie e da lunghi filamenti, coltivati dal ricco popolo dei Seres (da cui l’origine del termine “serico”) agli estremi orientali del mondo allora conosciuto.
Nel libro XI della Naturalis Historia, dedicato agli insetti, Plinio scrisse infatti: «Da un verme alquanto grande deriva dapprima un bruco che spinge fuori due corna tipiche del suo genere, poi viene ciò che è detto baco, da esso la crisalide, donde dopo sei mesi nasce il baco vero e proprio. Al modo dei ragni si tesse la tela per lussuose vesti femminili, che sono dette bombicine». Infine, “L’arte di dipanare i bozzoli per tesserli fu escogitata da una donna dell’isola di Cos, Panfile, figlia di Platea, che non va defraudata della gloria di aver escogitato il modo di denudar le donne vestendole” (Plinio, N.H., XI, 26). La frase ossimorica “Denudare feminas vestis” si lega alla considerazione di quanto, già nel primo secolo dopo Cristo, i preziosi abiti in seta che avvolgevano il corpo femminile ne evidenziassero ancora di più le forme, rendendole nude allo sguardo. Come si legge ancora nella Naturalis Historia, «l’uomo è l’unico fra tutti gli esseri viventi a procurarsi all’esterno i suoi vestiti (…). (La Natura) soltanto l’uomo getta nudo sulla nuda terra il giorno della sua nascita». Il vestirsi è dunque una caratteristica propria del genere umano. Al di là della valenza biblica legata al mito di Adamo ed Eva, l’abbigliamento nasce come bisogno di protezione e di ornamento. Nei secoli l’arte e la moda hanno negoziato e declinato il concetto di coprire e di svelare il corpo femminile nelle sue molteplici valenze estetiche, etiche, culturali e politiche.
CURATELA E OPERE
La curatela della mostra è affidata alla critica d’arte e regista Clarita Di Giovanni che vive a Roma ed è docente alla Scuola di Arte Cinematografica G.M. Volontè dal 2011. Sarà affiancata dalla presenza di Sergio Gaddi, noto critico e curatore d’arte comasco, di fama nazionale con una grande capacità professionale e organizzativa. Gaddi è anche il responsabile della commissione di selezione delle opere di piccolo formato.
Come ogni anno Miniartextil ‘32 sarà una mostra che si articola in due proposte parallele: da una parte le 54 opere di piccole dimensioni (minitessili, cm.20x20x20) che saranno esposte presso la Ex Chiesa di San Pietro in Atrio, dall’altra le grandi installazioni che saranno presenti nel medesimo luogo. Il dialogo che nascerà tra le piccole e le grandi opere e l’architettura antica di San Pietro in Atrio creerà una simbiosi unica e coinvolgente. Qui, in uno spazio dedicato, si terranno anche laboratori didattici per avvicinare il pubblico dei più piccoli all’Arte sotto forma di gioco.
Gli artisti emergenti e i nuovi talenti che parteciperanno alla mostra realizzando grandi installazioni:
l’artista serba Brankica Zilovic (Aphrodite, 2023), l’architetto giapponese Kato Kimiyasu (Kinu, 2023), l’italo-egiziano Medhat Shafik (Origini del mondo_ da le città invisibili, 2007) , gli italiani Antonella De Nisco (Bacobosco, 2023), Yari Miele (Ninfa, 2023), Donatella Simonetti (Fluctus, 2023) e Alessandro Lupi (B.N., 2010), Anne von Freyburg (Who’s Bad’ -After Fragonard, 2022) artista olandese che vive a Londra.
L’ospite clou di Miniartextil sara l’artista zimbabwese Moffat Takadiwa, che esporrà per la prima volta in Italia due opere: ‘The red line’,2022 e ‘Black circle’, 2023 . Le sue opere saranno anche alla 60ma Biennale di Venezia, nel Padiglione dello Zimbabwe.
Appartenente alla generazione di artisti dello Zimbabwe post-indipendenza, Takadiwa ha esposto presso le principali istituzioni dello Zimbabwe e a livello internazionale.
Takadiwa è stato anche uno dei fondatori del Mbare Art Space di Harare, dove svolge un ruolo di mentore della crescente comunità di artisti.
Le sue opere sono arazzi contemporanei creati con rifiuti di plastica che riprendono i pattern tradizionali dei tessuti dello Zimbabwe, componendo, attraverso materiali plastici di scarto come i tasti dei computer e miriadi di piccoli pezzi trovati tra i rifiuti ad Harare, in una delle più grandi discariche del paese, opere che aprono un dialogo con temi quali l’identità culturale, l’indipendenza, la questione ambientale.
I MINITESSILI
I 54 minitessili provenienti da tutto il mondo e selezionati attraverso l’annuale Call for Artists, promossa per la raccolta delle candidature di artisti internazionali, sono stati scelti – su oltre 250 opere ricevute – dalla giuria coordinata da Mimmo Totaro, – artista, presidente di Arte&Arte e fondatore di Miniartextil insieme a Nazzarena Bortolaso, e composta da Kimiyasu Kato, architetto fotografo e artista, da 30 anni in Italia; Giuseppe Menta, disegnatore, studioso di tecniche del colore, creatore di tessuti, imprenditore; Sergio Gaddi, critico e curatore di mostre d’arte e responsabile della Commissione di valutazione delle opere.
Qui nomi degli artisti, i titoli delle opere e le tecniche usate.
Plinio il Vecchio
Attraverso Plinio, generazioni di letterati, scienziati e artisti hanno sognato, immaginato, conosciuto il loro mondo e contribuito a formare l’epoca attuale. Per loro, l’accento è sempre posto sull’unità della cultura quale la concepiva Plinio che fu «scienziato e umanista completo in un tempo in cui non esisteva ancora frattura tra Scienza e Lettere» (Luigi Alfonsi).
La Naturalis Historia non solo è la più antica “enciclopedia” giunta fino a noi, ma è anche una delle più significative opere dell’Antichità e la sua lettura è stata e continua a essere utilissima non solo come studio del passato, ma anche come strumento di indagine e generatore di domande per il presente. In effetti, sebbene Plinio non indaghi tanto le cause dei fenomeni, preoccupandosi soprattutto di raccogliere quanti più dati e informazioni su un determinato argomento, uno dei più rilevanti lasciti della Naturalis Historia è l’esortazione ad abitare il dubbio, non smettendo mai di sondare l’ignoto.
I FONDATORI
Miniartextil è stata fondata nel 1991 da Nazzarena Bortolaso e Mimmo Totaro con l’idea di portare a Como, città culla della tradizione tessile, una mostra dedicata alla fiber art.
Nel 1994 è stata costituita l’Associazione culturale ARTE&ARTE che ancora oggi promuove la rassegna e continua la ricerca per selezionare la migliore produzione di fiber art a livello mondiale.
Nel corso degli ultimi trenta anni, Miniartextil ha toccato luoghi e città in tutta Europa, a partire da Como che oggi è la principale sede espositiva – si ricordano gli allestimenti al Chiostrino di Santa Eufemia, a Villa Olmo, alla ex Ticosa, alle ex chiese di San Francesco e di San Pietro in Atrio, al Palazzo del Broletto, alla Pinacoteca Civica, al Museo Giovio, al Padiglione ex Grossisti del Mercato Coperto, al Museo della Seta di Como, oltre a piazze e luoghi pubblici.
Interessante la tournée internazionale della mostra, negli anni: Montrouge – Parigi, Mulhouse, Kaunas, Caudry, Lille, Gif-Sur-Yvette, Busto Arsizio, alcune delle città che hanno ospitato le opere della rassegna. Miniartextil è stata ospitata più volte anche a Venezia al Museo del Tessuto presso Palazzo Mocenigo.
LE INFO
Miniartextil ’32 Denudare feminas vestis
Sede: San Pietro in Atrio Via Odescalchi Como
A cura di: Clarita Di Giovanni e Sergio Gaddi
Periodo: 6 agosto – 3 settembre 2023
Organizzata da: Arte&Arte Miniartextil
Ingresso: ingresso 7 euro
Orario: 11- 19, tutti i giorni
Inaugurazione: 5 agosto ore 17
Informazioni per il pubblico: www.miniartextil.it